Firenze - A metà 2010 le imprese femminili registrate in provincia di Firenze mostrano di aver tenuto le proprie posizioni, nonostante le turbolenze economiche, attestandosi a quota 23.643 (21,8% sul totale delle sedi registrate fiorentine, rispetto al 21,4% del 2007). Il loro contributo si conferma, però, ancora una volta minore rispetto a quanto si osserva in altri territori come Toscana (23,6%), Centro-Italia (23,8%) e Italia (23,3%). Le ditte individuali sono nettamente prevalenti (12.292, 52,3%); seguono società di persone (29,2%) e di capitale (16,9%).
Rispetto al totale delle imprese fiorentine è ancora molto ampia la forbice tra le due forme societarie, forse per una certa difficoltà da parte delle imprese femminili a spostarsi verso forme più articolate e strutturate di fare impresa. Le società di capitale al femminile risultano più frequenti nei servizi (21,6%) e nell’industria ed edilizia (19%). Viceversa, le imprese individuali coprono oltre il 90% delle attività agricole, ma sono meno diffuse nei servizi. Le società di persone, poi, tendono a riscuotere un maggior gradimento (32,6%) tra le imprese del commercio e dei pubblici esercizi (servizi di alloggio e ristorazione). A livello nazionale le imprese femminili attive rappresentano il 24,1% delle imprese attive e la loro diffusione appare molto più marcata nelle province medio-piccole del Centro Sud (36,1%), mentre solo il 17,9% trova sede nelle regioni del Nord-Est.
La provincia fiorentina è al 79° posto in generale e al 7° tra quelle più grandi (ovvero con oltre 80.000 sedi di imprese attive sul territorio) per tasso di presenza delle imprese femminili. In ambito regionale la provincia di Firenze detiene la quota maggiore di imprese (24%), seguita (10,5 e 10%) da Lucca e Pisa. In Toscana trovano casa il 6,9% delle imprese femminili, ma le regioni più densamente popolate in termini numerici sono Lombardia (13,5%, oltre 191.000 unità) e Campania (10,5%, 148.000).
Il tasso di imprenditorialità femminile (rapporto tra imprese attive in generale e popolazione femminile di età compresa tra i 15 e i 64 anni) si attesta al 6,6% (3,9% se riferito alle imprese individuali), mentre il tasso di presenza nelle compagini direzionali arriva al 18,6%, dato questo ben al di sopra tanto della media italiana (15,3%), quanto del corrispondente valore stimato per il complesso delle cariche provinciali (15,7%). Le imprese femminili attive si caratterizzano per una spiccata terziarizzazione, che si traduce quindi in una concentrazione nei servizi (commercio: 29,9%, servizi alle imprese: 22,1%, servizi alle persone: 10,1% e alloggio e ristorazione: 7,6%), a scapito soprattutto dell’agricoltura (2.022 unità, pari al 9,6%), dell’edilizia (3,8%, valore quest’ultimo che riflette anche la modesta presenza di imprenditoria femminile tra le nazionalità tradizionalmente più presenti in questo ramo, come quella rumena o albanese1) e del comparto manifatturiero (15,9%).
Per una quota rilevante delle imprese femminili italiane e toscane il dato sul capitale sociale è assente. In provincia di Firenze, il dato è assente per il 46,9% delle imprese (ovvero 9.874). Per le restanti è possibile notare come in generale esse siano sostanzialmente poco capitalizzate; essendo difatti il 71,9% dotate di un capitale sociale inferiore a 20.000 €. Poche, poi, sono le imprese che hanno sottoscritto un capitale sociale superiore a € 100.000; tra queste, esigua la consistenza di quelle ad esclusiva o forte partecipazione femminile.
Queste ultime, infatti, sembrano connotate da una maggior debolezza strutturale: il 73,1% di queste hanno un capitale sociale compreso tra 10 e 20 mila €, contro una quota del 66% per quelle a presenza forte e del 51,5% a presenza maggioritaria. In queste ultime si trovano quelle più capitalizzate (11,8% tra 25 e 50 mila € e 10,6% tra 100 e 150 mila €). Sul versante del fatturato questa situazione si riproduce in maniera abbastanza palese; in particolare, da una prima lettura della distribuzioni di frequenza, al netto delle società di capitale per le quali il valore della produzione è assente, emergerebbe una dicotomia tra imprese ad esclusiva-forte presenza da una parte e a presenza maggioritaria dall’altra.
Nel primo gruppo il 51,6% delle imprese rientra nella fascia fino a 250 mila €, mentre solo il 17% si posiziona oltre il milione di €; nel secondo, invece a fronte di un 46% che fattura fino a 250 mila €, il 25,5% si colloca invece oltre il milione (14,7 tra 1 e 2 ½ milioni di €). Cariche femminili A metà anno le cariche appartenenti al genere femminile, relativamente a imprese attive, sono 59.533 (+2,2% crescita annua), per un peso regionale del 25,9%. Si distribuiscono tra i diversi settori seguendo logiche diverse da quelle delle imprese, in virtù anche della più o meno avanzata strutturazione delle compagini imprenditoriali: pertanto, l’agricoltura assume un peso modesto (rispetto ad esempio alle imprese femminili) col 5,1%, al contrario del manifatturiero che risale al 17,1%; si confermano invece i pesi (sempre rispetto alla popolazione delle imprese femminili) dei settori dei servizi: il commercio attira il 24% delle cariche, il gruppo dei servizi alle imprese il 30,5% e quello dei servizi alle persone l’8,6%.
Le attività di alloggio e ristorazione confermano il proprio peso con l’8,5% delle cariche. Modesto l’impatto delle giovani: le cariche femminili comprese tra i 18 e i 29 anni sono, in provincia di Firenze, 2.845, equivalenti al 4,8% (quota ridotta rispetto a quella toscana e italiana). La fascia più numerosa (47,7%) è quella relativa alla fascia d’età 30/49 anni. Le cariche femminili detenute da imprenditrici di etnia straniera sono circa 5.400, per un peso percentuale del 9,1%; si tratta di una quota inferiore di circa un punto a quella che si rileva per il complesso delle cariche straniere sul totale cariche provinciale (10,3%).
Tra i Paesi comunitari, quelli più presenti sono Romania, Germania e Francia, tra gli extra-comunitari, invece, spicca nettamente la Cina (36,7 sul totale delle cariche femminili extra-Ue); all’interno delle italiane (90,8%), ovviamente la gran parte proviene dalla Toscana, mentre tra le altre regioni, spiccano Campania, Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna. Note conclusive La stazionarietà del fenomeno ‘imprenditoria femminile’ suscita alcuni interrogativi circa i motivi che stanno dietro a questo mancato sviluppo; quali sono le resistenze e le difficoltà che si incontrano nell’avviamento? Inoltre, tra le imprese esistenti emerge la questione della scarsa capitalizzazione: infatti, le società di capitale più strutturate sono quelle in cui il peso femminile è minore: c’è un problema di accesso al credito? di scarsa fiducia o scarsa credibilità. Rispetto a questi aspetti, le prospettive di azione potrebbero indirizzarsi verso alcune tematiche: diffusione cultura d’impresa, innovazione e diversificazione (i settori in cui si opera spesso sono anche quelli meno redditizi); accesso ai finanziamenti; articolazione dei servizi di welfare in modo da facilitare una rimodulazione e conciliazione dei tempi di lavoro e familiari.