Il 2010 è stato un anno da record per Publiacqua. Dodici mesi di grandissimo lavoro che hanno visto l’azienda investire nel Servizio Idrico Integrato come nessuno in Italia. Ben 51 milioni di euro in opere che hanno migliorato il sistema acquedottistico, fognario e della depurazione in 49 comuni delle province di Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo interessando quasi 1.3 milioni di cittadini. Milioni di euro di opere e interventi che comprendono anche l’incredibile numero di 87.000 interventi di manutenzione, riparazioni, allacciamenti e sostituzioni effettuate: 238 al giorno.
Centinaia di cantieri che hanno garantito occupazione a circa 5 mila lavoratori dell’indotto, oltre ai 666 dipendenti dell’azienda. Tra questi, quello importantissimo dell’emissario in riva sinistra d’Arno (7,4 Km di tubazione di due metri di diametro) che, entro il 2015, intercetterà gli scarichi fognari presenti in un’area in cui vivono circa 140.000 abitanti e che attualmente finiscono ancora nel fiume rendendo la nostra la prima area metropolitana depurata al 100%. Tutto questo con la bolletta che per una famiglia media con consumi di 117 metri cubi l’anno non supera i 240 euro più iva, 30 euro in meno rispetto alla spesa media per acquisto di minerali in bottiglia.
A presentare ieri il Bilancio 2010 alla stampa il Presidente e l’Amministratore Delegato di Publiacqua, Erasmo D’Angelis ed Alberto Irace. “Abbiamo chiuso un anno record, senza emergenze idriche e con moltissimi cantieri sempre aperti. Abbiamo investito nel nostro territorio come nessun’altra azienda pubblica o privata in un servizio essenziale. Non ci siamo mai fermati in un lavoro che non viene percepito anche perché spesso è invisibile, sottoterra, dove corrono 12.000 km di tubi di acqua e fognature, un terzo dei quali sarebbero da rottamare.
Nel 2010 è continuata la modernizzazione dei nostri 241 impianti, dall’Anconella al depuratore di San Colombano che fra tre anni riceverà finalmente anche gli scarichi di 140.000 fiorentini e di Bagno a Ripoli che oggi finiscono in Arno, grazie ai lavori in corso per l’emissario in riva sinistra. Abbiamo ridotto le perdite in rete, i consumi energetici, i costi di gestione. La nostra acqua pubblica inizia finalmente ad essere percepita per come merita e cioè come acqua di eccellente qualità.
L’aumento del consumo dal rubinetto è costante e sono stati quasi 11 i milioni di litri erogati dai 18 fontanelli che la forniscono gratuitamente anche frizzante”, spiega il presidente di Publiacqua, Erasmo D’Angelis. “Anche con questo bilancio – ha detto invece l’amministratore delegato Alberto Irace – Publiacqua emerge con performance di realizzazioni che la collocano ai vertici delle aziende idriche nazionali ed europee. Stiamo lavorando per modernizzare un servizio ed un settore, come quello idrico, che in Italia è in gran parte in ritardo rispetto alle migliori realtà europee.
Siamo fortemente impegnati a portare nell’impresa innovazioni tecnologiche e di processo per ridurre sempre di più i costi e per fare un’industria al passo con i tempi per le generazioni future. Territori come quelli serviti da noi non possono restare indietro perché anche dalla qualità del nostro servizio dipendono la qualità dei territori stessi e della vita dei cittadini. Questo nostro lavoro e questi nostri risultati sono stati resi possibili dall’impegno del nostro management e di tutti i nostri dipendenti.
Sappiamo bene che c’è ancora moltissimo da fare e per questo noi siamo impegnati, soprattutto sul versante della depurazione“. Un terzo degli utili, circa 14,7 milioni, come deciso dai Soci ritornerà agli investimenti, con una quota destinata alla cooperazione internazionale ed ai progetti di Water Right Fondation. Il 90% del resto degli utili ritornerà ai cittadini spalmati in 50 bilanci comunali, compreso quello del comune di Roma che detiene il controllo di Acea. Risorse preziose per la copertura finanziaria di ulteriori interventi idrici sul nostro territorio, per il welfare, per l’erogazione di servizi essenziali ai cittadini, come asili nido o assistenza alle fasce più deboli, in un momento di oggettiva difficoltà della finanza pubblica locale.