Al Meyer arrivano altri due bambini da Gaza

Tenda per la Palestina e contro Marco Carrai ancora sotto gli uffici di Eugenio Giani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 Giugno 2025 14:46
Al Meyer arrivano altri due bambini da Gaza

Firenze - Il Meyer torna ad accogliere due bambini originari di Gaza, arrivati nel cuore della notte accompagnati da familiari e fratellini. I due piccoli sono stati accolti nella Rianimazione dell’Ospedale pediatrico per una valutazione iniziale e presto i medici li sposteranno nei reparti più adatti a curare i loro problemi: entrambi hanno riportato gravi ferite da guerra. Una bambina di sei anni, accompagnata dal nonno, ha riportato un politrauma: a preoccupare i medici è il trauma cranico che richiederà una valutazione neurochirurgica. Il secondo bambino, di nove anni, è rimasto coinvolto nello scoppio di una bomba: ha purtroppo già subito in patria un’amputazione. Insieme al piccolo ci sono il nonno, due fratellini e la mamma, in stato interessante.

L’arrivo di questa notte è stato reso possibile nell’ambito di un programma di assistenza umanitaria del governo italiano, grazie alla Cross e alla Prefettura di Firenze. Come accaduto in occasione degli altri corridoi umanitari, il Meyer si è attivato per accogliere i pazienti e le loro famiglie: ad attenderli, come sempre, c’erano gli operatori dei servizi sociali e anche un mediatore linguistico messo a disposizione dalla Fondazione Meyer per agevolare la comunicazione con i medici. Anche l’accoglienza è stata garantita grazie al sostegno della Fondazione Meyer.

“La Toscana, come sempre, è pronta ad allargare le proprie braccia e il proprio cuore, mettendo a disposizione le proprie eccellenze sanitarie e garantire così cure adeguate a chi non lo può ricevere nel proprio paese - commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani – Offriamo una speranza a chi soffre ed è meno fortunato e lo facciamo non solo in occasione di guerre o gravi emergenze, investendo nella cooperazione internazionale ad esempio per far crescere i sistemi sanitari di altre nazioni, ispirati da tre principi che sono alla base della sanità pubblica: ovvero equità, accesso universale e lotta alle disuguaglianze”.

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 “Affidare la presidenza della Fondazione Meyer a una figura che rappresenta ufficialmente uno Stato, il cui governo è attualmente oggetto di indagine presso la Corte Penale Internazionale per presunti crimini di guerra e contro l’umanità, è una scelta profondamente inopportuna. Incarichi tanto simbolici e sensibili devono riflettere valori coerenti con la missione dell’ente che si va a guidare, in questo caso la tutela dell’infanzia” dichiara Irene Galletti, Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale della Toscana, intervenuta ieri alla Tenda per la Palestina “Non si tratta solo di una questione formale – sottolinea Galletti – ma di coerenza tra ruoli pubblici e valori.

La Fondazione Meyer rappresenta un presidio etico e sanitario dedicato all’infanzia: chi la guida deve incarnare principi di tutela, neutralità e credibilità. Questa nomina invece rischia di compromettere l’immagine dell’istituzione”.

“La Giunta regionale – conclude – ha scelto di defilarsi, attribuendo ogni responsabilità alla direzione generale dell’ASL, dimenticando però che si tratta di una figura di nomina politica. Davanti a temi che toccano la pace e i diritti fondamentali, l’indifferenza istituzionale equivale alla complicità.”

L’Associazione fiorentina Amici di Israele, attraverso le parole del suo presidente Kishore Bombaci, esprime profondo sconcerto e ferma opposizione alle dichiarazioni rilasciate alla Tenda per la Palestina: “Nel corso dell’iniziativa, il sindaco Falchi ha espresso giudizi di estrema gravità nei confronti dello Stato di Israele e ha contestato la presidenza di Marco Carrai alla Fondazione Meyer, definendo la sua figura incompatibile con i valori della sanità toscana”.

