di Montecristo
Sembra che l'altra notte Giovanni Galli, candidato sindaco per il PdL e in corsa al ballottaggio di domenica prossima al Comune di Firenze, abbia avuto un incubo. Pare si sia svegliato di soprassalto e, tutto sudato e tremante, abbia confessato alla moglie Anna di aver fatto un brutto sogno.
Improvvisamente si era ritrovato in mezzo alla strada davanti a casa, mentre stava albeggiando, con intorno tante facce sconosciute che lo fissavano immobili e sorridenti.
Dandosi uno sguardo aveva scoperto di avere indosso solo la camicia, senza giacca e al posto della cravatta una fascia trasversale con i colori della nazionale di calcio. Poi, nel sogno, un'auto blu si era fermata davanti a lui, l'autista era sceso ad aprirgli lo sportello e fattolo salire era partito a tutta velocità in direzione del centro. E mentre la vettura si addentrava nel cuore di Firenze, la gente sui marciapiedi sembrava aumentare sinché era giunta in una grande piazza gremita di folla, un folto pubblico che era sembrato aprirsi e fare ala appena disceso dall'auto, indicandogli il percorso verso un grande palazzo di pietra.
Mano a mano che avanzava con passo incerto i cittadini in prima fila cercavano di carpire il suo sguardo, di toccarlo, di trattenerlo con le mani per dirgli una parola. Gli pareva quasi di essere allo stadio, come un tempo, al termine di una partita di calcio vinta. Un primo sconosciuto gli aveva gridato: “Vogliamo cambiamenti in città. Ora bloccheremo appalti e cantieri della tramvia!”. E un altro ancora, sorridente: “Finalmente basta con le speculazioni edilizie del solito cartello di imprese ai danni dell'erario!”.
Un 'anziana signora aveva sussurato: “Signor Galli, ora potrà bloccare i grandi centri commerciali e tutelare il piccolo commercio di quartiere, come il mio negozietto”. E altri ancora accalorati che gridavano: “Più sicurezza”, “Più investimenti”, “Più cultura!”. Arrivato ad una gradinata gli si erano parati davanti alcuni signori eleganti. Uno più distinto gli aveva porto la mano, salutandolo: “A nome del Governo, Le faccio i migliori auguri di buon lavoro”. E un altro accanto aveva aggiunto: “Complimenti, signor Sindaco!”.
Improvvisamente aveva capito tutto, mentre un sussulto gli spingeva in alto il groppo in gola. Solo allora, alzando lo sguardo al cielo, aveva intravisto nel sole la Torre di Arnolfo. E gettando un urlo lancinante, finalmente si era risvegliato.
Così, mentre la moglie gli regalava una tenera carezza tra i capelli neri, sembra che il portierone nazionale, coi gomiti appoggiati sulle ginocchia sotto il lenzuolo, abbia concluso: “Meno male: era solo un sognaccio. Te lo immagini, davvero, se avessi vinto...
Poi Denis Verdini chi lo sentiva!”.