FIRENZE- Il Libro d’Oltremare, un diario di viaggio nei Luoghi santi, compiuto dal monaco Niccolò da Poggibonsi a metà del XIV secolo, è una delle più antiche relazioni di pellegrinaggio scritte in volgare. Nonostante le numerose versioni disponibili, nel corso dei secoli, e la notorietà tra gli studiosi attende ancora una edizione critica esaustiva. La questione è stata al centro di una giornata di studi che si è tenuta nel dicembre 2017 alla Biblioteca nazionale Braidense di Milano, i cui lavori sono oggi raccolti in un libro edito da Leo S. Olschki, nella collana “Studi sulle abbazie storiche e ordini religiosi della Toscana”.
Il bel volume (cm. 17 x 24, xxiv-220 pagine) con 46 figure e quattro tavole a colori, raccoglie dieci contributi di studiosi del calibro di Cristina Acidini, Kathryn Blair Moore, docente alla Texas state university, e di Paolo Tiezzi Maestri, presidente dell’Istituto per la valorizzazione delle abbazie storiche della Toscana.
Il trecentesco Libro d’Oltramare del francescano Niccolò da Poggibonsi narra della sua visita ai luoghi santi in Palestina. I racconti di pellegrinaggio in Terra Santa, a partire dal IV secolo, sono un’importante fonte storica. Tuttavia, caratteristica del genere letterario, è necessario distinguere tra diari di esperienze reali, guide destinate ai futuri viaggiatori, o testi puramente letterari. Questa analisi è tanto complessa, quanto ricca di fascino. E nello specifico di grande attualità, sin tanto che non verrà definito il canone testuale con una edizione critica.
Questo lavoro, come chiarito nel volume appena pubblicato, sarà un passaggio cruciale per il patrimonio librario delle biblioteche religiose, per l’ambiente degli studiosi e per la comunità di Poggibonsi, che così meglio potrebbe celebrare il proprio illustre concittadino. Ma già oggi, nelle numerose versioni che nei secoli hanno integrato e sovrapposto il testo originale, è una lettura di interesse anche per il grande pubblico, in quanto parla dei temi eterni della conoscenza e della diversità.
Con la cautela di saper leggere l’antico testo con occhiali che filtrino la visione e ne riproporzionino i contenuti agli occhi dei moderni. All’epoca del frate Niccolò, ben prima che il rinascimento fiorentino ri-imponesse i classici greci al centro della cultura moderna, la percezione del mondo era assai diversa da come lo concepiamo oggi. Dunque il diario di viaggio del francescano di Poggibonsi verso Oriente è sì un pellegrinaggio attraverso terre sconosciute, ma in una accezione geografica assai diversa dalla nostra, in cui i luoghi sono tutt’uno con i popoli che li abitano e le avventure che vi si svolgono. Un approccio spazio-temporale che dipana l’esperienza individuale e il cammino umano come un unicum indistinto, in cui teologia e astronomia stanno insieme sino alla rivoluzione galileiana, in cui divino e terreno sono parti complementari del mondo esistente.