di Nicola Novelli Con il passare degli anni per ogni individuo la propria città finisce di diventare una raccolta di ricordi, in cui ad ogni strada, ad ogni edificio corrisponde un evento del passato, un incontro, un rimpianto. Passeggiare per la città è come rivedere la propria vita, i volti, le emozioni che l'hanno costellata. Nell'alternarsi delle generazioni solo i libri possono renderci questo patrimonio esitenziale, altrimenti irrimediabilmente perduto. Relativamente a Firenze, è il caso di tre volumi recentemente pubblicati: si tratta di “Architetture d’Oltrarno.
Da piazza Giuseppe Poggi a piazza Santa Maria Soprarno” di Claudio Paolini ed edito da Polistampa; degli atti del Convegno per il centenario (1907-2007) dell'Istituto Francese di Firenze “La cultura francese in Italia all'inizio del XX secolo” a a cura di Bossi, Lombardi e Muller per le edizioni Olschki; e di “Firenze Radio Swing: Musica, orchestre e radio dal 1944 al 1952” da un’idea di Alessandro Di Puccio di Mauro Pagliai Editore. “Architetture d’Oltrarno” dello storico dell’arte Claudio Paolini è un viaggio in Oltrarno, che ogni fiorentino dovrebbe compiere, attraverso la storia delle sue case e dei suoi palazzi.
Il libro racconta la zona di San Niccolò e via de’ Bardi, e le sue strade, originarie vie di accesso alla città, anticamente chiamata Borgo Pitiglioso, perché abitata dalla povertà, della quale non c’è più traccia, in conseguenza della riforma urbanistica dell'architetto Giuseppe Poggi, il cui intervento produsse proprio in questa area cittadina effetti radicali. Pochi fiorentini sanno infatti che l'imponente presenza dei palazzi nobiliari, che sul lungarno sui Lungarno Torrigiani e Serristori nascondono le più modeste case retrostanti è il risultato dello stravolgimento architettonico voluto dall'urbanista ottocentesco.
In effetti si tratta di facciate moderne che ribaltavano l'assetto opposto degli edifici, originariamente rivolti verso la collina, lungo l'asse viario Bardi/San Niccolò, un tempo strada principale del quartiere. Alle spalle degli edifici, lungo il greto del fiume un tempo c'erano soltanto orti e giardini. Un aspetto tipico dei tessuti urbani di antico impianto e particolarmente di Firenze. L'occasione per scoprirlo è proprio la lettura dell'ultima dettagliatissima fatica di Claudio Paolini, storico dell’arte specializzato in arti decorative e in storia delle tecniche artistiche. Un'altra occasione importante è la lettura di “La cultura francese in Italia all'inizio del XX secolo.
L'istituto francese di Firenze. Atti del Convegno per il centenario (1907-2007)”, curato dagli studiosi Bossi, Lombardi e Muller, per l'Editore Olschki, nella collana del Gabinetto scientifico letterario Vieusseux. Il volume ripercorre le motivazioni, volte a creare istituzionalmente scambi tra le culture francese e italiana, che nel 1907 condussero alla fondazione a Firenze dell'Istituto Francese, primo istituto di cultura di un Paese all'estero, quale filiale dell'Università di Grenoble.
La pubblicazione presenta gli Atti del Convegno organizzato per riconsiderarne gli scopi, di allora e di oggi, nel contesto delle relazioni tra Francia e Italia, ma è anche l'occasione per riscoprire i luoghi che all'inizio del secolo scorso erano sinonimo di cultura nella Firenze della Belle Epoque, sotto scacco della fascinosa Parigi, patria di stimoli e idee nuove. E' alla Francia che guarda con attenzione, ad esempio, la rivista fiorentina Lacerba, fondata nel 1913 da Soffici e Papini. Firenze città vivace, nonostante l'assenza dell'Università sino agli anni '20, grazie anche alla amichevole competizione tra le istituzioni culturali straniere, il Grenoble, come l'Istituto Britannico, il tedesco Kunst (1897), oltre allo stesso Vieusseux, fondato nel 1819 dal ginevrino Giovan Pietro.
Nel libro echeggiano gli scuri di palazzo Fenzi, prima sede dell'IFF in via San Gallo, come del palazzo Buondelmonti scelto un secolo prima dal francofono Vieusseux, a cui i fiorentini devono conservare eterna riconoscenza. Infine il progetto di Arci Firenze, CAM e MusicPool, "Firenze Radio Swing: musica, orchestre e radio dal 1944 al 1952", un romanzo di Fosco D'Amelio e Rosaria Parretti che racconta l'epoca in cui Firenze divenne capitale italiana del jazz e culla della rinascita postbellica di Radio Firenze.
Storie e aneddoti a partire dalla registrazione di Louis Armstrong negli studi del Palazzo dalle Cento Finestre, durante il suo terzo tour in Italia. Quel palazzo centrale, in piazza Santa Maria Maggiore, è stato un centro di produzione ricco di brillanti trasmissioni, condotte da artisti del calibro di Silvio Gigli e Odoardo Spadaro, oltre a musicisti quali Francesco Ferrari, e Puccio Roelens. Nel racconto di Otello Fantoni, immaginario barbiere-jazzman, rivivono i momenti e i personaggi di tante serate danzanti, guardasala e goliardi, al Circolo dei Commercianti, o degli Impegati Civili, al Pozzo di Betrice, o al Dopolavoro del Poggetto, luoghi in cui sono stati partoriti tanti amori e chissà, anche qualche lettore di questo libro.
Una galoppata tra i ricordi di una generazione recente, dalla liberazione del 1944, fino alla mitica visita di 'Satchmo' a Firenze nel 1952.