Uno sguardo nuovo sul territorio fiorentino, le sue trasformazioni urbanistiche e le sue sfide, per capire meglio i cambiamenti e non averne paura. Con questo obbiettivo rinasce “Opere”, la pubblicazione trimestrale della Fondazione Professione Architetto: lunedì 29 novembre alle 19, al centro per l'arte contemporanea EX3 di viale Giannotti, sarà presentato il numero unico che inaugura la nuova stagione della rivista. Un numero, intitolato “Next”, che è una lunga galleria fotografica di luoghi “simbolici” dell'architettura moderna e contemporanea di Firenze e Prato (dall'esterno della stazione di Santa Maria Novella senza più la pensilina alla chiesa lungo l'autostrada del Michelucci, passando per il Polo universitario di Novoli).
Accanto alle immagini, le risposte di tanti architetti alla domanda: “Come immaginiamo una rivista d'architettura?”. Alla presentazione di “Opere Next” parteciperanno tra gli altri Richard Ingersoll, docente di storia dell'architettura e storia urbana alla Syracuse University di Firenze, e Marco Brizzi, docente di architectural design alla California State University Florence e architecture and media alla Kent State University nonché direttore di Arch.it, una delle prime piattaforme web d'informazione di e sull'architettura.
Saranno inoltre presenti i presidenti degli Ordini degli architetti di Firenze e Prato, Mario Perini e Luigi Scrima. “Questo numero unico e i numeri di Opere che seguiranno – scrive nel suo editoriale Guido Incerti, direttore della rivista – nascono con una sincera volontà; non temere il cambiamento delle città in cui viviamo e dell’architettura che le genera, e che le genererà, ma anzi lavorare per aiutare a creare, anche nella professione, questa mutazione.
Tentando, affinché essa possa palesarsi il più in fretta possibile, di svelare tutti i processi che, con lei, si stanno mettendo in moto. Specialmente in un luogo, Firenze e la sua area metropolitana, dove il futuro può fondarsi su un passato qual è quello che ci circonda. Un passato talmente solido che spesso, ma non sempre per fortuna, ha ostacolato le nuove progettualità, impedito la realizzazione di affascinanti visioni e impedito una riflessione, scevra da compromessi, sul valore contemporaneo del progetto di architettura”.