Firenze, lì lunedì 30 marzo 2009- «Questo riconoscimento in realtà è di Eluana. Firenze rappresenta l'irriducibile vocazione alla libertà e alla ribellione contro gli aggressori: le stesse caratteristiche che aveva mia figlia. Sono contento che la proposta di cittadinanza sia partita da un quartiere popolare di Firenze, San Frediano, e da un consigliere comunale che lo rappresenta, perché anche io sono un cittadino qualunque». Sono queste le prime parole dell'intervento di Giuseppe Englaro che questa mattina, nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio, ha solennemente ricevuto la cittadinanza onoraria della città, insieme al Giglio d'Oro del Comune.
Una cerimonia che si è tenuta durante la seduta aperta del consiglio comunale, alla quale hanno partecipato anche numerose personalità politiche e molti semplici cittadini. «Negli incontri che ho fatto in questi giorni - ha detto ancora Englaro - sono rimasto colpito dall'umanità, dalla semplicità, spontaneità delle persone che è stata notevole. Non mi sarei mai aspettato un'accoglienza del genere. Le vere battaglie per la libertà - ha aggiunto, ricostruendo la sua vicenda personale e giudiziaria - devono essere fatte dentro la società e nella legalità e questo ho fatto».
Ad aprire la cerimonia è stato il presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini, che si è detto "onorato di dare la cittadinanza a quest'uomo, per fare insieme una battaglia sui diritti a cui devono accedere tutti di qualsiasi colore, religione e provenienza". "Englaro - ha continuato Cruccolini - è una persona che ha dentro di sè una grande serenità e mi sono accorto, conoscendolo in questi giorni, che è proprio questa la sua forza. Il dibattito che ha portato in consiglio comunale alla consegna della cittadinanza è stato un confronto alto e civile dove ognuno ha preso la propria posizione, personale, non facendosi influenzare da nessuno.
Beppino Englaro ci ha insegnato rispetto al valore dell'empatia, cosa significa fare una battaglia civile insieme a tanti altri, condividere, muoversi collettivamente e questo è importante sul tema dei diritti. Con questa cerimonia diamo valore all'autodeterminazione della persona cioè scegliere che cosa fare della propria vita e come morire. Durante i dibattiti di questi giorni - ha proseguito Cruccolini - alla comunità dell'Isolotto, alle Piagge da don Santoro, Englaro ci ha inoltre insegnato come certe battaglie non vadano condotte nell'ombra e come invece sia fondamentale impegnarsi fermamente, alla luce del sole e nella società, per affermare un diritto che era quello di rispettare la volontà di una persona che voleva morire naturalmente».
L'assessore Eugenio Giani, in rappresentanza del sindaco Domenici (che aveva incontrato ieri Englaro e che oggi era a Roma per motivi istituzionali come presidente dell'Anci), ha letto le motivazioni ufficiali della cittadinanza onoraria, stampate su una pergamena firmata dal sindaco e dal presidente del consiglio comunale.
«L'abbraccio caloroso con cui in questo fine settimana e stamattina la città di Firenze ha accolto il suo nuovo cittadino Beppino Englaro fa giustizia di tutte le basse polemiche ed i veleni sparsi in questi giorni, nonostante il centrodestra tenti di proseguire su questo terreno attaccando il Presidente del Consiglio Comunale.
A Eros Cruccolini va il nostro ringraziamento per avere ben gestito questo passaggio delicato, ed aver difeso le prerogative del Consiglio Comunale». E' quanto hanno dichiarato i consiglieri del gruppo de La Sinistra. «A Beppino Englaro - hanno aggiunto - va invece il nostro benvenuto, che abbiamo voluto significare omaggiandolo di una pubblicazione sulla nostra, e da oggi anche sua, città. Siamo lieti e orgogliosi di avere come concittadino un uomo che anche oggi si è dimostrato mite e coraggioso, affezionato alla libertà ed ai valori civili e costituzionali, confermandosi degno della cittadinanza onoraria di Firenze».
