di Aldo Piombino Per i trasporti in Toscana venerdì scorso è stato una gigantesca “Caporetto”, nonostante che la Regione avesse allertato tutti i soggetti interessati alle 12.56 di giovedì. Ricordiamo come nell'inverno 2003/2004 si assistette a una situazione analoga sulla Fi-Pi-Li. Il caos non ha riguardato soltanto Firenze e dintorni. Però, siccome “mal comune mezzo gaudio” non è una scusante, andiamo a vedere come i trasporti pubblici hanno reagito a questa situazione.
È da sottolineare il concetto del funzionamento dei trasporti pubblici perchè, proprio in condizioni di circolazione “degradate” per eventi meteo, o altro, dovrebbero essere quelli in grado di riportare la gente a casa. Invece non è stato così. Guardiamo cosa è successo ai trasporti pubblici dell'area fiorentina. Non è possibile attribuire colpe alla società di gestione della tramvia a causa degli alberi caduti sulla linea aerea.
Su questo siamo d'accordo. Esaminimo il comunicato con cui GEST annuncia alle 18.30 la sospensione del servizio: “la tramvia ha continuato a viaggiare fino a questo momento, quando le condizioni sono peggiorate soprattutto a causa del buio. Gest è intervenuta per tutta la giornata con un suo mezzo spargisale che ha liberato continuamente i binari e che però adesso non riesce più a pulire a causa della eccessiva quantità di neve che è caduta. Squadre di dipendenti della società per tutto il giorno hanno sorvegliato, pulito e cosparso di sale gli scambi, garantendo il funzionamento del servizio.
Agli autisti e ai regolatori va il ringraziamento dell'azienda per lo spirito di servizio dimostrato per tutta la giornata. Adesso però, a causa del buio e della grande quantità di neve non è più possibile vedere gli scambi e i binari, perciò il servizio è stato sospeso perchè non è più possibile garantirlo in condizioni di sicurezza”. Ora, appare assurdo che per 15 centimetri di neve si debba arrendere un'azienda partecipata da un socio illustre come la RATP (Régie Autonome des Transport Parisiens), esercente una delle reti urbane più importanti e funzionali del mondo, spesso presa a modello da professionisti e appassionati.
Ed è lecito chiedersi come mai la rete tramviaria di città come Goteborg continui tranquillamente a funzionare anche d'inverno. E veniamo all'ATAF, azienda autrice di una serie di figuracce incredibili, anche mediatiche: in un comunicato diceva di aver iniziato a richiamare gli autobus verso i depositi “per il montaggio delle catene” ma che questo richiamo ha avuto problemi a causa dell'ingorgo causato dai mezzi privati. Figuraccia mediatica perchè poi ha dovuto modificare le cause dell'ingorgo in un generico “problemi di circolazione” visto che in Rete si diffondevano sempre di più foto che mostravano il fattivo contributo dei mezzi ATAF al bloccaggio delle strade. Ma la figuraccia peggiore è stata quella di richiamare i mezzi in deposito, anziché uscire con mezzi di servizio per montarle lungo i percorsi, perchè – come afferma il presidente dell'ATAF – le catene non si possono montare in mezzo alla strada, perchè un autobus non è una Panda.
Ebbene Bonaccorsi dice il falso: esistono catene da neve che possono essere montate senza portare il mezzo in officina. Non solo mi pare di ricordare nei miei trascorsi sciistici, autobus che montavano le catene nelle apposite piazzole lungo le statali che si inerpicano nei passi montani. Leggiamo ad esempio questa dichiarazione da parte dell'uffico stampa della ASF, la società di trasporti pubblici di Como: "tutti gli autobus hanno le catene a bordo, ma per essere montate è necessario l'arrivo delle squadre specializzate".
Capito Bonaccorsi? Allora esistono catene che possono essere montate sul posto, senza andare in deposito, basta che la squadra specializzata intervenga. Resta il dubbio se sia lui a prendere in giro, o sia stato preso in giro a sua volta. Vorremmo proprio sapere come sta la faccenda perchè è difficile capire come l'ufficio tecnico non conosca questi modelli di catene montabili per strada. Poi c'è una ovvia domanda: “ma se per circolare i bus hanno bisogno delle catene, come caspita fanno ad arrivare al deposito?”.
E – affondando ulteriormente il coltello nella piaga – notiamo come a nessuno sia venuto in mente che per arrivare ai depositi si devono affrontare pendenze brevi ma elevate: per esempio per andare a Peretola c'è da affrontare la salita del Ponte alle Mosse e – in condizioni di sicurezza – la successiva discesa, idem per il cavalcavia delle Cure. Come non è neanche venuto in mente che a fare così la città, in condizioni di viabilità menomate, sarebbe rimasta almeno 2 ore senza autobus.
E non è che la neve è arrivata proprio improvvisa: era una settimana che si sapeva del rischio. Prepararsi no? Al limite potrebbe dire: signori, siccome queste condizioni meteo sono molto rare a Firenze, l'ATAF ha deciso che preferisce stare un giorno ferma piuttostochè spendere per attrezzarsi. Purtroppo stiamo parlando di un'azienda che avrà anche un bilancio decente ma che in quanto a servizi sta veramente offrendo un quadro pietoso: non solo ha perso passeggeri in questi ultimi anni, ma, tanto per fare un esempio di come funzioni, osserviamo che senza discutere sulla chiusura di Piazza Duomo (ed in effetti non si capiva perchè per attraversare la città in autobus fosse necessario passare per forza di là), ma che a causa di quello vengano semplicemente spostate delle linee senza ripensamenti generali, affossando il servizio pubblico verso la parte orientale della città, in attesa di un ipotetico tram chiamato desiderio, è cosa che da sola meriterebbe le dimissioni di buona parte dei responsabili aziendali e comunali.
Bonaccorsi, visto anche il lauto stipendio che prende, se le cose stanno come dicono i comaschi ha detto cose non vere e ha provocato enormi danni ai cittadini. Dovrebbe dare l'esempio e dimettersi seduta stante, altro che formulare giustificazioni. Nelle foto scattate da Nove da Firenze, la sera di venerdì 17 dicembre, contrariamente alle affermazioni di Bonaccorsi, un autista dell'ATAF che, da solo, prova a montare le catene al mezzo in sosta a metà della salita del viale del Poggio Imperiale.
Allora: si può fare?
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