C'era bisogno di una mostra su Bronzino a Firenze? Le iniziali perplessità circa l'ipotesi che potesse risultare 'ridondante' dedicare una mostra a un pittore che si può già vedere così facilmente a Firenze, vengono fugate durante la visita. Intanto l'allestimento. Eleganti stoffe blu montate su pannelli di legno scuro ci offrono le tavole di Bronzino come se fossero gioielli preziosi esposti nella vetrina di un orafo. La pietra serena che decora l'interno di palazzo Strozzi, unita all'allestimento sobrio, pacato, arricchito di stoffe argentee semitrasparenti che separano le stanze, ci trasportano immediatamente indietro nel tempo, come se fossimo ospiti in una dimora privata cinquecentesca. Poi le sezioni della mostra. In maniera chiara e lineare lo spettatore può ripercorrere la carriera di un pittore che dal Pontormo ha appreso il mestiere per poi staccarsi e raggiungere una propria poetica. Il preziosismo coloristico, il nitore degli incarnati, la pacatezza compositiva lo hanno distinto ed elevato ai ranghi di ritrattista di grido negli anni '30 del Cinquecento per i Della Rovere a Pesaro e negli anni '40 per i Medici e i Panciatichi a Firenze. C'era bisogno di una mostra su Bronzino anche perché, sebbene sia facile vederlo a Firenze, non è altrettanto facile vederlo così bene e senza fretta, soprattutto per noi fiorentini che siamo abituati al tour de force della tribuna del Buontalenti con il turista che ci spinge il gomito nel fianco per scalzarci.
Ma ora finalmente possiamo soffermarci sul viso di Bia, figlia naturale di Cosimo I, e sul dettaglio dei suoi capelli trattati come fossero di filigrana d'oro, o sul paesaggio tempestoso, appena percettibile, che si nasconde dietro la mole regale della Granduchessa Eleonora. Bronzino non era straordinario solo nei ritratti, aveva una grazia insolita anche nel rappresentare soggetti mitologici e sacri. Il Crocifisso Panciatichi ad esempio, recentemente attribuito al pittore da Philippe Costamagna e Carlo Falciani, curatore della mostra insieme ad Antonio Natali, ci fa sussultare per la perfezione plastica che lo rende una presenza reale, viva, suggestiva. Una mostra ben fatta, dinamica, allestita splendidamente e con una finale divertente per il pubblico; nella sala accanto al bookshop, infatti, è stato allestito un piccolo spazio con carta e matite colorate dove adulti e bambini possono lasciare ai posteri il proprio autoritratto. di Silvia Cosi