«E' opportuno e indispensabile che anche il Comune di Firenze si doti di un regolamento per la concessione della cittadinanza onoraria affinché vengano perseguiti i principi che sono connaturati al più importante riconoscimento civico che qualunque Comune può assegnare ad una persona». E' quanto hanno dichiarato la capogruppo del Partito Democratico Rosa Maria Di Giorgi e il consigliere Dario Nardella. «Del resto - hanno proseguito Di Giorgi e Nardella - sono molti i comuni italiani ad essersi già dotati di una disciplina apposita, come nel caso di Milano, Lecce, Treviso, Caserta, Pesaro.
In particolare si tratta di specificare le motivazioni che possono essere addotte alla base di una proposta di delibera di conferimento di cittadinanza, e stabilire una modalità di votazione che permetta di ottenere il parere favorevole di una maggioranza consiliare la più ampia possibile, ad esempio attraverso la previsione di maggioranze qualificate, non solo a garanzia delle minoranze, ma anche per venire incontro alla ratio tipica di questa deliberazione. Le cittadinanze onorarie - hanno rilevato aggiunto - come dimostrato in particolare negli ultimi dieci anni di prassi consolidata, dovrebbero rappresentare il più possibile una volontà ampia e condivisa della comunità locale».
«Per queste ragioni - hanno annunciato Di Giorgi e Nardella - il gruppo del Pd avanzerà già in questa consiliatura, la prossima settimana, a partire dalla commissione cultura, una proposta di regolamento consiliare che disciplini la materia del conferimento delle cittadinanze onorarie di Firenze. Siamo certi che tale iniziativa contribuirà a offrire una prospettiva più serena e costruttiva nell'assemblea consiliare, anche su temi e personalità oggetto di dibattito acceso».
«Oggi il presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini ha veramente esagerato.
In primo luogo violando e calpestando il regolamento comunale e, più in generale, stravolgendo il proprio ruolo istituzionale durante la votazione della delibera sugli impianti pubblicitari. Poi nella cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a Giuseppe Englaro dando vita al 'Cruccolini show'». Lo ha detto Bianca Maria Giocoli, capogruppo di FI- PdL. «La prima violazione - ha spiegato l'esponente del centrodestra - è stata commessa con la votazione sulla delibera che non aveva il numero legale nonostante il PdL fosse presente in aula: mancavano molti consiglieri di maggioranza non si sa se per scelta o per distrazione, forse per l'ora legale ma tant'è, la votazione non dava esito.
Il regolamento prevede una seconda votazione entro 5 minuti dalla prima proprio per evitare 'giochetti' e 'giochettini' e per dare una continuità allo svolgimento della votazione. Ed ecco che va in scena la 'furbata': Cruccolini si allontana dall'aula, imponendo alla vice Lucia Matteuzzi di non sostituirlo. Perché ha fatto cosi? Perché, nel frattempo, dopo concitate telefonate arrivino trafelati i consiglieri ritardatari che voteranno così, se pur con seri dubbi di legittimità, la delibera».
«Successivamente durante la cerimonia di conferimento della cittadinanza a Englaro - ha proseguito Bianca Maria Giocoli - avviene un vero e proprio show: in un quarto d'ora il pubblico assiste al 'concentrato' del 'Cruccolini/pensiero' che arriva persino a scomodare la guerra in Iraq che francamente con la povera Eluana proprio "non ci azzecca". Ma la cosa grave è che molti consiglieri di maggioranza, chi con prese di posizioni chiare con comunicati stampa chi storcendo la bocca in consiglio e nei corridoi, ha dissentito da questo 'imbarazzante' presidente del consiglio comunale.
Un presidente che è arrivato persino a offenderli, supportato da una claque da stadio. Un presidente inopportuno e inadatto fino alla fine del mandato a ricoprire un ruolo istituzionale cosi alto. Noi, purtroppo come sempre inascoltati, lo avevamo e lo abbiamo sempre detto».
