Dopo la contemporanea visione di Uno, Nessuno e Centomila della compagnia Krypton è il talento partenopeo di Tato Russo a misurarsi con un romanzo e non con un'opera teatrale di Luigi Pirandello. Il fu Mattia Pascal conta numerosi adattamenti: per il cinema l'ultimo in ordine di tempo è Le due vite di Mattia Pascal del 1985 con Marcello Mastroianni diretto da Mario Monicelli. Per il teatro, del 1974 è l'adattamento di Tullio Kezich con la regia di Squarzina per Giorgio Albertazzi ed Elisabetta Pozzi al debutto, ripreso poi da Maurizio Scaparro per Pino Micol, e interpretato negli anni anche da Flavio Bucci e Giuseppe Pambieri.
Ma la fama del romanzo è persino arrivata nel 1992 a coinvolgere il famoso indagatore dell'incubo Dylan Dog: nel numero 67 dell'omonimo fumetto, il protagonista è proprio L'uomo che visse due volte, ovvero Matthew Pascal e la sua metà oscura Adrian Mehis. Tato Russo in questa nuova edizione per la scena, tralascia la tecnica della narrazione propria del romanzo e trasferisce ad una dimensione teatrale il racconto. Insomma liberandosi dalla pesantezza d’una proposta troppo vincolata alla struttura letteraria, Tato Russo fa propria la materia del testo per riscriverla in commedia nello stesso linguaggio drammaturgico che sarebbe stato di Pirandello nello sforzo palese e riuscito di una costruzione per il teatro, alla maniera insomma che immaginariamente avrebbe operato lo stesso autore del romanzo nel momento in cui avesse scelto di trasferirla in commedia. Il romanzo sembra così recuperato e acquisito al repertorio delle commedie di Pirandello in modo definitivo.
Come già in altri suoi spettacoli, Tato Russo è interprete del doppio ruolo di Mattia Pascal e di Adriano Meis, ma anche gli altri personaggi che concorrono alla sua vicenda, si rincorrono nella storia in identità e personaggi diversi, quasi a scegliere di non chiarire affatto, nello spettro delle rassomiglianze, la distinzione tra i vari aspetti della realtà. Mattia e i coinquilini della storia muoiono tutti per rincontrarsi identici nella storia di Adriano Meis e rivivere poi in quella nuova di Pascal. Tato Russo ripercorre la strada compiuta dal romanzo alla commedia, e i motivi della scelta drammaturgica: “Ho ridotto per la scena molti romanzi.
Più d’ogni altro Il Mattia Pascal mi ha imposto un ritmo forsennato di rifacimenti e rielaborazioni. Un Pirandello troppo giovane, che in sé covava il germe di tutto quello che sarebbe stato, non era facile da ridurre a un tutt’uno omogeneo. Nel romanzo si rincorrono e si agitano infatti tutti i temi che saranno svolti con coerenza acquisita negli anni successivi e che formeranno poi la poetica costante del teatro pirandelliano: si sommano infatti le esperienze giovanili legate al mondo siciliano con le indagini piccolo-borghesi dei vari giuochi delle parti, per sovrapporsi poi alle tematiche del mito e alle intuizioni parafilosofiche dell’età di mezzo, tutto però con approssimazione e quasi come in una sorta di work in progress, di Pirandello in fieri.
L’idea registica tuttavia ha concorso a tracciare la strada, ha favorito il percorso drammaturgico e ha dato unità di stile e di intenti alla messinscena. Ho immaginato un gran luogo dei ricordi, uno spazio vuoto di memoria, una perenne evocazione di fantasmi, un sorgere di anime vaganti che man mano prendevano i colori dei personaggi e degli interpreti. Per sottrazione brandelli di memoria sono stati portati via come frammenti di esistenza lontana. E con mia sorpresa sono rimasto incantato da come la stessa impostazione scelta per il racconto drammatico svolgesse dall’interno delle sue ragioni la sua strada naturale. Se la regia è e deve essere un progetto organizzativo di parole pensieri e opere, di uomini e tecniche di comunicazione, mi è parso questa volta che uno spirito guida aleggiasse sulle soluzioni e sulle suggestioni volta per volta ricreate: i fantasmi del racconto si sono incontrati certamente con i fantasmi del teatro e gli attori hanno incominciato a viaggiare con grande naturalezza tra personaggi e maschere.
Non mi resta da spiegare altro. Spero che l’intuizione che è alla base della regia e della riscrittura sia colta come un dato non mistificatorio, ma perfettamente aderente alla realtà del racconto. “ Orario spettacoli: dal martedì al sabato: ore 20.45 domenica: ore 15.45 Prezzi biglietti interi: Platea: € 30, Posto Palco: € 22, Galleria: € 15