Firenze– Una “fragilità arginale nota”, in passato “sottolineata più volte”, dovuta anche al fatto che gli eventi meteorologici, dal 1996 ad oggi, si presentano “in maniera diversa” per intensità e frequenza, un rischio alluvione tutt’altro che scongiurato almeno fino all’arrivo di una stagione naturalmente meno piovosa, un sistema di allertamento da rivedere e una struttura, quella della protezione civile, che necessità di aggiornamenti. Sul tavolo della commissione Territorio e ambiente presieduta da Rosanna Pugnalini (Pd), il fascicolo del gruppo di lavoro istituito dalla Giunta toscana è corposo.
Alla commissione, incaricata dal Consiglio regionale lo scorso 12 gennaio di svolgere un’indagine per individuare cause di rottura degli argini, interventi di emergenza a breve termine e investimenti strutturali sul lungo periodo, i tecnici hanno relazionato su cosa è stato fatto, quello che si sta facendo e che sarà necessario fare. Vista la mole di informazioni date, le operazioni ancora in corso, le primissime valutazioni e l’intervento del Governo nazionale ancora da determinare (l’ordinanza è in ritardo anche se la valutazione definitiva sugli emendamenti proposti dalla Regione dovrebbe arrivare a stretto giro di ore), una relazione “conclusiva ed esaustiva - ha detto la presidente della commissione – non è possibile”.
Sarà dunque compito della prossima legislatura approfondire la questione e magari continuare in un’indagine che in pochissime settimane ha prodotto comunque molto ma non può certo considerarsi completa. Del resto i dati forniti se da un lato possono dirsi quasi definitivi (si stimano in 350 milioni le risorse che sarebbero necessarie alle province alluvionate ), dall’altro si stanno ancora acquisendo informazioni. Il quadro è tutt’altro che completo mentre gli interventi messi in campo nell’immediato sono quantificabili in svariati milioni di euro.
Lunedì scorso (01 febbraio ndr) l’Esecutivo ha varato lo stanziamento di un fondo di garanzia di cinque milioni per le imprese di Pisa, Lucca e Massa Carrara che hanno subito danni dall’esondazione del Serchio. Uno “stanziamento – hanno sottolineato i tecnici regionali – che non deve essere considerato un contributo ma un’agevolazione” e che attiverà circa 100 milioni di finanziamenti. Ma l’attenzione di Giunta e gruppo di lavoro non è puntata solo sulle risorse da attivare. Una ricognizione a tutto tondo è stata fatta per risalire alle cause di un disastro scaturito da eventi straordinari, ripetibili vista la stagione e sui quali è necessario attivare ragionamenti e approcci diversi.
Se una valutazione di carattere generale è necessaria, si sta lavorando anche su un “orizzonte diverso. Le azioni da mettere in fila per ripristinare il sistema si stanno profilando. Poi occorrerà intervenire per superare la fase di prima emergenza e ristabilire le soglie di sicurezza”. E altre soglie sono sotto osservazione. “La struttura di allertamento è da rivedere” hanno detto i tecnici. “Servono nuovi parametri calibrati su limiti più bassi rispetto agli attuali”. Discorso analogo anche per il sistema di protezione civile su cui occorrono aggiornamenti ancora tutti da studiare.
Dal consigliere del Pd Giovanni Ardelio Pellegrinotti la richiesta di una “maggiore e più efficace organizzazione” per gestire un fiume, il Serchio, “difficilissimo, forse il più complesso d’Italia che da 1992 ad oggi ha esondato quattro volte”. Secondo il consigliere sono “troppe le competenze e farraginosa è la burocrazia che si spreca attorno al fiume. Non è più possibile andare avanti così. Meglio redigere un protocollo al quale tutti gli enti devono attenersi”. Dal vicepresidente della commissione Andrea Agresti (An-Pdl), il “rischio che interventi di ripristino già fatti possano vanificarsi è concreto se non affrontiamo di petto alcune questioni stringenti”.
Il sistema idraulico “è in crisi ed è evidente una scarsa attenzione al territorio da parte delle istituzioni”. Per il vicepresidente occorre “aumentare la sezione idraulica dei fiumi per evitare che i corsi d’acqua subiscano deviazioni”. Dalla consigliera Bruna Giovannini (Sd/Sel), un ringraziamento all’operato del gruppo di lavoro che con “sollecitudine e rapidità è intervenuto per ripristinare le condizioni ideali nei territori colpiti”. Dal segretario della commissione Luca Paolo Titoni (Udc), l’attenzione anche oltre le province colpite.
“Occorre affrontare il problema della messa in sicurezza di tutta la Toscana, redigere un quadro completo e calcolare l’ammontare delle risorse necessarie”. In totale, a detta dei tecnici dell’Esecutivo, in un “mondo dei sogni” supererebbe il miliardo di euro. (f.cio)