E’ partita da Firenze, per iniziativa di Confartigianato, la proposta di azione unitaria volta ad abolire il decreto ministeriale 53/2009 che, di fatto, rischia di trasformare i restauratori artigiani italiani (30.000 imprese, 2.800 in Toscana, 1.000 a Firenze, con una media di addetti toscani pari a 2,8 in base alle stime del “Progetto Sistema Toscana Restauro” della Regione Toscana) in precari senza qualifica e senza futuro. La normativa, infatti, riconosce come restauratori solo i diplomati dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma e dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze: un numero limitatissimo di persone, destinato ulteriormente a scemare visto il blocco delle iscrizioni stabilito, per esempio, dalla prestigiosa scuola romana. “Soprattutto - spiega Riccardo Bianchi, consigliere nazionale di Confartigianato Restauro, nonché presidente di Confartigianato Restauro Toscana e Firenze - vengono escluse dalla qualifica, che è conditio sine qua non per la partecipazione ai bandi dei restauri pubblici, migliaia di addetti ai lavori che esercitano da anni, in bottega, la professione (così come fatto al tempo da Michelangelo e Botticelli), obbligandoli a rivolgersi ad una clientela esclusivamente privata che, in Toscana, ha coperto nel 2006 solo il 16% del mercato, quota enormemente diminuita nell’ultimo anno a causa della crisi economica”. In Toscana, infatti, la distribuzione media del fatturato delle imprese del settore restauro per tipologia di cliente vede al primo posto Sovrintendenze ed enti statali (29,1%), seguite da Amministrazioni locali (12,4%), Privati (16%), Antiquari (10,2%), Enti religiosi (9,6%), Musei (7,3%), Fondazioni (6,6%), altri (4,7%) e altri restauratori (4,2%), in base ai dati “Progetto Sistema Toscana Restauro” (2006). “Un decreto - prosegue Bianchi - che spazza via generazioni di competenza e professionalità, impedendo anche a quelle future l’accesso alla professione.
Tra i requisiti stabiliti dalla normativa per il rilascio della qualifica di restauratore in assenza del titolo di studio previsto c’è, infatti, quella di dover certificare esperienze lavorative nel campo dei beni culturali precedenti al 1993”. Confartigianato stima che le imprese di restauro in grado di ottenere l’accreditamento previsto dalla normativa siano solamente 600 (2% del totale). “Un numero così esiguo - prosegue Bianchi - da obbligare al subappalto. Una pratica diffusa già oggi, regolata prevalentemente dalla logica del massimo ribasso, a scapito della qualità del lavoro”. Per questo, a margine del Salone del restauro che si è svolto nei giorni scorsi a Firenze, Confartigianato si è fatta portatrice di una proposta di iniziativa unitaria nei confronti del Ministero dei Beni Culturali che contempla la redazione di un documento per la modifica della normativa, sottoscritta da tutte le sigle di rappresentanza del settore e da tutti gli artigiani restauratori non appartenenti ad alcuna associazione di categoria. La Toscana ospita alcuni dei maggiori restauratori artigiani nazionali che hanno, fino ad oggi, lavorato per i Beni Culturali.
Solo per citarne alcuni, i fiorentini Primo Biagioni (suoi tra gli altri i restauri dei mobili del Museo Stibbert e della collezione di mobili di Lord Acton a Villa La Pietra) e Adriano Giachi (autore anche dei restauri della Fontana del Bacchino a Boboli e di gruppi scultorei del Parco Bardini Peyron). La distribuzione media del fatturato per tipologia di oggetti, materiali o lavorazioni restaurati, in Toscana (dati “Progetto Sistema Toscana Restauro”, 2006) vede come settori principali quelli dei dipinti su tela e degli affreschi e pitture murali (13,9% ciascuno), seguito da dipinti su tavola (12,9%), legno scolpito e/o policromo (8,1%), lapidei (7,1%), carta, stampe e libri (5,2%), mobili (4,8%), metalli (4,5%), arazzi, tendaggi, tappeti e tessuti (4%), strumenti musicali e stucchi e intonaci (2,8% ciascuno), opere murarie e strutturali ed intaglio (2,7% ciascuno), maioliche, vetro e porcellane (2,1%), bronzi (1,3%), mosaici e pietre dure (1%), metalli preziosi (0,8%), pavimentazioni e avorio-madreperla (0,1% ciascuno), altro (9,2%). Fonte dei dati citati: “Progetto Sistema Toscana Restauro”, finanziato dalla Regione Toscana, coordinato da Artex, realizzato in partenariato con UNIFI-CABEC, Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” IFAC-CNR, El.En (Centro accreditato MIUR) ed il contributo e sostegno di Confartigianato Imprese Toscana e altri.