“Il lancio della corona di alloro in Arno, che ricorda il dramma dell’alluvione, serve a sottolineare la nostra gratitudine ai fiorentini, agli Angeli del fango e alle tante persone di buona volontà che permisero alla nostra città di rialzarsi, a manifestare nuovamente vicinanza ai parenti delle vittime e a ricordare che negli ultimi anni sono state fatti molti interventi per la messa in sicurezza del nostro fiume. Penso, ad esempio, ai lavori realizzati sul reticolo fluviale minore dell’Arno, sul Mugnone, sulla cassa di espansione del Mensola, dove è nato un parco che stiamo attrezzando con l’assessorato all’Ambiente e ai lavori che continuano sulle casse d’espansione del Valdarno”.
Lo ha detto il sindaco Dario Nardella in occasione del lancio in Arno, dal Ponte alle Grazie, della corona di alloro del Comune in memoria delle vittime dell’alluvione del 4 novembre 1966. Alla cerimonia erano presenti anche l'assessore all'Ambiente Cecilia Del Re e il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.
“Come sindaco di Firenze e della Città metropolitana mi sento di poter dire che oggi l’Arno è più sicuro - ha continuato Nardella -, anche se dobbiamo sapere che il cambiamento climatico in atto sta intensificando molto i fenomeni atmosferici improvvisi come tempeste e alluvioni. Se da un lato stiamo migliorando molto, dall’altro l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico sono una minaccia costante. Per questo Firenze è impegnata anche sul fronte dell’abbattimento delle emissioni inquinanti. Aiutare l’Arno significa non solo realizzare dighe, argini più robusti, casse di espansione, ma vuol dire anche combattere l’inquinamento e impegnarsi nella lotta al cambiamento climatico. Anche così aiutiamo la nostra città e il nostro fiume”.
“La cerimonia di oggi ci ricorda che, ora più che mai, di fronte alle difficoltà, anche a quelle più difficili e spaventose come il Covid, ci si può rialzare - ha concluso il sindaco -. Ricordare l’alluvione non può essere solo un momento di tristezza, di rammarico e di dolore, ma deve essere anche un momento di speranza perché come Firenze uscì dal dramma dell’alluvione e l’Italia uscì dal dramma della Seconda guerra mondiale, così l’Italia e Firenze possono uscire da questo terribile momento dell’emergenza Covid-19. Che ha forte ricaduta sociale, psicologica ed economica, oltre che sanitaria. Quella di oggi deve essere una giornata di ricordo, ma anche di speranza”.
“Il ricordo dell’alluvione rimanda a uno dei momenti più drammatici per la Toscana. Nel 1966, l’Arno che allaga Firenze e il suo bacino colpisce la sensibilità dei toscani, degli italiani e di tutto il mondo. La memoria degli ‘Angeli del fango’, che arrivano ad aiutarci, è ancora parte della nostra storia e della nostra cultura. Ogni 4 novembre è una buona occasione per pensare all’impegno costante e agli interventi che possono prevenire le alluvioni e permettere una sempre maggiore difesa del suolo”. Così il presidente della Regione Eugenio Giani, intervenuto stamattina al webinar ‘1966-2020 - Dalla grande alluvione dell’Arno agli eventi meteo-climatici sempre più estremi e devastanti. Analisi dei rischi e della prevenzione dalle mappe delle Autorità di Distretto idrografico italiane’, organizzato dalle Autorità di distretto dell’Appennino Settentrionale e Centrale.
Oltre al presidente ha parlato anche l’assessore all’ambiente Monia Monni, che ha fatto anche un breve punto su opere e progetti in via di realizzazione per contrastare il dissesto idrogeologico e salvaguardare il territorio. “Sono giornate frenetiche – ha detto l’assessore -, segnate dall’emergenza sanitaria che stiamo affrontando, ma ho voluto comunque partecipare al convegno organizzato in occasione dell’anniversario dell’alluvione che colpì Firenze e altre città toscane.
La Toscana, negli ultimi 10 anni, ha investito 100 milioni di euro l'anno per ridurre il rischio idraulico e idrogeologico, in un'epoca in cui i cambiamenti climatici sono evidenti e tangibili. Nei prossimi anni la Regione intende rafforzare questo impegno per la sicurezza dei nostri cittadini e delle aree produttive e per preservare il nostro patrimonio. Lo faremo portando a compimento cantieri e progetti in corso e già finanziati per un totale di oltre 500 milioni, e aggiudicandoci i 534 milioni di interventi già proposti al Ministero, da finanziare con il Recovery Fund e da realizzare entro il 2026.
L'impegno – ha concluso - sarà tenere insieme sicurezza, valorizzazione ambientale e paesaggistica e fruibilità. Torneremo a guardare i nostri fiumi non come elementi di ansia e preoccupazione, ma come luoghi di bellezza e vivibilità”.
Nei prossimi anni, come spiegato sempre dall’assessore, saranno completati gli interventi ad Arezzo relativi all’alluvione del 2019, a Grosseto, per il completamento della cassa di espansione di Campo Regio, a Livorno, per l’adeguamento del Rio Ardenza e del Rio Maggiore, a Massa e Carrara del Carrione e del Frigido, nella piana di Firenze, Prato e Pistoia, per la realizzazione delle cassa di espansione dei Renai e del Pontassio e delle arginature del Calice, in lucchesia e pisano, per l’adeguamento delle arginature del Serchio, nell’area senese-fiorentina, l’adeguamento del torrente Elsa e, nell’area fiorentina, il completamento delle casse di espansione di Figline, l’adeguamento della diga di Levane e la progettazione di quelle della Sieve.
