"Se verrà realizzata la stazione di Foster migliaia di fiorentini saranno condannati per oltre dieci anni ad una vita impossibile. La stazione non va costruita". E' l'allarme lanciato da Ornella De Zordo, capogruppo di perUnaltracittà, al sindaco di Firenze Matteo Renzi a pochi giorni dalla decisione finale sul destino della stazione fiorentina dell'alta velocità. "I danni provocati dai lavori non saranno soltanto per la tenuta degli edifici di una città patrimonio dell'umanità - ha sottolineato De Zordo - ma colpiranno la stessa popolazione che con l'apertura dei cantieri subirà disagi pesantissimi vedendo inoltre compromessa la propria salute".
(fdr)
Ecco il testo integrale della lettera.
Caro Sindaco,
quelli che viviamo sono giorni cruciali per il destino urbanistico, sanitario e ambientale di questa città. Tra pochi giorni il governo, le ferrovie e gli enti locali si ritroveranno per decidere il destino della stazione Foster. Come ben sai esiste una soluzione più semplice e indolore per il passaggio del treno AV da Firenze, senza ricorrere al tunnel e alla relativa stazione. Poiché è della realizzazione di quest'ultima che discuterete, abbiamo deciso di scriverti perché ci sono aspetti che i decisori politici hanno tenuto finora nell'ombra ma che sono emersi con chiarezza dalle analisi di autorevoli esperti e tecnici del Gruppo di studio dell'Università di Firenze.
Un progetto raffinato? No, solo fumo negli occhi
Come spesso succede, un raffinato progetto di un “archistar” serve per mascherare scelte devastanti.
Cosa c’è dietro il progetto di sir Norman Foster per la stazione AV sotterranea in area ex Macelli? Un intervento che con ogni probabilità provocherà danni consistenti e irreversibili ad una parte della città di Firenze, e sicuramente condannerà per almeno una dozzina d’anni molti fiorentini ad una vita impossibile. Impatto devastante per Firenze Dopo aver tagliato oltre 150 alberi e demolito un numero imprecisato di edifici, si comincerà a scavare una enorme buca delle dimensioni di 450 metri per 50, profonda 50, per un totale di circa 1.200.000 metri cubi di terra (dati RFI).
Ci vorranno anni di lavoro, anni di attività di un cantiere di circa 10 ettari che lavorerà 18-24 ore al giorno, e che comprende anche 3 impianti di separazione fanghi, una centrale di betonaggio, una di jet grounding (formazione di calcestruzzo da sparare a pressione), officine e servizi. L’impatto in termini di rumore, polveri, vibrazioni, sarà devastante. E non valutato. L'Arpat: il progetto è “largamente insufficiente” L’Arpat (parere 20 ottobre 2003 allegato alla DGR 1073 del 20.10.2003) per il progetto definitivo parla di studio “largamente insufficiente” per le emissioni in atmosfera; per il rumore ritiene che, in mancanza di adeguati studi, “i limiti di inquinamento acustico saranno certamente superati vista la tipologia di macchinari utilizzati”. Traffico, polveri, rumore: la città diventa invivibile La montagna di terra escavata (una piramide di 100 metri di lato e alta 360 metri) verrà portata via con camion, a differenza di quanto sosteneva il progetto sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale.
Le Ferrovie (nota del 13 marzo 2009) prevedono un traffico di mezzi pesanti su via Circondaria-viale Guidoni mediamente pari a 61 mezzi al giorno per senso di marcia, con punte massime di 171. Tutto ciò significa condannare un intero quartiere all’invivibilità. Case con finestre sigillate (invano) per difendersi dalle polveri e dl rumore, affezioni respiratorie che colpiranno i soggetti a “rischio”, bambini, anziani, persone con patologie preesistenti. Ma anche soggetti non a rischio. Possibilità di vita all’aria aperta ridotta a zero, traffico enormemente appesantito rispetto all’attuale. Il drammatico precedente bolognese Non sono previsioni di qualche catastrofista, è quello che è già successo per esempio a Bologna, nella zona di via Carracci, dove interi edifici sono stati evacuati, molte persone hanno cambiato casa perché non in grado di sostenere per anni una vita fatta di insonnia per rumore e vibrazioni, di polvere, di malattie (http://www.youtube.com/watch?v=pyqocU7r9GE). Una diga lunga 500 metri bloccherà la falda Ma tutto questo non è che una parte di quello che ci aspetta.
L’impatto più preoccupante è quello sulla falda. Un muro impermeabile lungo 500 metri e profondo 50, una diga, interromperà il normale movimento dell’acqua sotterranea, che naturalmente si sposta dalle colline verso l’Arno, e sta ad una profondità di circa 8-10 metri. A più riprese sono stati richiesti approfondimenti sull’impatto idrogeologico e sulle misure di mitigazione, mai effettuati da Ferrovie. Non conoscendo quali sistemi sono stati pensati per ovviare a questo rilevantissimo impatto, nonostante le reiterate richieste di Regione e Arpat (parere Nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale Regione Toscana 20.11.1998; parere Area Tutela del Territorio 15.10.2003, parere ARPAT 20 ottobre 2003) che hanno sottolineato una sottovalutazione del problema, c’è da aspettarsi un consistente innalzamento del livello della falda a monte della stazione, con allagamenti di scantinati, affioramenti rapidi in caso di pioggia, umidità risalente pressoché ovunque. Edifici lesionati a decine di metri dallo scavo Ma il peggio sarà a valle, dove un abbassamento della falda provocherà un inaridimento del terreno, e una sua sicura deformazione, che si ripercuoterà in superficie provocando movimenti superficiali, lesioni e cedimenti negli edifici, anche a distanza di decine di metri dal fronte di scavo.
Chi abita in zona viale Redi, via Circondaria, Ponte di Mezzo (ma non solo loro) può aspettarsi prima crepe sui muri, poi il loro allargamento, fino alla possibile inagibilità dell’edificio, secondo il grado di compromissione della stabilità del terreno e le caratteristiche dell’edificio. Priorità a Firenze e ai fiorentini. La stazione va fermata In vista dell'imminente incontro decisivo sulla scelta della stazione AV di Firenze, chiediamo che vengano rispettati e difesi i diritti della popolazione fiorentina e che la salute e la vivibilità vengano poste al di sopra di cattivi accordi pregressi che di questi aspetti hanno del tutto ignorato. Ornella De Zordo, capogruppo perUnaltracittà perUnaltracittà, lista di cittadinanza