Firenze- «Credo sia necessario fare un p o' di chiarezza su una vicenda che rischia di diventare altra cosa rispetto al suo significato originario. La decisione della giunta regionale di reintrodurre il parametro delle distanze come requisito nella regolamentazione delle sale deriva dalla presa d'atto che la normativa nazionale nel dlg 28/2004 "Riforma della disciplina in materia di attività cinematografiche” nell' Art. 22.(Apertura di sale cinematografiche) invita le regioni, con proprie leggi, a disciplinare la regolamentazione delle sale, secondo i seguenti principi fondamentali:
a) rapporto tra popolazione e numero degli schermi presenti nel territorio provinciale; b) ubicazione delle sale e arene, anche in rapporto a quelle operanti nei comuni limitrofi».Così l'assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti sulla polemica sul multiplex di Novoli: «Ci è dunque sembrato utile, nonché coerente con un'indicazione nazionale, provvedere a reinser ire tale parametro,(peraltro presente nella nostra legge regionale del 2004, poi tolto nel 2006), al fine di rispettare il principio presente nel dlg 28/2004 secondo il quale il cinema viene riconosciuto dalla nostra Repubblica, in attuazione degli articoli 21 e 33 della Costituzione, quale fondamentale mezzo di espressione artistica, di formazione culturale e di comunicazione sociale.
Pertanto risulta evidente la necessità di tutelare un'armoniosa ed equilibrata distribuzione delle sale, al fine di evitare concentrazioni dal sapore monopolistico a danno della possibilità di tutti i cittadini di avere un cinema accessibile. L'accentramento e il monopolio di qualsiasi declinazione della cultura è lesiva di una sua caratteristica imprescindibile, quella di tutelare le diversità, di favorire tutte le espressioni,piccole e grandi, di incentivare le diverse sfumature e di garantire la libertà di espressione, di cui il cinema è uno straor dinario portatore, cosiccome lo è l'editoria, a tutti i livelli».
«Non è intenzione, né compito della giunta regionale, così come non dovrebbe esserlo per nessuna istituzione pubblica legiferare contro o a favore di qualcuno – aggiunge l'assessore -. Si legifera infatti per l'intera regione e si disciplinano non solo i multiplex, ma tutte le sale cinematografiche ripristinando, esattamente come erano nella nostra legge del 2004 i criteri di limitazione, allora approvati da giunta e consiglio. Stupisce quindi che questo venga interpretato come una legge per bloccare il multiplex di Novoli, evidenziando invece da parte di alcuni una focalizzazione eccessiva verso quella realtà, tanto da apparire, quello sì, un accanimento troppo particolare.
Per quanto riguarda il regolamento attuativo del Testo Unico della cultura è francamente fuori luogo definirlo un blitz o un colpo di mano, dal momento che ha fatto tutti i passaggi concertativi necessari: la bozza iniziale di regolamento, contenente le distanze tra i cinema, è stato presentato agli assessori alla cultura delle province e dei Comuni capoluogo il 5 novembre. E' stato iscritto il 18 novembre per la seduta del Comitato tecnico di direzione del 25 novembre. E' andato al tavolo di concertazione istituzionale il 6 dicembre e al tavolo di concertazione generale il 9 dicembre.
A metà dicembre, dietro mia indicazione il testo è stato illustrato nel dettaglio dal coordinatore di area per la cultura al presidente della commissione cultura Nicola Danti. Solo dopo questi passaggi assolutamente trasparenti, è stato iscritto il 21 dicembre per la seduta della Giunta del 28 dicembre. La proposta di regolamento dunque era di dominio pubblico fin dalla fine di novembre, come pubblica era la proposta di modifica della L.R 21/2010 proposta al Consiglio. Non sarebbe dunque stato né possibi le né rispettoso delle prerogative del Consiglio, dopo aver avanzato la proposta di legge che reintroduce le distanze, prima ancora che il Consiglio si pronunci definitivamente, toglierle da un testo già proposto in diversi tavoli di concertazione, nei quali nessuno degli interlocutori aveva ritenuto di dover sollevare la questione».
