di Silva De Marchi, Ida Giari e Dino del Re Le abitazioni di Cintoia sono in parte servite da Publiacqua e in parte usufruiscono dell’acqua locale, che viene erogata da un privato. Quest’ultimi, però, non hanno acqua potabile in casa, poiché il liquido erogato è definito agricolo, non domestico. Aggiungo che nessuno di loro è coltivatore diretto. Alcuni anni fa un gruppo di abitanti fecero domanda a Publiacqua per ottenere l’allacciamento alla rete pubblica: furono fatti dei sopraluoghi, stesi progetti, eseguiti i lavori del caso.
Ciascun richiedente predispose a proprie spese le tubature che dalla propria abitazione avrebbero dovuto raggiungere il punto di collegamento (individuato da Publiacqua) con la rete idrica. I lavori ottennero l’avvallo dell’ente preposto, ma poi gli utenti potenziali si sentirono rispondere ‘Non possiamo ….’ E furono rimborsati per le spese sostenute per i lavori di allaccio richiesti e già approntati (con loro avvallo). Un ‘gabbiotto’ poco gradevole alla vista, di cemento, tutto aperto, con tubi fuoriuscenti e troncati è rimasto a testimonianza dei lavori interrotti.
E’ ancora lì, ben visibile. Gli utenti potenziali rimasero basiti e, come si suol dire, a bocca asciutta. Tutto continuò in modo indisturbato: acqua non potabile dalle cannelle e acquisti di litri e litri di acqua da bere in bottiglia (con conseguente spreco di plastica ecc…). Il problema dell’allaccio alla rete idrica comunale è ora riapparso: il proprietario dell’acqua chiede giustamente di regolarizzare la situazione, sottopone un contratto non irrisorio (nessuno degli abitanti NON vuole pagare per l’uso dell’acqua!) per l’erogazione di acqua non domestica e intima la sospensione dell’erogazione a chi non firma tale proposta entro un termine da lui fissato, ossia il 20 novembre 2009.
Immediatamente è stato richiesto nuovamente l’allaccio alla rete idrica pubblica ma, ancora una volta, la risposta è stata inesorabile : “non possiamo darvi l’allaccio per insufficienza della rete idrica... “. Sono state contattate anche le autorità locali, Federconsumatori (che si sta adoprando), il difensore civico della provincia. Nessuno ci ha dato buone notizie, proposto soluzioni accettabili e attuabili in tempi decenti. Dovremo allora firmare il contratto privato che ci garantisce l’approvvigionamento di sola acqua non domestica, ad un costo significante (un canone annuale di 150€ cadauno e € 1,80 per mc consumato ) e pensare che l’acqua non sia un servizio, un diritto?