Torna in patria “l' Arianna di Falerii”. La scultura, raffigurante la moglie di Dioniso, è uno degli esempi più belli di coroplastica etrusca di età ellenistica, ma fino a una decina d’anni fa era conservata ancora priva di identità nei depositi del Dipartimento delle Antichità romane del Louvre. L'opera identificata grazie agli studi di Françoise Gaultier è la protagonista principale della mostra "Le collezioni del Louvre a Cortona. Gli Etruschi dall'Arno al Tevere", che si è aperta al Museo dell'Accademia Etrusca e della Città di Cortona, grazie all'accordo triennale che Cortina ha siglato con il Louvre per iniziative culturali sul tema degli Etruschi.
La mostra , visitabile sino al 3 luglio diventa l'occasione eccezionale di riscoprire quaranta opere d'arte etrusca provenienti dalla collezione dell'illustre museo parigino, reperti di grande suggestione, poco noti al grande pubblico anche perché esposti per la prima volta in Italia. E “ l'Arianna da Falerii” appare indubbiamente la star di questo percorso, esaltata nella sua grazia plastica anche dall'allestimento messo in campo per lei che rende questo piccolo grande museo un gioiello tutto da scoprire.
Per capire come sia finita in terra francese, bisogna chiamare in causa Giovanni Pietro Campana direttore alla metà dell'Ottocento del Monte di Pietà a Roma, banchiere col pallino dell'archeologia, che ha creato una delle collezioni più rappresentative del tempo, famosa in tutta Europa, ma che, come raccontano Paolo Bruschetti e Paolo Giulierini, che con Françoise Gaultier e Laurent Haumesser hanno curato la mostra, "sempre alla ricerca di liquidità per soddisfare la sua passione per le antichità, Campana era giunto, mettendo in pegno perfino le proprie collezioni, a congelare tutti gli attivi patrimoniali del Monte".
Così dopo il tracollo finanziario e la condanna per peculato, la sua collezione venne messa in vendita e acquistata nel 1861 in parte dall'Inghilterra, in parte dallo Zar Alessandro II e per la maggior parte da Napoleone III. E in questo lotto di opere entrò anche l'Arianna, riconosciuta nella sposa di Dioniso per l'aura matronale e la corona bacchica che la caratterizzano. Alta oltre sessanta centimetri, è un frammento di una statua di grandi dimensioni che con molta probabilità faceva parte di un gruppo scultoreo raffigurante le nozze di Dioniso e Arianna, episodio mitologico giunto dalla Grecia, insieme alla diffusione del culto dionisiaco in ambito etrusco e italico, e spesso rappresentato su ceramiche a figure rosse prodotte proprio nel territorio di Falerii.
La bellezza dell'opera, come raccontano i curatori, "è nei tratti dolci e nei passaggi sfumati che caratterizzano il modellato del viso, nella resa espressiva ma senza pathos, nella naturalezza e allo stesso tempo nella stilizzazione espressiva che caratterizzano il vestito, negli effetti cromatici creati dal velo che ricade sullo chignon e nelle numerose zone di chiaroscuro che animavano la policromia originale". “Le collezioni del Louvre a Cortona” vuole dare conto di una serie di oggetti di altissimo livello che rappresentano le città di Fiesole, Arezzo, Chiusi, Perugia, Orvieto, Civita Castellana, insomma una grande fotografia dell’Etruria interna con oggetti assolutamente straordinari e mai giunti in Italia.
Tra i tanti si può ricordare i famosi idoli del Falterona, la testa in bronzo di giovane da Fiesole, strepitose oreficerie della collezione Castellani, sarcofagi e rilievi chiusini, il torso in terracotta di Arianna da Falerii (l’antica Civita Castellana). La mostra di Cortona è, quindi, una sorta di ideale mappatura dell'Etruria, che si articola per aree geografiche secondo la provenienza dei reperti, che .tiene conto anche delle figure di collezionisti e antiquari che hanno scritto il destino di queste opere.
Alessandro Lazzeri