“Facciamo chiarezza una volta per tutte: in Toscana non è stata abbassata la soglia d’attenzione nei confronti del “rischio sismico”. E' vero semmai il contrario. E' pertanto sbagliato e scorretto affermare che in Toscana sia stata messa in pericolo l’incolumità dei beni e delle persone, poiché la disciplina toscana si discosta da quella nazionale solo in quanto più rigorosa e cautelativa”. L'assessore all'ambiente Anna Rita Bramerini torna sull'argomento già dibattuto nei giorni scorsi a fronte di nuove interrogazioni da parte di consiglieri del Pdl, Claudio Marignani, Giovanni Donzelli, Andrea Agresti, Alessandro Antichi e Jacopo Ferri che accusano la Regione di aver sottoposto 24 comuni toscani a rischio sismico, di cui 17 nel senese, ai quali si aggiungono Civitella paganico, Roccastrada, Sorano e Semproniano nel grossetano e poi Carrara, Massa e Montignoso.
“Credo che a questo punto sia necessario fare un po' di storia” prosegue Bramerini. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale, la Regione ha modificato la legge regionale 1 del 2005 sul governo del territorio ridefinendo interamente la normativa in materia sismica con la legge regionale 24 del 2006. Risultato, la modifica è più stringente della legislazione statale: in Toscana infatti, nei territori in cui dai nuovi studi scientifici nazionali risultavano livelli di sismicità più bassi rispetto a precedenti criteri statali, pur non essendo obbligatoria la preventiva autorizzazione per costruire, si è reso obbligatorio adeguare i metodi di costruzione a quelli della zona sismica superiore.
E' questo il caso dei comuni afferenti alla famosa zona 3S, zona 3 (bassa sismicità) speciale, creata ad hoc proprio per mantenere alta la tutela e l’attenzione al rischio sismico. In essa, sono state cautelativamente mantenute le modalità costruttive della zona sismica superiore. La modifica delle zone sismiche ha determinato lo spostamento di 10 comuni dalla zona 3 (bassa sismicità) alla zona 2 (media sismicità), e di ben 106 comuni dalla zona 2 a questa zona “3S”. Ebbene, applicando i nuovi criteri previsti dall’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri 3519 dell’aprile 2006, uscita nel frattempo, che chiedeva di aggiornare la classificazione sismica dei territori e forniva i nuovi criteri da applicare, un grandissimo numero di Comuni che fino al 2006 erano classificati in zona 2 (media sismicità), sarebbero passati in zona 3 (bassa sismicità).
L’istituzione della zona 3S ha permesso che questo passaggio fosse “mitigato”: anziché passare a una minore tutela, i territori “declassificati” hanno mantenuto le prescrizioni, almeno per le nuove costruzioni, della categoria superiore. Oggi, com unque, questa situazione è superata poiché, con l'entrata in vigore delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2008) non si progetta più tenendo conto di una “zona sismica”, ma considerando con adeguati strumenti di calcolo la localizzazione puntuale del sito nei confronti di una mappa nazionale di pericolosità sismica". “Inoltre, vorrei aggiungere – conclude l'assessore – che in Toscana i controlli sulle nuove costruzioni nei Comuni della zona 3S sono effettuati sul 10% del campione: assai più del 3% previsto per la “normale” zona 3.
Abbiamo assunto 40 nuovi ingegneri ed architetti per potenziare i controlli antisismici. Insomma, non meno controlli, ma di più. Non un “trucco” per aggirare le prescrizioni dello Stato, aggiungendo una sottozona non prevista dalla normale classificazione sismica, come qualcuno ha affermato, ma un modo per essere ancora più rigorosi”. di Chiara Bini