Il regolamento al Codice per i beni culturali che stabilisce nuovi criteri per le qualifiche dei restauratori “è grave perché è retroattivo: è come se si chiedesse ad avvocati che operano da decenni di rifare l’esame di Stato”. Lo ha affermato il vicesindaco di Firenze Dario Nardella incontrando, a margine dell’inaugurazione del Salone del restauro alla Stazione Leopolda, un gruppo di restauratori che manifestavano contro le modifiche imposte dall’adozione dell’articolo 182 del Codice di beni culturali e degli atti correlati.
In particolare, hanno spiegato, si teme che anni di lavoro e qualifiche ottenute nel tempo non siano più valide. I manifestanti hanno anche consegnato simbolicamente a Nardella e all’assessore provinciale alle attività produttive Giacomo Billi le chiavi dei loro laboratori e cantieri. “La verifica delle qualifiche dei restauratori – ha detto Nardella - deve certamente andare in direzione di una migliore qualità ma non deve arrivare a una selezione ingiusta e che non tiene conto di decenni di lavoro.
Il Comune ha già avuto un incontro con il dottor Ungari, estensore di una circolare che ha in parte sospeso il regolamento; speriamo che questo sia un primo passo verso una revisione della materia”. Nardella ha anche scritto nei giorni scorsi una lettera a Maddalena Ragni, direttrice regionale per i beni culturali e paesaggistici, ad Alessandra Marino, soprintendete ai beni architettonici, a Cristina Acidini, soprintendente per il Polo museale, e alle categorie economiche e ai sindacati per offrire la disponibilità del Comune a collaborare a un monitoraggio dell’andamento del processo di qualificazione dei restauratori e a individuare soluzioni operative per ridurre impatti negativi nel settore.
“Oltre a questo – ha aggiunto Nardella – siamo anche disponibili a un incontro con i restauratori stessi, per capire in modo puntuale le loro istanze e farcene portavoce in tutti i canali di nostra competenza”.