L'ultima arrivata è una storica fabbrica di Castagneto Carducci che produce artigianalmente liquori a base di limone o di corteccia di chino. Ha cento anni, ma non ne sente il peso anche perché questa è l'età media delle altre 93 attività con cui condivide l'iscrizione all'elenco regionale degli antichi mestieri. Proprio in questo mese l'elenco, un autentico censimento di professioni ormai storiche, è stato aggiornato e a fine mese la giunta delibererà ufficialmente questa revisione.
Chi vuole potrà così continuare a scoprire, non senza sorpresa, come nella nostra regione esista ancora chi si dedica alla produzione di cesti con erbe palustri o chi svolge attività di essiccazione dei fichi, o ancora chi trasporta legna nelle zone più impervie dei boschi con i muli. Segno che, nella Toscana del 2010, dunque, c'è ancora spazio per questi mestieri che vengono da lontano con un carico di storia, di cultura, di valori, di identità, come sostiene l'assessore regionale all'agricoltura Gianni Salvadori: “La tenuta e l'aggiornamento di questo elenco ha la finalità di salvaguardare, ripristinare, valorizzare e divulgare i processi produttivi e le attività dell'agricoltura e del mondo rurale in generale, di particolare interesse storico, etnografico e culturale, che sono minacciati dal rischio di cessazione e scomparsa”. Chi può essere inserito nell'elenco All'origine dell'elenco c'è una legge, la 15 del 1997, sulla "Salvaguardia e valorizzazione delle attività rurali in via di cessazione".
Secondo la normativa all'elenco degli antichi mestieri possono essere iscritti tutti coloro che svolgono attività e processi di produzione e trasformazione di prodotti agricoli, forestali, zootecnici nonché attività e servizi connessi e complementari all'agricoltura ed al mondo rurale in genere che rischiano di scomparire; all'elenco possono essere iscritte anche le strutture e gli edifici collegati alle suddette attività purché interessanti dal punto di vista storico e architettonico. La proposta di iscrizione nell’elenco può essere di iniziativa delle aziende, ma deve essere accompagnata dalla documentazione che il Comune trasmette alla Provincia o alle Comunità montane.
Sono quest’ultimi che provvedono a trasmettere i relativi dati alla Giunta regionale per la catalogazione e aggiornamento dell’elenco stesso. Le attività presenti nell'elenco L'elenco tocca tutte le province della Toscana con un picco di iscrizioni a Firenze (29), seguito da Arezzo (18) e Pistoia (13); 12 sono le aziende censite in provincia di Lucca, 8 in quella di Grosseto, 6 nel pisano, 5 a Prato, 2 a Siena e 1 a Livorno. La presenza sul territorio di queste attività risale almeno all'inizio del Novecento, ma in alcuni casi si va molto più indietro: l'anagrafe di un molino storico di Capannori segna addirittura il 1467.
Le attività coprono un vastissimo spettro: nel campo dell'allevamento si va dalla tosatura tradizionale delle pecore (a Garliano, Castel San Niccolà, Arezzo), alla doma dei cavalli secondo la tradizione maremmana (Massa Marittima), sino all'allevamento dei bachi i da seta per la produzione di filo di seta (Capannori); varie attività mostrano l'attenzione per i prodotti del bosco (essiccazione delle castagne, raccolta dei pinoli), e ancora chi fa antichi mestieri scolpisce in pietra serena, realizza utensili agricoli (come pennati o vanghe) o coltelli e lame.
E per finire in festa c'è anche chi si dedica a trasmettere la tradizione della poesia estemporanea, il famoso “Maggio”. Tutte queste informazioni possono essere approfondite grazie a un sito curato dall'agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione in campo agricolo (Arsia). Nel sito http://www.arsia.toscana.it/antichimestieri sono forniti gli elenchi del censimento e tutte le informazioni di particolare interesse legate alla storia, alla cultura rurale, al paesaggio, all'ambiente, alla tipicità e alla qualità dei prodotti della Toscana. di Massimo Orlandi