Toscana meridionale: crisi meno grave ma peggiora il manifatturiero

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 gennaio 2009 23:31
Toscana meridionale: crisi meno grave ma peggiora il manifatturiero

Fatturato e investimenti in diminuzione nelle imprese artigiane della Toscana meridionale. Una fase di crisi che appare meno grave rispetto alle aspettative, ma che presenta pesanti indizi di forte preoccupazione, mentre le note positive sono limitate e probabilmente temporanee.
Non mostra una situazione rosea il quadro delineato per il primo semestre 2008 dal Rapporto Trend, l’analisi congiunturale sull’economia delle tre province della Toscana meridionale (Arezzo, Grosseto, Siena) promossa da Cna, in collaborazione con Irpet e Istat, ed effettuata attraverso dati oggettivi, quelli della contabilità delle imprese.

L’arretramento più grave riguarda il comparto manifatturiero, il settore più esposto alla concorrenza internazionale, mentre il comparto delle costruzioni registra le performance migliori e una discreta tenuta si evidenzia anche per i servizi. La preoccupazione tuttavia resta e per 3 motivi: non è solo crisi, ma un declino organico; la congiuntura negativa probabilmente si sta già diffondendo dal manifatturiero alle costruzioni e ai servizi; il calo degli investimenti e dei margini sono un limite alle possibilità di ripresa nel breve termine.
“Questi risultati – commenta il Presidente Cna Toscana, Marco Baldi – sono sostanzialmente in linea con quanto emerso dall’Osservatorio Regionale sull’Artigianato.

Anche il rapporto dall’Osservatorio infatti delinea per l’artigianato toscano una forte criticità che ormai, purtroppo, si manifesta con una diversa intensità sui vari settori produttivi non soltanto nella Toscana meridionale, ma in tutte e dieci le province. Cna auspica che gli importanti interventi messi in opera dalla Regione nelle ultime settimane aiutino ad invertire la tendenza e a costituire un sufficiente aiuto per l’artigianato della Toscana”.
Nelle tre province della Toscana meridionale l’indicatore principale, ovvero il fatturato aggregato delle imprese artigiane nel primo semestre 2008, è in contrazione complessiva, -3,4%.

Questa contrazione è il risultato di tendenze contrastanti: a una discreta tenuta nei servizi (servizi alle famiglie -3,7%, ma servizi alle imprese +30,3%) e nelle costruzioni, in crescita del 13,8%, fa da contraltare la criticità del fatturato dell’artigianato manifatturiero: -2,8% la metalmeccanica, -12,3% il tessile-abbigliamento, -58,7% l’oreficeria, -19,5% pelle e calzature. Solo il settore legno-mobili è in tendenza positiva (+14,2%).
L'allarme crisi per l’artigianato della Toscana meridionale non affonda le sue radici sull'emotività dell’attuale momento di crisi, quanto su tendenze negative di medio periodo e di declino strutturale irreversibile di questo comparto economico: una emorragia che ha afflitto le imprese artigiane con perdite e dimagrimenti sistematici di fatturato e valore aggiunto, una erosione continuata in anni caratterizzati da una congiuntura globale più favorevole.
Le dimensioni economiche di fatturato artigiano dell’area presentano un trend discendente: da un valore di euro 895.711.929 nel primo semestre 2005, si scende agli euro 844.125.922 del 2008 (sempre dati primo semestre).

L’economia artigiana della provincia di Arezzo si conferma la più consistente per livelli di fatturato: oltre 370 milioni di euro, contro gli oltre 221 milioni di euro per la provincia di Siena e oltre 251 milioni di euro per la provincia di Grosseto, ma Grosseto e Siena mostrano nei primi sei mesi 2008 segnali di recupero rispetto all’anno precedente, mentre Arezzo arretra parecchio: -18,2% rispetto al primo semestre 2007. Il trend degli investimenti nella Toscana meridionale evidenzia le incertezze che serpeggiano nel mondo artigiano e le difficoltà sul mercato del credito, che probabilmente si acuiranno nei prossimi mesi.

