di Alessandro Lazzeri Mario Monicelli, regista nato a Viareggio nel 1915, si è tolto la vita ieri sera lanciandosi da una finestra dell'ospedale San Giovanni di Roma. Padre di grandi pellicole come "I soliti ignoti", "La grande guerra", "L'armata Branacaleone", "Il marchese del Grillo", "Bertoldo, Bertoldino e... Cacasenno", Monicelli è ricordato soprattutto per la saga di "Amici miei". Tanti i messaggi di cordoglio giunti dal mondo del cinema. La scomparsa di Monicelli ci induce a ricordare una straordinaria serata di quattro anni fa quando il regista toscano intervenne al Teatro Verdi di Firenze all'anteprima nazionale del suo film “Le rose del deserto “.
Prima della proiezione il grande vecchio della cinema italiano i si intrattenne col pubblico parlando del film che definì “ una commedia ironica, a tratti amara, e in certi casi perfino drammatica, tragica. Del resto, la commedia all' italiana è proprio questa”. Il regista espresse anche una sincera gratitudine a Firenze cui doveva ,disse, il successo planetario del film “Amici miei”. La gratitudine di Mario Monicelli apparve ,forse, ai più eccessiva, dal momento che il regista aveva dato tantissimo con la sua opera a Firenze.
Aveva, per così dire, liberato la città da quel mito di seriosità e cultura ,cristallizzato e tutto sommato funzionale al turismo , per fare emergere un impasto di gioco, ironia ,drammaticità e disincanto che appartiene alla storia e alla cultura più autentica di Firenze. Negli scherzi del Necchi , del Sassaroli, del Perozzi, del Mascetti e del Melandri si avverte al di là di una lettura che coglie una voglia di vivere che combatte la paura di morire, l'eco di una cultura che affonda ,forse, le radici nelle migliori pagine del Boccaccio.
Il toscano Monicelli era cresciuto in questa cultura che coniuga l'ironia il gioco e la drammaticità e ne aveva ricavato lo spirito per creare quelle commedie all'italiana, che sono forse la più efficace autobiografia del nostro paese. Adesso il suicidio del regista ci appare solo un atto d'amore per la qualità della vita e per una lucidità che non voleva perdere.