Per gli anziani non autosufficienti e fragili la Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) non può e non deve essere l’unica risposta. Né quella definitiva e irreversibile. Le risposte devono essere molteplici, e modulate sulle effettive necessità: soluzioni di bassa soglia, per i casi meno gravi, risposte intermedie tra ospedale e Rsa, assistenza domiciliare, ricovero in Rsa, non definitivo, ma con una rivalutazione periodica. La giunta regionale ha approvato il progetto di revisione della gestione del percorso anziani, messo a punto dalla Società della Salute di Firenze e dalla Asl 10, che prevede una serie di azioni di breve e medio periodo, da realizzarsi comunque entro un anno, per dare soluzione all’attuale situazione di criticità dell’area fiorentina. “Il progetto – chiarisce l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – verrà condotto dalla SdS di Firenze, in collaborazione con la Asl 10 e il Comune di Firenze.
Nel corso degli anni, il sistema dell’offerta per gli anziani a Firenze si è radicato in particolare nella risposta Rsa, che in effetti in alcuni casi è l’unica attuabile. Ma è necessario lavorare sull’appropriatezza, definendo un ventaglio di offerte, che devono essere considerate come un continuum di presa in carico. La Rsa non deve essere vista come destinazione finale, ma è necessaria una flessibilità di soluzioni a maggiore o minore impegno, in proporzione alla variazione del bisogno dell’anziano in quel momento.
L’obiettivo è quello di dare risposte personalizzate, individuando la soluzione migliore per ciascun caso, e sollevando le famiglie da carichi e impegni spesso molto pesanti”. Attualmente a Firenze sono 360 le persone in lista di attesa per il ricovero in Rsa, e 1.300 per i contributi per assistenti domiciliari e assegni di cura. Il progetto messo a punto da SdS di Firenze e Asl 10, e approvato dalla giunta, prevede una riorganizzazione del sistema e una ridefinizione del mix dell’offerta.
All’Unità di Valutazione Multidisciplinare (UVM) il compito di valutare, e rivalutare periodicamente, i singoli casi, individuando di volta in volta la soluzione più appropriata: contributo badante, assistenza domiciliare, centri diurni, ricoveri temporanei di sollievo in Rsa, ricoveri intermedi, ricovero in Rsa. L’obiettivo è l’azzeramento delle liste di attesa. Firenze è la città più “vecchia” in Toscana. Al primo gennaio 2010 la popolazione fiorentina era composta dal 25,7% di ultra65enni, rispetto alla media regionale del 23,2%.
L’indice di vecchiaia, ovvero il rapporto tra le persone anziane e i giovani fino a 14 anni è pari al 218,3%, contro il 184,1% della Toscana e il 144% nazionale. Ancora più critico il livello di dipendenza, cioè il rapporto tra le persone inattive (sotto i 14 e sopra i 65 anni) e coloro che le dovrebbero sostenere economicamente (le persone tra 15 e 64 anni), che a Firenze ha raggiunto quasi il 60%, rispetto al 56% della Toscana e il 52% dell’Italia. Aumenta la proporzione degli ultr80enni, che con più probabilità hanno bisogno di aiuto, sia da un punto di vista sanitario che sociale.
A Firenze, ogni 100 residenti ci sono quasi 9 anziani con 80 anni o più (in Italia sono il 6%). Gli anziani soli a Firenze sono 30.760 (un anziano su 3 vive da solo). Gli anziani soli con più di 75 anni sono 20.603, quelli con più di 80 sono 14.655. Ovviamente, l’invecchiamento della popolazione comporta un aumento della rilevanza delle patologie croniche. «Nel momento in cui, per motivi economici, le Rsa di Firenze hanno i letti vuoti e fuori ci sono 360 persone in lista di attesa, l’assessore Scaramuccia scopre l’acqua calda.
La soluzione è quella di non ricoverare gli anziani nelle Rsa, ma di lasciarli alle famiglie con dei contributi a supporto o di ricoverarli a part time». Commenta così Gian Luca Lazzeri il nuovo piano dell’assessore al Diritto alla Salute, Daniela Scaramuccia, per il percorso di assistenza degli anziani non autosufficienti. «Secondo i miei dati – ammette il membro della commissione Sanità –, dal primo gennaio 2011 per meri motivi economici sono veramente pochi gli anziani avviati nelle Rsa.
Servono, quindi, degli interventi temporanei di sollievo. Ma su questi interventi economici ci sono dei nodi da sciogliere che l’assessore Scaramuccia non affronta, ma che sono ben conosciuti da chi oggi fa la richiesta del cosiddetto “contributo-badanti”: non si può fare troppo affidamento ai contributi sia per i ritardi di erogazione, sia, specialmente, per l’importo che varia di anno in anno. Le famiglie hanno bisogno di certezze, ma soprattutto hanno il diritto di avere un contributo sganciato dalla figura della badante in quanto, in un momento di grave crisi economica, le stesse famiglie possono avere al loro interno delle risorse fisiche da destinare all’assistenza dei propri cari.
Quindi – spiega Lazzeri –, il contributo deve diventare un contributo alla famiglia in cui uno dei componenti decide di non andare a cercare lavoro esterno per rimanere a casa a curare i propri parenti anziani non autosufficienti». Per il consigliere regionale originario di Firenze, «l’assessore si dimentica che tutto il progetto alternativo alla Rsa non può prescindere dalla rivisitazione del ruolo del medico di medicina generale che, se deve affrontare a livello domiciliare la cura di anziani cronici, non può essere affogato da una quantità esorbitante di attività burocratiche alle quali è oggi costretto a causa di una bovina burocrazia sanitaria regionale.
Si parla tanto di rivalutare la medicina del territorio, ma abbiamo fatto dei medici di famiglia dei piccoli geni. Emblematico è il fatto che un paziente, se si trova in una struttura pubblica per una visita specialistica e poi deve avere delle prescrizioni mediche, deve tornare dal medico di famiglia per farsi fare le prescrizioni. Questa è una sorta di gioco dell’oca con enormi sperperi di energie. Ce la possiamo fare – conclude Lazzeri – ad affrontare l’attuale situazione che è difficilissima, ma se non c’è il buon senso allora tutto è impossibile».