A tal proposito, Bombaci dichiara: “Esprimiamo massima solidarietà a Marco Carrai la cui opera meritoria in qualità di Presidente della Fondazione Meyer è evidente e sotto gli occhi di tutti. Le parole di Falchi dunque sono inaccettabili, e rappresentano un grave travisamento della realtà. Accusare Carrai perciò che sta accadendo a Gaza è privo di ogni fondamento logico, ma non stupisce visto l'approccio da Sempre tenuto dalla sinistra sul tema. Imputare allo Stato d’Israele di compiere una ‘sostituzione etnica’ significa adottare una narrazione estrema e distorsiva, che alimenta odio e delegittima qualunque dialogo costruttivo. Si tratta di affermazioni che, pur ammantate da una presunta sensibilità umanitaria, finiscono per contribuire a un clima sempre più ostile nei confronti degli ebrei”.

L’Associazione Amici di Israele invita infine tutte le istituzioni toscane a respinge con decisione ogni strumentalizzazione politica di una nomina che riguarda la salute e il benessere dei bambini, e a non cedere a pressioni ideologiche che rischiano di compromettere la credibilità delle istituzioni e il rispetto per tutte le comunità, a partire da quella ebraica, che da sempre contribuisce in modo costruttivo alla vita sociale e culturale della Toscana.

“Abbiamo partecipato al presidio di fronte la Regione per ribadire che la carica di presidente della Fondazione Meyer è incompatibile con il ruolo di Console Onorario di Israele” affermano Arciprete, Pizzolo e Graziani (AVS-Ecolò) “La nostra posizione non nasce da un fatto personale, ma da una valutazione politica ed etica che ci sembra non più rimandabile. La Fondazione Meyer, simbolo dell’eccellenza sanitaria e della cura dei bambini, non può essere guidata da chi rappresenta ufficialmente uno Stato che da mesi sta commettendo un genocidio ai danni della popolazione palestinese, tra cui bambini e bambine ed in spregio al diritto internazionale e ai principi umanitari fondamentali” aggiunge Vincenzo Pizzolo.

"A chi ci accusa di ideologia o strumentalità, rispondiamo con fermezza: Marco Carrai non è oggetto di critica per la sua vicinanza al popolo ebraico ma per il suo ruolo di rappresentanza verso uno Stato che, oggi, disonora proprio la sua memoria" prosegue Giovanni Graziani.Grave è l’uso strumentale dell’accusa di antisemitismo verso chi ha osato denunciare quello che sta accadendo. Questo è, a nostro avviso, uno degli atti più ignobili di questo periodo". “Se un tempo l’accusa di antisemitismo rappresentava qualcosa di gravissimo, oggi l’averla usata in modo così strumentale l’ha svuotata di significato. Così l’effetto è che, quando ci troveremo davanti a comportamenti davvero antisemiti, il senso sarà talmente logorato da non aiutarci più” conclude Caterina Arciprete“Chiediamo quindi al Presidente Eugenio Giani, alle istituzioni toscane e alla stessa Fondazione Meyer di assumersi le proprie responsabilità”.

“Esprimiamo profonda preoccupazione per i toni e i contenuti assunti nella dichiarazione diffusa da ANED Firenze a proposito della richiesta di dimissioni di Marco Carrai dalla presidenza della Fondazione Meyer. L’affermazione secondo cui la sua funzione di console onorario di Israele lo renderebbe incompatibile con la difesa dei diritti umani è una generalizzazione pericolosa, che scivola in un giudizio collettivo e simbolico che va oltre il merito delle funzioni istituzionali o delle responsabilità individuali.

Richiamare la memoria della deportazione e delle atrocità del Novecento per sostenere, oggi, che un cittadino italiano non dovrebbe ricoprire un incarico pubblico perché rappresenta ufficialmente uno Stato democratico, equivale a piegare quella memoria a una lettura ideologica e divisiva, non al servizio della verità né del rispetto della complessità.

Non si tratta di sottrarsi al dibattito sul conflitto in Medio Oriente, ma di ribadire che nessuna persona può essere esclusa da ruoli civili o sociali in base alla propria funzione diplomatica o alle proprie relazioni internazionali. L’idea che vi siano oggi ambiguità morali legate alla rappresentanza ufficiale di uno Stato democratico riconosciuto rischia di aprire la porta a una forma di discriminazione inaccettabile nella vita pubblica.

Rifiutiamo con fermezza ogni logica di epurazione o delegittimazione morale che prescinda dai fatti e si basi su etichette o colpe per associazione. Questo approccio compromette il confronto democratico e alimenta una polarizzazione dannosa per la convivenza civile” dichiarano i consiglieri di Fratelli d’Italia Giovanni Gandolfo, Angela Sirello (capogruppo) e Matteo Chelli.

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