Il litorale livornese è un territorio straordinario, famoso nel mondo per le sue eccellenze paesaggistiche, gastronomiche e vinicole, come il Sassicaia e l'ornellaia, per i suoi campioni dell'equitazione come Nearco e Ribot, per i suoi luoghi poetici come Bolgheri e il paese che prende il nome da Giosué Carducci. Ma proprio Castagneto è la protagonista di un altro miracolo italiano, quella Banca di Credito Cooperativo, che proprio quest'anno compie il suo primo secolo di vita. A immortalare la storia, talvolta rocambolesca, di una banca locale fatta di efficienza e solidarietà, di imprenditorialità e di qualità, “Una banca un po' speciale”, saggio del giornalista economico Franco Locatelli, editorialista de «Il Sole 24 Ore», edito da Leo S.
Olschki qualche settimana fa. L'istituto di Castagneto Carducci è l’unica banca di credito cooperativo della costa dell’Alta Maremma. Una banca che fa la banca, che ama la gestione del risparmio e del credito e i bilanci trasparenti. La sua storia ha elementi comuni a tante banche italiane, cresciute nel dopoguerra insieme al territorio che le circonda. E proprio per questo il saggio di Locatelli incontra due temi esemplari per il mondo bancario nazionale. Il primo è che le banche, come le grandi idee, “camminano con le gambe degli uomini”.
E anche nel destino di Castagneto ci sono figure che con coraggio e professionalità hanno retto il timone dell'istituto e a cui la comunità dei soci/azionisti deve molto, dal primo segretario Gino Scateni, al suo successore Sergio Acerbi, dallo sponsor appassionato, il mitico ragionier Piero Fabbri, direttore di zona dell'Ente Casse Rurali e Artigiane, a Paolo Viviani, fondatore e anima della Cabel, la creatura condivisa con le consorelle BCC di Cambiano e di Fornacette, che negli anni '80 ha decretato il radicamento, il successo e la gratitudine del territorio.
La Cabel, con sede a Empoli, è un esempio di gestione consortile dell'informatica, dell'internal auditing, della revisione contabile, la formazione, il leasing, il factoring, le cartolarizzazioni, e chi più ne ha più ne metta. Il secondo tema, in tempi di grandi crisi finanziarie originate all'estero, dai misfatti delle grandi banche d’affari americane, ma che sono sembrate far vacillare anche le banche nostrane, è la rilettura della madre di tutte le crisi, quella del 1929.
La prosa gradevole di Franco Locatelli, il cui gusto per la ricerca dei rapporti tra le imprese e il loro territorio, ha già prodotto nel 2004 un saggio proprio sulla BCC di Cambiano, ci ricorda che nel periodo successivo alla grande crisi, le casse rurali si erano ridotte ad un terzo del periodo precrisi (il 1922) e che proprio in quel periodo maturò la grande riforma bancaria con la legge del 1936 e il Testo unico delle leggi sulle Casse Rurali e Artigiane (1937). Così la banca locale diventa lo specchio della comunità che la esprime, e ne rappresenta nel bene e nel male la vitalità.
Ecco che Franco Locatelli racconta la “banchina” nel suo divenire grande da un decennio all'altro e il suo rapporto con le imprese locali, l'industria livornese, senza trascurare gli aspetti politici, sociali, storici e sociologici del caso. N. Nov.