Si inaugura sabato 25 settembre presso la sede della Fondazione Ragghianti a Lucca l’esposizione "Lucca e l’Europa. Un’idea di Medioevo (V-XI secolo)". La mostra, organizzata in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Carlo Ludovico Ragghianti, è stata progettata da un Comitato Scientifico costituito da: Clara Baracchini, Carlo Bertelli, Antonino Caleca, Maria Teresa Filieri, Marco Collareta e Gigetta Dalli Regoli. Un’ attenta selezione di oltre cento opere prodotte dal V all’XI secolo, allestite in undici sezioni, esplora la produzione artistica lucchese attraverso puntuali riferimenti al contesto europeo.
Un interessante percorso espositivo dove l’opera d’arte, come Ragghianti ci ha insegnato, è valutata in relazione dinamica con i fenomeni circostanti secondo un metodo che prende in esame i materiali senza giudizi preconfezionati. La rassegna si avvale anche di recenti studi sulle tipologie decorative e sul loro retroterra intellettuale e culturale. "Lucca e l’Europa. Un’idea di Medioevo (V-XI secolo)" apre il suo percorso espositivo con una meditata, quanto significativa, selezione di antiche monete.
I reperti numismatici si configurano fra quei privilegiati indici dello sviluppo artistico dai quali si evince il passaggio dall’estetica naturalistica all’indirizzo astratto prevalente in età medievale. Questo storico passaggio è ben visibile nel Decanummo di Atalarico, conservato a Firenze al museo del Bargello, nel denaro argenteo per Carlo Magno e nel denaro argenteo per Ottone II, entrambi custoditi presso il Museo di Villa Guinigi a Lucca. Il percorso prosegue con la sezione dei preziosi manufatti in avorio, materiale pregiato e raro destinato alle più raffinate produzioni nell’arte tardo-antica, fra cui spiccano la pisside in avorio proveniente dal Museo Civico di Livorno, il Dittico del 480 commissionato dal console Basilio e il Dittico consolare di Aerobindo del VI secolo.
Da questi importanti capolavori si coglie con chiarezza la nuova e diversa dimensione creativa dell’arte tardo-antica, sotto la cui spinta tramonta l’estetica classica. L’affermarsi della decorazione “astratta” con il simbolismo che talvolta le è connesso, trova piena affermazione nell’oreficeria, dagli ornamenti dell’abito civile alle decorazioni delle armi. Di questa produzione, riservata alle classi dominanti, si presentano a Lucca notevoli ed emblematici esempi del VII secolo quali, il frontale di elmo che reca inciso il nome del re longobardo Agilulfo del Museo del Bargello di Firenze, la fibula a disco proveniente dal Museo Archeologico di Parma e quella a staffa conservata presso il Museo di Villa Guinigi a Lucca.
La sezione successiva presenta una straordinaria raccolta di sculture in pietra: colonne, pilastrini, capitelli, architravi, transenne e timpani che, nell’insieme, documentano lo sviluppo della decorazione architettonica dal VII al X secolo entro il suo contesto intellettuale e culturale. Raffinati esempi ne sono la lastra con croce di Aquilea (Lucca), il pilastrino proveniente dal Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo e le lastre dell’antica cattedrale di Torino. Nel periodo altomedievale il culto per le reliquie dei Santi si colloca con forza negli usi del popolo cristiano e la devozione che ne deriva avvia una produzione specifica di preziosi reliquiari sia monumentali che mobili.
Significativi esempi di questa produzione artistica sono il reliquiario di Cividale, la cassetta-reliquiario della cattedrale di Sarzana e quelli a croce di Vigevano e Volterra. La mostra affronta anche il ruolo capitale che l’arte del libro occupa nella cultura del periodo. Oltre ad un testimone d’eccezione, il celeberrimo manoscritto 490 della Biblioteca Capitolare di Lucca, che reca la data 787, sono esposti codici e fogli sciolti di produzione altomedievale tra cui particolarmente rari e significativi l’evangelario della Biblioteca Capitolare di Perugia, il foglio di produzione insulare (irlandese o britannico) con Cristo fra gli Apostoli della Biblioteca Nazionale di Torino, l’ornatissimo omeliario dell’abbazia di Montecassino e l’insigne manoscritto Amiatino 3 della Biblioteca Laurenziana di Firenze.
Nello spirito della mostra, anche in questo caso gli apparati decorativi dei codici sono suggestivamente confrontati con importanti manufatti di altre tipologie, quali il cosiddetto “cavallino” da Corteolona dei Musei Civici di Pavia, il dittico di Rambona dei Musei Vaticani e il marmoreo rilievo con Arcangelo di Capua. La “rinascita” carolingia, avviata nel mondo del libro con l’introduzione della minuscola carolina, nel giro di una generazione arriva a coinvolgere tutte le “arti diverse”, qui testimoniate da capolavori assoluti quali il capitello di Malles e la Madonna di Brescia, in stucco, e il Santo ad affresco e la testina in avorio da San Vincenzo al Volturno. Un’intera sezione è dedicata poi ad una raffinata selezione di preziosi tessuti serici di provenienza orientale, quali l’eccezionale se pur poco noto telo di Ascoli Piceno e due più famosi frammenti del Museo Vaticano e del Bargello.
Il tema degli animali affrontati, tipico di questi tessuti, viene ripreso nella scultura in pietra coeva: ne sono esempi in mostra le formelle del Museo Barracco di Roma, le lastre del Museo Provinciale Campano di Capua e del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Questo motivo svolge un ruolo importante nello sviluppo del capitello medievale, di cui la mostra testimonia i momenti cruciali con esempi significativi che vanno dall’enigmatico e affascinante capitello di Gello, oggi a Villa Guinigi, fini a quello ormai pienamente romanico di Pavia. Il fascino dell’Oriente, così importante per gli uomini del medioevo, non è testimoniato in mostra solo dai tessuti ma anche da altre tipologie di oggetti che dimostrano l’eccellenza artistica di Bisanzio e dell’Islam: è il caso dello splendido Falco in bronzo, sicuramente fra i più notevoli metalli islamici che ci siano pervenuti (affiancato dal suo travestimento in foggia di gallo realizzato quando l’oggetto fu utilizzato come banderuola sulla chiesa di San Frediano di Lucca), nonché dei bacini ceramici che ornavano le chiese romaniche lucchesi e pisane. La mostra si conclude con testimonianze artistiche appartenenti agli anni di passaggio tra XI e XII secolo: codici, sculture e monete che alludono in forma sintetica alla nascita della civiltà comunale lucchese.
Un rarissimo bronzo raffigurante un leone con volto umano ci proietta poi idealmente verso la realizzazione di una seconda mostra, che illustrerà lo svolgimento dell’arte lucchese nei secoli centrali del Romanico (XII- XIII secolo). Il percorso espositivo prosegue idealmente nella quattrocentesca Villa Guinigi sede del Museo Nazionale a pochi metri della Fondazione Ragghianti. La Villa ospita infatti una ricchissima collezione di reperti valorizzata da un recente nuovo allestimento che ha coinvolto tutta la sezione medievale del museo.