«Rispondendo alle affermazioni della Lega, ritengo utile un richiamo al piano regionale delle sale cinematografiche della Regione Veneto (Attuazione dell'articolo 11 della legge regionale 9 ottobre 2009, n. 25 “Interventi regionali per il sistema del cinema e dell’audiovisivo e per la localizzazione delle sale cinematografiche nel Veneto )art 4: La distanza da rispettare fra la struttura cinematografica per cui è richiesta l’autorizzazione e quelle esistenti, individuate ai sensi dell’articolo 3 comma 6 del presente Piano, deve essere: a) non inferiore a 10 km in linea stradale tra le strutture con capienza superiore ad 800 posti; b) non inferiore a 5 km in linea stradale qualora la struttura per la quale si richiede l’autorizzazione abbia capienza superiore ad 800 posti e le strutture cinematografiche esistenti inferiore ad 800 posti».
«Infine – conclude l'assessore Scaletti -, al di là delle polemiche giornalistiche alle quali io non mi sono prestata, direi che a questo punto sono depositate in consiglio una proposta di legge che reintroduce il parametro delle distanze, e una proposta di regolamento che attende il parere del consiglio che dovrà poi essere riesaminata ed approvata dalla giunta regionale. La Giunta ha in questo modo avanzato una proposta complessiva in sé coerente, il Consiglio da ora in poi è sovrano: faccia le sue valutazioni e adotti le decisioni che a lui competono.
La Giunta ne terrà ovviamente conto». “La commissione cultura del Consiglio regionale, che presiedo, è disponibile ad aprire un tavolo per definire una riforma legislativa che aiuti e sostenga il rilancio del cinema in Toscana”. Così Nicola Danti (Pd) torna sul tema del sistema cinema in Toscana e sulla regolamentazione delle distanze tra centri multisala di cui si discute in questi giorni. In merito alle ultime considerazioni dell’assessore regionale alla cultura, Cristina Scaletti, il presidente della commissione Cultura rileva come “nel merito si può discutere e ridiscutere su tutto, ma credo che per affrontare seriamente il problema si debba considerare come si è evoluto il mercato del cinema negli ultimi anni”.
Le osservazioni dell’assessore, prosegue Danti, “fanno riferimento alla legge del 2004, mentre quella che serve è una valutazione aggiornata sul mercato cinematografico. Per questo, è necessario porsi un obiettivo più alto della semplice reintroduzione di distanze minime e limiti chilometrici: come rendere maggiormente fruibile l’offerta cinematografica nella nostra regione, come riportare il pubblico al cinema, come valorizzare, in questo nuovo quadro, il ruolo e la funzione delle sale cinematografiche.
Con una notazione: ormai le sale attive in toscana stanno in mezza pagina di giornale”. Da queste considerazione, discende “la disponibilità della commissione a ridiscutere una riforma legislativa sul cinema”. Quanto al regolamento attuativo del Testo Unico della cultura, cui fa riferimento l’assessore Scaletti, Danti precisa: “Sappiamo che il percorso è stato trasparente, mi preme però sottolineare che gli atti portati in concertazione non avevano caratteristiche rispondenti alla normativa in vigore, né durante, né dopo la fase di concertazione.
E che la normativa proposta di riforma del Testo unico non solo non è stata approvata, ma, fatta propria con un emendamento alla Finanziaria presentato dall’Italia dei Valori, è stata bocciata dal Consiglio regionale il 22 dicembre. Ricordo perfettamente − aggiunge Danti − quanto il coordinatore di area per la cultura, dottor Ravenni, mi sottopose il testo: era il 17 dicembre, il giorno della grande nevicata su Firenze. In quella occasione ho fatto presente che sarebbe stato opportuno stralciare le norme sul cinema, perché la Giunta aveva già stralciato a sua volta la parte relativa alle distanze tra le varie sale.
Feci presente che le distanze previste dal nuovo regolamento erano inadeguate alla realtà toscana e l’ho ripetuto direttamente all’assessore a margine della stessa seduta del Consiglio regionale del 22 dicembre”.