Sarebbe di una donna adulta lo scheletro trovato in una tomba aperta nell'ex convento di Sant'Orsola dove si cercano i resti di Lisa Gherardini. Lo ritiene l'antropologo dell'università di Bologna Giorgio Gruppioni dopo un primo esame dei resti venuti alla luce. Prosegue il lavoro degli archeologi con il supporto della Soprintendenza. Al lavoro anche le antropologhe che estraggono i resti dalla terra umida che ha conservato le ossa in discreto stato "Ma c'è il rischio di frantumazione - spiega Silvano Vinceti che guida la spedizione fiorentina - per questo stiamo procedendo con molta cura.
Non è escluso che si possa rimettere mano alle ruspe per aprire l'intero stanzone che potrebbe offrire altre sorprese". Sempre Vinceti: "Siamo a buon punto ed abbiamo altre tombe intatte da aprire. Ci aspettavamo di trovare l'ossario, meno le tombe a raso che hanno già regalato uno scheletro integro con il teschio rivolto verso sud. Molto importanti per noi sono i teschi, visto che tramite la ricostruzione della testa vogliamo arrivare a scoprire i resti di Lisa gherardini del Giocondo". Proprio sulla prima tomba si incentra adesso l'opera degli archeologi che con minuziosa perizia scavano attorno al teschio rinvenuto. Sotto le mani esperte dell’archeologa della Soprintendenza della Toscana, Valeria D’Aquino, al servizio della Provincia di Firenze è emerso un teschio e “si presume che la tomba sia completa, cioè contenga tutto lo scheletro ed entro oggi lo porteremo fuori.
Finché non sarà portato alla luce l’osso del bacino non si sapremo se si tratta del corpo di un uomo o di una donna”. “Dalla lunghezza della tomba – dice Silvano Vinceti responsabile del progetto del Comitato Nazionale per la valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali - si presume che si tratti di una donna e non di un uomo. Tuttavia, per capire se veramente sono i resti mortali di Lisa Gherardini bisognerà aspettare gli esami di laboratorio che potranno dunque fornire la parola definitiva”. Chiediamo a Giovanni Roncaglia della Soprintendenza Archeologica della Toscana se vi siano particolari curiosi: "Il vano rinvenuto al centro della stanza - spiega - sembra non rientrare nel contesto delle cripte, nulla ha a che fare con le sepolture.
Vi sono delle scalette che conducono ad una stanza probabilmente decretata a luogo di penitenza, dove le monache pregavano in silenzio. Un po' come nelle cellette dei monasteri del nostro territorio vi sono tutto intorno delle panchine per sedersi". I resti ossei saranno inviati al Dipartimento della Conservazione dei beni culturali e ambientali dell’Università di Bologna, con sede a Ravenna, con il coordinamento del Professor Giorgio Gruppioni, che ha già seguito studi sul Caravaggio. L'ex convento visto da fuori resta il rudere abbandonato che per anni ha fatto storcere il naso ai passanti e soprattutto ai residenti che lo hanno percepito come luogo ricettacolo di sporcizia e degrado, ma all'interno emerge sempre più una Firenze osannata eppure dimenticata che emerge dalla terra del passato. La struttura che negli anni si è prestata a svariati stravolgimenti architettonici, è infatti lo stesso professor Vinceti ad intercalare i momenti di emozione scientifica con sentiti e più popolari "Vorremmo tanto capire come è stato possibile sventrare questo posto in questo modo nel corso degli anni".
La Provincia prosegue nell'opera di riqualificazione ed attraverso pesanti inferriate si intravedono altri chiostri, scale, corridoi che descrivono l'immenso perimetro dell'area. Resta da capire cosa ne sarà del vano che avrebbe dovuto ospitare l'Auditorium da 150 posti e che ogni giorno di più si impone come simbolo di una storia da non dimenticare. Antonio Lenoci Immagini da Sant'Orsola: