Delia sta tornando a casa, passando per il parco, quando la nebbia sembra chiudersi intorno a lei. Primula, giovane laureata in filosofia finita a battere i marciapiedi, organizza una sanguinosa riscossa. La criminologa Brenda, sulla poltrona del dentista, medita sul misterioso serial killer che non le dà pace. Sono tre donne immerse in un mondo scuro e terribile, quel lato tenebroso della realtà quotidiana dipinto nei racconti di Giovanna Gemignani. Nella raccolta “Livida luna” (pp.
80, euro 9), inserita dall'editore Mauro Pagliai nella collana Giallo&Nero, la scrittrice lucchese affronta con stile rapido efficace, come la lama di un assassino, un viaggio verso mondi dove regnano paura, sofferenza e dolore. Realtà popolate da personaggi spesso in bilico tra amore e odio, tra sanità e follia, tra redenzione e condanna eterna. Come Duilio, trasformato in un mostro dai traumi subiti nell'infanzia, che scivola verso un abisso senza fondo e allo stesso tempo verso "un'apoteosi d'amore", o Greta, vittima e carnefice, che cammina in una spirale di crudeltà verso un finale ineluttabile e simbolico.
Attraverso i personaggi di Livida luna l'autrice sembra urlare la quotidianità dell'orrore, la banalità della violenza, la normalità della tragedia. Il mondo spietato di cui scrive, fatto di assassini e vittime, di ricatti e di vendette, è dietro l'angolo: ciò che più spaventa non sono le urla nella notte, né il rosso del sangue, quanto la paura che gli incubi nascosti tra le pagine del libro possano non dissolversi dopo il risveglio. M. Locandro