I dipendenti del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna manifestano tutta la loro preoccupazione per la grave situazione in cui l’Ente si sta trovando a causa del drastico taglio dei finanziamenti da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Alla forte riduzione del contributo ripetutamente applicata negli ultimi anni a tutti i Parchi Nazionali si aggiunge infatti per l’Ente Parco delle Foreste Casentinesi un ulteriore e pesante taglio, dovuto ai complicati meccanismi di calcolo del contributo ministeriale.
L’assenza degli organi e del direttore che ha caratterizzato l’Ente negli anni del commissariamento (di cui l’Ente come noto non ha alcuna responsabilità) è presa come motivo per calcolare il contributo senza le spese per tali organi, che invece sono ora presenti e che devono ovviamente essere calcolati. Il contributo del Ministero per il 2009, comunicato solo a novembre dello stesso anno, e quello prospettato per il 2010 sono dunque molto al di sotto di quanto necessario al minimo funzionamento dell’Ente, anche nell’ipotesi in cui le spese per gli investimenti dovessero derivare dall’autofinanziamento come talvolta prospettato.
L’Ente è costretto a rinunciare a cospicui finanziamenti comunitari e regionali semplicemente per l’assenza delle minime quote di cofinanziamento necessarie. Il Bilancio che il Consiglio Direttivo dell’Ente sta approvando in questi giorni è stato costruito per rispettare l’obbligo di pareggio ma prevede stanziamenti dei singoli capitoli largamente insufficienti anche per il funzionamento di base della pur esile struttura dell’Ente, che con soli 17 dipendenti ha svolto e svolge un ruolo fondamentale nella conservazione e nella promozione del territorio.
Anche i fondi per la sorveglianza sono stati tagliati in modo drastico, come quelli per gli indennizzi dei danni da fauna, della ricerca scientifica, della manutenzione dei sentieri. I dipendenti assicurano al Consiglio Direttivo dell’Ente ed alla Comunità del Parco tutto il sostegno alle azioni politiche che questi certamente attiveranno con la dovuta determinatezza nei confronti del Ministero dell’Ambiente, del Parlamento, degli Enti locali, di Federparchi e di tutti i soggetti competenti affinché la situazione dell’Ente venga presa in seria considerazione prima che i valori ambientali e socioeconomici dell’area protetta, ancor prima che dell’Ente stesso, vengano irrimediabilmente compromessi.
Ciò che viene chiesto è in fondo semplicemente l’adeguamento del livello minimo del contributo ministeriale, a correzione degli errori di calcolo che si sono verificati e dei pesanti tagli applicati dal Governo negli ultimi anni. Qualora la situazione non venga presa nella dovuta considerazione da tali soggetti, i dipendenti stessi non escludono di mettere in atto azioni di mobilitazione, non a difesa della propria posizione lavorativa che non è in discussione ma piuttosto dei fondamentali valori del territorio protetto e dei suoi residenti, che l’Ente ha in questi anni difeso e valorizzato con tutti i mezzi disponibili.