Firenze– La Costituzione repubblicana rimane l’architrave del rapporto tra democrazia e legalità in Italia, è garanzia di una “legalità democratica”, e per questo va applicata, difesa, anche aggiornata, ma non può essere modificata nei principi supremi e nei suoi nuclei vitali. Questo, in sintesi, il convincimento espresso da Enzo Cheli, presidente del Gabinetto Vieusseux, già giudice della Corte costituzionale e presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella lezione tenuta questa mattina a palazzo Bastogi.
La Costituzione italiana, che si regge sul “patto sociale tra governanti e governati”, è guardata come modello da tante parti del mondo, è buona per il tempo presente e ancora per il futuro, “perché ha dimostrato di saper reggere alla prova del tempo e di aver ben compreso, in uno dei momenti più alti dei 150 anni di unità italiana, che un paese da sempre diviso come il nostro può stare insieme solo se si impiantano forti poteri di garanzia universalmente riconosciuti”. Se il rapporto tra democrazia e legalità “in questi 65 anni, bisogna riconoscere, ha funzionato bene”, sostiene Enzo Cheli, si deve in gran parte alla nostra Carta costituzionale, “che ha saputo delineare con precisione l’equilibrio tra poteri di garanzia e poteri di indirizzo politico, tra democrazia e legalità”.
E gli organi di controllo costituzionale, dal presidente della Repubblica alla Corte costituzionale, “hanno sempre funzionato bene e sono ampiamente riconosciuti dai cittadini”, mentre gli organi di indirizzo politico, il Parlamento e il Governo, “sono stati sempre condizionati nel loro funzionamento da una forte frammentazione”. Una frammentazione di posizioni politiche, ha spiegato ancora Cheli, “che non è stata superata neppure dopo la riforma elettorale degli anni Novanta e il tentativo più o meno riuscito di instaurare un sistema bipolare”. Per tutte queste ragioni, secondo il professor Cheli, “l’Italia è matura per una riforma del sistema bicamerale, che tenga conto dell’accresciuto rilievo delle Regioni”, ma non è pronta, al contrario, “per una profonda riforma della giustizia.
L’opinione pubblica sarà chiamata a scelte importanti su questi temi e dovrà prestare grande attenzione, affinché non vengano alterati certi equilibri fondamentali. La Costituzione repubblicana può anche essere aggiornata ‒ ha concluso Cheli ‒, l’importante è non intaccarne i nuclei vitali, che consistono essenzialmente nel rapporto tra democrazia e legalità”. L’incontro di oggi rientra nel ciclo di lezioni a due voci (l’altro relatore di questo appuntamnto, il magistrato Piero Luigi Vigna, non ha potuto partecipare per ragioni personali) promosso dal Consiglio regionale della Toscana in occasione delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia e curato da Pier Luigi Ballini e Elisabetta Vezzosi.
L’ultimo appuntamento del primo ciclo (il secondo si terrà in autunno) è in programma domenica 8 maggio, quando, sempre nel salone delle Feste di Palazzo Bastogi, Fulvio Cammarano (Università di Bologna) e Franca Alacevich (Università di Firenze) tratteranno il tema “Stato e partecipazione”. (s.bar)