Si registra inoltre in questa area nel periodo gennaio-settembre ‘08 una diminuzione di imprese artigiane, con un saldo negativo fra nascita di nuove imprese e cessazioni di -133 imprese (di cui -117 nella provincia di Grosseto, -28 Arezzo e +12 Siena), in particolare ditte individuali e società di persone; il saldo delle società di capitali artigiane è invece positivo: +64 imprese. I dati congiunturali analizzati sono relativi al primo semestre del 2008: la crisi sembra essersi abbattuta prevalentemente sul manifatturiero e particolarmente sull’orafo.

La crisi economico-finanziaria internazionale e le prospettive di recessione per il 2009, particolarmente penalizzanti per l’Italia e soprattutto per la Toscana, potrebbero avere conseguenze negative anche sugli altri settori. Le costruzioni, nell’area il più importante settore artigiano per fatturato, si trovano già a dover fare fronte ad un esaurimento del proprio ciclo espansivo. Anche i servizi e le riparazioni dovranno fare i conti con la contrazione della domanda. Già a partire dal primo semestre del 2008 nella contabilità delle imprese artigiane sono presenti tutti i sintomi premonitori della crisi, in particolare la riduzione dei margini operativi e il drastico taglio degli investimenti.

In tal senso la parziale tenuta dei fatturati che ha caratterizzato questo primo scorcio del 2008 non fornisce un quadro completo della congiuntura, in quanto può essere considerata come l’ultimo sussulto di un ciclo economico ormai esaurito. In particolare, il forte taglio degli investimenti rappresenta allo stesso tempo il sintomo più emblematico della crisi in divenire ed una pesante ipoteca sulla capacità di crescita e di rilancio a breve.
Arezzo dall'orafo e dal manifatturiero la crisi si sta estendendo agli altri comparti dell'artigianato aretino
In provincia di Arezzo la crisi manifatturiera si è accanita sui distretti tipici.

La pesante congiuntura dei settori orafo e manifatturiero non è stata compensata dalla tenuta dei servizi e ancor meno delle costruzioni, le quali mostrano segni tangibili di cedimento del fatturato. Nel complesso il fatturato dell’artigianato nel primo semestre 2008 ha subito un calo consistente rispetto all’analogo periodo 2007 (-18,2%). Si è esaurita l’onda rigeneratrice che aveva trainato l'artigianato della provincia di Arezzo nel 2007, tendenza che aveva acceso speranze di una ripresa strutturale del manifatturiero, protagonista dello sviluppo produttivo di questo territorio.

Sul risultato negativo nel primo semestre 2008 ha pesato innanzitutto il settore orafo (-61,4%), ma vi è stata anche la contrazione di gran parte delle attività manifatturiere artigianali (metalmeccanica -13,0%, moda -21,0%, alimentari -10,2%); sola eccezione il legno-mobili (+29,6%). Le costruzioni hanno pure registrato delle perdite (-12,1%), mentre i servizi hanno tenuto anche se su questi pesa il clima di forte incertezza della domanda. Il crollo degli investimenti, anche se prevalente nel settore manifatturiero, rappresenta una grave ipoteca per le possibilità di ripresa a breve termine.

La crisi è tuttavia anche uno stimolo per qualificare la competitività del tessuto artigiano, ad esempio spingendo le imprese ad affinare le strategie di prodotto e di mercato. L’andamento non drammatico degli indicatori di contabilità è in buona parte il frutto del comportamento prudente di aziende artigiane coscienti di affrontare una crisi non passeggera e del loro obiettivo di superarla e risorgere, puntando a tornare ad investire per rilanciarsi nel momento opportuno. Anche i dati del registro delle imprese non evidenziano, per il momento, un numero di cessazioni aziendali che faccia pensare a un diffuso fenomeno di espulsione d’imprese dal mercato.

La capacità di sopravvivenza di molte piccole aziende dipenderà dalla lunghezza e dalla durezza della crisi. Una crisi breve ne renderebbe reversibili i danni, che così intaccherebbero solo marginalmente la consistenza del tessuto artigianale aretino e dei suoi distretti trainanti.
Grosseto le costruzioni ‘rimbalzano’ positivamente e l’artigianato cresce, ma la crisi incombe
In posizione intermedia tra Arezzo e Siena appare la congiuntura nella provincia di Grosseto: +20,5 rispetto al primo semestre 2007.

