Si terrà il 20 marzo a Firenze il convegno celebrativo del centenario della Federazione Esperantista Italiana che fu fondata alla fine di marzo del 1910 a Firenze. Per l'occasione il Comune ha messo a disposizione il Salone dei Duecento in Palazzo Vecchio e la Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco ha dato il suo patrocinio. Dopo la fondazione della associazione l'esperanto ha attraversato un secolo difficile. E come in tutti i momenti difficili l'esperanto ha offerto un'ancora di salvezza a tanti idealisti, che volevano aggrapparsi a qualcosa di certamente buono nel mezzo delle guerre, delle stragi e della violenza ideologica.
E' quasi miracolosa la sopravvivenza dell'esperanto e dei suoi ideali attraverso la prima guerra mondiale, il ventennio fra le due guerre e la seconda guerra mondiale. E' pur vero che già negli anni della fondazione della Fei il movimento esperantista aveva stretto saldi rapporti sia con la cultura cattolica (bisogna ricordarsi di Pio X e delle sue dichiarazioni favorevoli all'esperanto) che con la cultura socialista, e che questi rapporti in un modo o nell'altro sono continuati per tutto il novecento. La seconda metà del secolo di attività della Fei è stata caratterizzata dagli stessi elementi che caratterizzarono la società italiana in quel periodo.
Forte spinta ad agire negli anni '50 (non per niente in quegli anni la Fei diventa ente morale). Continuazione della spinta con una intensità che andò decrescendo nei decenni successivi. Rinascita, risorgimento, ringiovanimento con l'avvento di internet. Negli ultimi tempi una fortunata serie di trasmissioni televisive e radiofoniche hanno portato all'esperanto una certa notorietà. Il programma della mattinata in Palazzo Vecchio prevede un tuffo all'inizio del novecento con una presentazione della società di allora da parte di un noto cultore di storia delle idee, Massimo Rizzardini dell'Università di Milano: "Tra avanguardia e tradizione.
Idee, immagini e parole all'alba del Novecento". Molto più numerosi gli interventi sul futuro, sui secondi cento anni del movimento esperantista italiano, di Federico Gobbo, Paolo Valore, Nicola Minnaia e Fabio Bettani.