Galileo Chini e la Toscana

Dipinti, ceramiche e bozzetti in mostra a Viareggio per celebrare una delle figure di maggior rilievo nel panorama italiano e internazionale dell'art nouveau.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 luglio 2010 14:45
Galileo Chini e la Toscana

Non è casuale che Viareggio celebri alla Galleria d'arte moderna e contemporanea con una mostra in programma sino al 10 dicembre Galileo Chini, che dopo il 1915 ha abitato per lunghi periodi nella sua villa al Lido di Camaiore. Nella sua lunga esistenza l'artista fiorentino che fu pittore, ceramista, scenografo e grafico, ha coniugato genio e produzione artistica, arte e artigianato, rinnovando la tradizione toscana della bottega rinascimentale, trasferendovi le istanze del nascente XX secolo.

Le sue esperienze lo indussero a soggiornare e lavorare anche all'estero. Significativo e importante per la sua maturazione artistica fu il suo soggiorno a Bangkok dove si recò su invito del Re del Siam, che aveva ammirato i lavori dell'artista fiorentino alla Biennale di Venezia del 1909 Nel giugno 1911, Galileo Chini si imbarcò a Genova, diretto in estremo oriente. A Rama V, morto nel frattempo, successe il figlio, il coltissimo Rama VI, che accolse il pittore a Bangkok. Chini affrescò la sala del trono nel palazzo reale e realizzò una serie di ritratti ufficiali per la famiglia reale e i dignitari di corte.

Rientrò dalla Thailandia nel 1913 riportando in Italia una serie di opere paesaggistiche e d'ambiente, che espose nel 1914 alla Mostra della Secessione Romana. Di questo artista che ebbe, nonostante la qualità, qualche difficoltà per un adeguato riconoscimento critico si celebra questa importante mostra che intende sottolineare e ricostruire il rapporto fra la tradizione toscana e Galileo Chini e fra la produzione dell'artista e questa regione. A questa terra l'artista deve la sua formazione e a questa terra, attraverso una sua personalissima elaborazione, restituisce un'originale ed eterogenea produzione artistica. L'esposizione documenta l'ampia attività pittorica di Galileo Chini, a partire dalla fine dell'Ottocento fino agli anni Quaranta del Novecento, illustrando il suo percorso artistico attraverso le modalità di ritrarre il paesaggio toscano, nel quale si riflettono i suoi stati d'animo a seconda dei periodi storici.

Sono emblematici i luminosi dipinti realizzati durante il suo soggiorno in Versilia, nella serenità domestica, o che ritraggono il paesaggio fiorentino, impregnati di sentimenti nostalgici, o quelli cupi e carichi di sconforto, realizzati nel periodo della seconda guerra mondiale. Le opere pittoriche sono affiancate dalla corposa produzione ceramica di vasi, piatti e oggetti di arredamento, a testimonianza della versatilità creativa di Galileo, precursore di una modalità artistica che troverà proseliti in Italia e in Europa.

Nel confronto tra i dipinti e le ceramiche, emerge chiaramente l´uso di linguaggi stilistici assai differenti, il primo aderisce ad un´intima percezione di sé e del rapporto con il mondo circostante, il secondo percorre un progetto innovativo e sperimentale che aderisce alle istanze internazionali dell'art nouveau. L´attività di Galileo Chini nel settore della ceramica è forse il momento più importante e significativo del processo di nascita e affermazione del modernismo internazionale in Italia, negli anni tra Ottocento e Novecento.

L´adesione di Galileo Chini ai dettami della nuova estetica è una presa di coscienza dei mutamenti avvenuti in campo artistico nei paesi d´oltralpe. Gli esemplari presenti in questa mostra di Viareggio testimoniano proprio le sperimentazioni di moduli decorativi e formali che hanno imposto queste ceramiche ben oltre i confini nazionali per le loro caratteristiche di straordinaria modernità. Inoltre, appare ben chiaro che Galileo Chini ha saputo interpretare con un linguaggio raffinato le variazioni del gusto della sua epoca, tenendo però ben presente anche i valori della tradizione sui quali innesta il suo linguaggio innovativo.

Ne sono uno splendido esempio le soluzioni ispirate al mondo della natura come motivi floreali o volti neo botticelliani che caratterizzano i primi esemplari de L´Arte della Ceramica, fondata a Firenze nel 1896, ma anche gli schemi decorativi dai moduli più stilizzati che caratterizzano la produzione della fabbrica mugellana, Fornaci San Lorenzo, fondata nel 1906. Un altro aspetto importante, per comprendere a pieno la poliedrica personalità di Galileo Chini, è la produzione di ceramiche per l´architettura, che è rappresentata dai più significativi manufatti per edifici toscani, affiancati dai progetti preparatori, insieme anche a un´accurata selezione di arredi decorati con applicazioni ceramiche. Non mancano testimonianze dell'attività grafica con alcune affiche, realizzate appositamente per eventi toscani, dove è evidente l´adozione del medesimo disegno, utilizzato sia per la decorazione murale che per la produzione ceramica.

Completa il percorso espositivo una selezionata raccolta di bozzetti per le scenografie di Turandot che testimoniano il rapporto di collaborazione con il maestro Giacomo Puccini, con il quale intrattiene un fitto scambio artistico-culturale, emblematico della familiarità del mondo di Galileo e degli artisti che gravitano nel territorio versiliese. Accompagna la mostra un catalogo, edito da Silvana Editoriale, che illustra la formazione fiorentina di Galileo Chini, la sua considerevole e molteplice produzione in Toscana e l´eredità artistica lasciata in Versilia. La mostra si avvale di un comitato scientifico composto da Alessandra Belluomini Pucci, Glauco Borella, Paola Chini, Vieri Chini, Silvia Ciappi, Gilda Cefariello Grosso, Antonia d´Aniello, Riccardo Mazzoni, Piero Pacini, Paola Pallottino, Sibilla Panerai. di Alessandro Lazzeri

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