La vita è un puzzle di foto 10x15, suggerisce Francis George Mento, artista lituano-pratese che da domani a Portodimarelive (via Pisana 128, inaugurazione ore 19,30) espone una ventina dei suoi collage dai molti profili e significati (The unusual work of Francis George Mento, fino al15 febbraio). Sono immagini che rimandano a forme arcaiche, animali preistorici, robot, tondi, croci. Hanno valenza di ricerca nostalgica, dunque il valore ‘popolare’ della cartolina-ricordo e catturano perciò lo sguardo dei giovani di cuore.
Immagini che a diverse angolature e distanze rivelano altri piani di lettura. Mento usa la macchina fotografica per scomporre la realtà attraverso una moltitudine di scatti, poi faticosamente la ricompone sommando tessera a tessera, frammento a frammento, attraverso un parto felice che dà vita ad altri simboli e nuove architetture. Dai 90 scatti (pennellate fotografiche?) di un antica fabbrica può dunque emergere un vorace coccodrillo, da una distesa d’immondizie un feroce dinosauro, da un edificio sbrecciato un agile vascello.
Ciò che spiega anche FraGMento, ovvero l’acronimico nome de plume che l’artista si è dato. Lo stesso titolo dell’opera, per lo più in inglese, è spesso una chiave che suggerisce spazi e dimensioni lontanissimi dalla prima lettura. Il critico Fabio Fazzi ne scrive in termini di ‘pluralità di elementi espressivi’, di ‘segreti frattali’, o ‘squame’, o ‘piume di pensieri che prendono forma’. Aggiungendo che, “se la Fotografia contemporanea ambisce a trascendere la propria condizione per farsi funzione futurista e futuribile di nuovi linguaggi, allora Mento è quel caposcuola coraggioso e sensibile, che usa già le sue foto come tessere di nuovi mosaici, nei quali troneggia un filo prezioso che lega storie, fatti e sottointendimenti come in poche altre espressioni possibili”. Chi è FraGMento è noto.
Nasce a Riga a capodanno del 1960. La madre è indigena, il padre italiano, emigrato durante il periodo di annessione sovietica. Negli anni Settanta Francis George studia da elettricista, poi vola negli Stati Uniti dai nonni materni. Un decennio più tardi eccolo in Italia a inseguire le altre radici. A Firenze si impiega da un famoso fotoriparatore oggi defunto. Con la fotografia ci sa fare ed è amore a prima vista. Gli scatti dalla finestra del laboratorio, al primo piano di viale Corsica, servono a controllare le macchine in riparazione prima della riconsegna. Negli anni seguenti ne troviamo traccia in Umbria, Lazio, Salento, ma soprattutto in Toscana e nelle isole dell’arcipelago.
Finalmente trova a Prato la terra su cui fermarsi. Oggi vive e lavora in un edificio di architettura industriale, un’ex fabbrica tessile sulle colline che circondano la città (www.fragmento.it).