Sull'Amiata, nei pressi di Arcidosso, a Castel Vaiolo, già nel X secolo si tostavano le castagne per conservarle; erano molto più piccole di quelle che vengono consumate oggi, ma più grandi di tutte le altre ritrovate in altri contesti alto-medievali. E' il ritrovamento più importante e più datato a livello europeo. Le castagne sono sbucciate e presentano evidenti segni di tostatura, trattamento che ne permetteva una lunga conservazione. E' una delle notizie più curiose uscite dall'incontro di ieri a Palazzo Strozzi Sacrati per presentare “Castanea”, la rete europea del castagno, che raggruppa le associazioni di castanicoltori d'Europa, con l'obiettivo di dare loro peso politico con l'obiettivo di sviluppare le attività economiche, culturali e turistiche legate all'albero del castagno. "Lo studio archeologico dimostra senza dubbi l'importanza di questo albero e de i suoi frutti nella cultura toscana a partire dal medioevo fino al giorno d'oggi – ha sottolineato nelle sue conclusioni Claudio Martini, presidente della Regione -.
I boschi di castagni costituiscono ancora una fetta consistente dei boschi toscani, ne coprono circa il 15 per cento, e si parla della superficie boschiva più fitta di tutto il Paese in rapporto all'estensione territoriale: oltre 1 milione di ettari, il 50 per cento del territorio". Martini ha poi ricordato che, se anche molti castagneti hanno perso negli anni una funzione produttiva, mantengono un ruolo essenziale per il mantenimento del paesaggio tipico e dell'ambiente, e per questo vanno governati e tutelati.
"Per questo la giunta regionale ha avviato una politica forestale di forte impegno, investendo attraverso il Programma forestale regionale oltre 30 milioni di euro l'anno per la lotta agli incendi boschivi, la tutela idrogeologica e la difesa fitosanitaria. E nel Piano di sviluppo rurale il 18 per cento delle risorse complessive sono destinati a finanziare il settore forestale, cioè 140 milioni su 820 complessivi. E' qui che cerchiamo la risposta ad un bisogno di ammodernamento del mondo rurale per mantenerlo competitivo, ma conservandone il patrimonio delll'unicità della tradizione tipica toscana". Diverse di queste misure riguardano il castagno, per il loro recupero e miglioramento, le strutture e i macchinari per lo stoccaggio e la prima trasformazione, il recupero della viabilità, la sicurezza sul lavoro, l'impianti di nuovi castagneti, il controllo delle malattie (come sta accadendo con il cinipide galligeno) e la valorizzazione turistica. "Siamo riusciti di recente in sede europea – ha aggiunto il presidente – a far inserire il castagno tra le colture meritevoli di beneficiare delle indennità per le coltivazioni biologiche.
Inoltre, con le modifiche in corso di approvazione da parte della Ue, è nostra intenzione destinare ulteriori 20 milioni alla prevenzione idrogeologica del territorio. Ma accanto a questo intendiamo agganciare la coltivazione del castagno ai programmi sulla produzione di energia per le aree rurali, perché può interessare in particolar modo i residui delle potature e ripulitura dei castagneti. Fino ad oggi la Regione ha investito 8 milioni di euro su 43 progetti di teleriscaldamento con impianti alimentati a cippato di legno proveniente dagli scarti delle attività forestali.
Gli impianti utilizzeranno circa 14mila tonnellate all'anno di cippato, per una produzione energetica prevista di oltre 2,5 MW al servizio di 106 utenze pubbliche e 766 private". di Dario Rossi