La riduzione del rischio alluvioni a Firenze passa da alcuni interventi a monte della città. Interventi previsti sia nel Piano di Gestione Rischio Alluvioni che negli strumenti di programmazione nazionali e regionali. Alcuni sono in corso di realizzazione, altri in fase di progettazione. I lavori già in corso solo per tutelare l'Arno hanno un valore di oltre 100 mln di euro e sono stati ri-avviati dal 2012, quando la Regione ha ripreso la competenza sulle misure per l'accelerazione della realizzazione degli interventi strategici, e stanno procedendo per stralci funzionali (come previsto dal Codice dei Contratti), cioè lotti funzionanti anche prima del completamento dell'intero intervento.
Interventi per l'Arno. Il più rilevante riguarda il sistema di laminazione di Figline, primo 'scudo' a tutela del centro urbano di Firenze; secondo per importanza l'innalzamento della diga di Levane. Infine verrà realizzato un sistema di casse di espansione e di "infrastrutture verdi" lungo il fiume Sieve. Il sistema di laminazione di Figline (con la Regione soggetto attuatore) comprende le casse di espansione di Leccio, Prulli, Pizziconi e Restone, situate nei Comuni di Figline e Incisa Valdarno, Reggello e Rignano sull'Arno.
La volumetria complessiva e la loro capacità di regolazione attraverso paratoie mobili, permetterà di gestire la laminazione di circa 25-30 mln di mc di acqua, riducendo il rischio idraulico della città di Firenze e dei Comuni limitrofi. Nel caso di un evento tipo quello del 1966, il sistema di laminazione di Figline permetterebbe sostanzialmente un abbattimento della portata di acqua in arrivo nel centro storico di Firenze di circa il 10%, minimizzando il rischio idraulico residuo. I lavori della Cassa Pizziconi saranno ultimati entro luglio 2022, quelli delle casse di Prulli e Leccio entro il 2025, mentre quelli della cassa di Restone entro il 2023. Regione ed Enel hanno inoltre stanziato risorse per la progettazione dell'innalzamento della diga di Levane, l'opera però non ha ancora ricevuto le attese risorse statali.
La diga di Levane è situata nei Comuni di Laterina e Pergine Valdarno, il suo rialzo e quello degli argini a protezione della pianura di Laterina permetterà di invasare ulteriori 9 mln di mc di acqua rispetto agli attuali, aumentando quindi notevolmente la sicurezza dell'Arno. Sempre in caso di un evento simile a quello del 1966, si stima che l'azione combinata del sistema di laminazione e dell'innalzamento della diga ridurrebbe la portata in arrivo al centro storico di Firenze di circa il 15%.
Anche in tal caso il soggetto attuatore è la Regione, con un costo stimato di circa 25 mln di euro. Infine il sistema delle casse di espansione e le "infrastrutture verdi" lungo il corso mediano e finale della Sieve (Comuni di Borgo San Lorenzo, Vicchio, Rufina): oltre a 'mitigare' gli effetti di eventuali piene nella Val di Sieve, contribuirà a controllare gli afflussi in Arno. Soggetto attuatore è ancora la Regione e l’intervento è in corso di progettazione; per le fasi successive alla progettazione preliminare (fatta in accordo col Ministero dell'ambiente) ci sono a disposizione le risorse del Fondo progettazione, il costo stimato ammonta a 63 mln di euro.
Leggi e finanziamenti. Negli ultimi anni le attività di difesa del suolo realizzate dalla Regione hanno subito una forte accelerazione, per cercare di ridurre il rischio idraulico e idrogeologico in un'epoca in cui i cambiamenti climatici sono evidenti e tangibili. Sono state introdotte nella normativa regionale misure per una corretta pianificazione del territorio (lr 41/2018 e lr 65/2014), snelliti i soggetti preposti all'attuazione degli interventi per la gestione del rischio alluvioni (lr 80/2015 e lr 79/2012) ed adottata una programmazione costante ed annuale degli interventi a partire dal 2014.
Da allora sono stati attivati 182 interventi e 125 progetti, per un valore di oltre 128 mln finanziati con risorse regionali. A questi si aggiungono 225 mln di risorse nazionali e regionali, confluite grazie agli accordi per la mitigazione del rischio idraulico sottoscritti da Regione e Ministero dell'ambiente nel 2010 e 2015, a cui vanno aggiunti, per il tramite anche delle Autorità di bacino Distrettuali, circa 5,5 mln di euro di risorse statali per la manutenzione dei corsi d’acqua. Inoltre con il piano Stralcio 2019 sono stati destinati alla Toscana circa 28,3 mln di euro e con il Piano Nazionale 2020 (che a breve verrà siglato con il Ministero), ulteriori 20,4 mln di euro.
Da ricordare infine le risorse per la manutenzione dei corsi d'acqua che provengono dal contenuto di bonifica, alle quali si sommano circa 7 mln di euro l'anno stanziati dalla Regione, per un importo complessivo di circa 95 mln di euro.