"La festività introdotta per i 150 anni della Unità d'Italia si rivela un pasticcio degno della peggior tradizione, per l'appunto, italiana. L'unica cosa certa è che la festa la pagheranno i lavoratori dipendenti, che vedranno sparire una delle altre festività previste dal calendario e dal contratto, in particolare il 4 novembre, perché l'introduzione di questa festa non deve costare un solo euro allo stato. La prima cosa che stona è che, nonostante la retorica, deve contare veramente poco questo 17 marzo per il governo, se neanche ogni 150 anni può regalare un giorno festivo! Si dirà della crisi, delle difficoltà, ma certo questa festa in minore decisa da un governo sotto ricatto leghista, fa a pugni, per fare solo l'esempio più recente, con la decisione di non accorpare le amministrative con i referendum, buttando dalla finestra 300 milioni per provare a farli fallire". "Ma due pesi e due misure anche a livello locale: per decidere sull'apertura dei negozi in centro si considera il 17 marzo come una domenica qualsiasi, per la copertura invece diventa una festività straordinaria che ne deve annullare un'altra". "Insomma - ha cncluso la capogruppo - i pesi e le misure sono sempre diversi, ma l'unica certezza è che sono sempre i lavoratori a pagarli.
E anche i dipendenti comunali chiamati a prestare servizio il 17 si vedranno sottratta una festività soppressa".