Ciò per via del salto positivo delle costruzioni (+39,5%), settore che aveva incassato pesantissime perdite nel 2007 trascinando verso il basso l’economia artigiana provinciale. La crescita degli indicatori di fatturato 2008 rispetto al 2007 non è il segno di una congiuntura interamente positiva. Due sono gli elementi chiave.
Per prima cosa, la performance dell’artigianato grossetano dipende molto dall’andamento delle costruzioni, con una quota del 61,6% sul fatturato complessivo; ogni lettura della congiuntura non può prescindere quindi dall’analisi del ciclo economico delle costruzioni.
In secondo luogo, il ciclo economico delle costruzioni ha beneficiato nel primo semestre del 2008 di un consistente aumento rispetto all’analogo periodo 2007; questo incremento, però, non ha permesso di recuperare la consistenza del primo semestre 2006 per cui l’attuale ripresa di fatturato deve considerarsi piuttosto un ‘rimbalzo tecnico’, e non una ripresa vera e propria.
La mancata ripresa degli investimenti (solo 3,2 milioni di euro nel primo semestre 2008) esprime purtroppo la criticità dell’attuale situazione e ne condiziona il futuro sviluppo, è il sintomo che le imprese hanno sfiducia nella tenuta della domanda.

Inoltre, servizi e manifatturiero sono in stallo o in contrazione: alimentari -4,0%, riparazioni -19,3% (sul primo semestre 2007). Fa eccezione la metalmeccanica: nel primo semestre 2008 presenta una performance positiva di fatturato (+ 12,5%). Il pessimismo latente e l’oggettiva difficoltà dell’economia artigiana grossetana è evidenziata anche dal consistente numero di cessazioni aziendali, superiore alle iscrizioni nei primi nove mesi del 2008. Nel periodo gennaio-settembre ‘08 nella provincia di Grosseto il saldo fra nascita di nuove imprese artigiane e cessazioni è infatti negativo: -117 (Arezzo -28 e Siena +12).


Siena tiene il fatturato, ma il futuro è incerto
La situazione congiunturale dell’artigianato senese è la migliore delle tre province. Il trend è positivo nel medio periodo, osservandolo dal 2005: una valutazione particolarmente buona se comparata con la congiuntura delle altre due province della toscana meridionale.
Tiene il fatturato, che anzi presenta una certa crescita rispetto al primo semestre del 2007 (+6,5%). La crescita è trainata dalle costruzioni (+20,1%), nei servizi l’andamento è alterno (-6,1% servizi alle persone e +66,7% servizi alle imprese), il manifatturiero presenta una performance negativa (alimentari -7,3% e legno-mobili -12,2%), mentre è in controtendenza la metalmeccanica con un +4,7%.

La congiuntura del primo semestre 2008 non negativa in provincia di Siena non significa che l’artigianato senese non sia affetto da problemi o abbia rosee prospettive. Malgrado la sostanziale tenuta degli investimenti (in diminuzione rispetto al primo semestre 2007, ma non rispetto ad altri periodi) e della fiducia delle imprese nel futuro del mercato, è difficile supporre la tenuta del settore delle costruzioni. E il peso di questo settore sul fatturato complessivo dell’artigianato senese raggiunge, nel primo semestre 2008, ben il 46%, poco meno della metà dell’economia artigiana della provincia; la dimensione del settore è tale quindi da influenzare in modo decisivo il ciclo del comparto artigiano, con influssi consistenti sull’evoluzione dell’economia provinciale.

E la crescita del settore costruzioni dovrebbe, realisticamente, anche in questa provincia trovare freno nella contrazione della domanda locale legata alla fase di stallo generalizzato del mercato immobiliare e alle difficoltà sul versante del credito e degli investimenti. L’andamento degli investimenti conferma la propensione a investire come un elemento peculiare di risposta alla crisi, ma, in una fase di crisi nazionale e internazionale, anche Siena potrebbe subire gli effetti del razionamento del credito bancario; d’altra parte potrebbe beneficiare, nel medio periodo, del taglio dei tassi d’interesse.

Lo sviluppo della voce investimenti a Siena può, in ogni caso, testimoniare la volontà degli imprenditori artigiani locali a presidiare i loro mercati strategici con il rafforzamento delle imprese.

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