«Sono stati spesi fiumi di parole, di esecrazione o di solidarietà, ma nessuna di umana pietà -ha ribattuto la consigliera comunale Anna Soldani- Forse nessuno si è posto la domanda delle domande: se Eluana fosse stata mia figlia, se avessi vissuto giorno dopo giorno, per interminabili anni, lo strazio dei suoi genitori, io che mi arrogo il diritto di giudicare in un senso o in un altro, cosa avrei fatto? Ben più alta della mia è la parola di Sant'Agostino che dice "Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas" (Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell'uomo che risiede la verità).
Vorrei inoltre ricordare, senza alcun intento polemico che l'art 7 della Costituzione italiana recita: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani". Non voglio poi entrare nella diatriba se l'alimentazione forzata e l'idratazione siano un medicamento o meno in quanto mi ricorda quella sterile sul sesso degli angeli, perché mi interessa porre l'accento sulla questione della libertà e dei limiti sull'uso dei ritrovati della scienza, che la lotta di Beppino Englaro, di un uomo e di sua moglie, di un uomo e di una donna che amavano profondamente la loro figlia, pone a noi laici.
E' lecito ledere la libertà di morire dignitosamente usando, o meglio direi, abusando, di quello che la scienza mette a disposizione dell'uomo fino a violentare la natura? La mia risposta è no, e vorrei abbracciare e stringere al mio cuore il fiorentino Beppino Englaro per la sua difficilissima, penosa e pietosa scelta. Per il suo impegno affinché a ciascuno di noi sia riconosciuto il diritto di scegliere, perché sono convinta come molti altri che un approccio unico non può esistere sulle questioni della vita e della morte».
Su invito del Segretario generale della CGIL di Firenze, Mauro Fuso, Giuseppe Englaro appena insignito della cittadinanza onoraria di Firenze ha incontrato nel Salone Di Vittorio i quadri dirigenti del Sindacato, dell’Arci di Firenze e dell’ANPI Provinciale. Dalle ore 15.30 alle ore 16.30 con la pacatezza che ha contraddistinto la battaglia di libertà che ha condotto dentro la società e nel rispetto della legalità, Englaro ha ripercorso tutta la vicenda, così dolorosa per lui, ribadendo la felicità per il conferimento della cittadinanza onoraria di Firenze.
L’incontro si è concluso fra strette di mano e applausi.
Sulla vicenda è intervenuto anche Marco Carraresi (Udc): “L’errore di fondo nella concessione della cittadinanza onoraria a Giuseppe Englaro sta nel fatto che queste onorificenze sono sempre conferite sulla base di valori ampiamente condivisi: l’intera città, attraverso l’istituzione, che è di tutti, di tutti i fiorentini, si onora di farsi concittadina con chi rappresenta valori universali, impegni civili in grado di unire e di promuovere tali valori.
Si capisce bene che la battaglia del signor Englaro è divenuta battaglia politica, tentativo non solo di dare una risposta a un dramma personale, ma di introdurre nel nostro ordinamento giuridico una concezione diversa del vivere e del morire, il tentativo di sancire la libertà di morire, una sorta di diritto alla morte quando si reputi che la vita non sia più degna di essere vissuta. Battaglia lecita, così come è lecito opporsi, con ogni mezzo democratico, a questo tipo di battaglia e di impostazione.
Non sulla base di valori religiosi, bensì del tutto laici. Anzitutto la consapevolezza che il diritto alla vita e non il diritto alla morte è il caposaldo di una società civile degna di questo nome. La consapevolezza che se si apre uno spiraglio per il quale alcune vite, quelle più fragili, quelle meno tutelate possono essere soppresse, si apre una falla terribile e pericolosissima. Già lo si sta vedendo: il dramma di una giovane vita, da diciassette anni in stato vegetativo, il caso doloroso di una giovane donna che un incidente ha reso disabile, incapace di ogni autosufficienza, ma pur viva, non attaccata ad alcun macchinario, è stato utilizzato e sarà utilizzato per sostenere il diritto a farla finita.
E’ l’anticamera dell’eutanasia, e ormai i suoi sostenitori non nascondono più l’obiettivo primario. Perché, in fondo, neppure i malati di Alzheimer, negli ultimi stadi della patologia, possono nutrirsi da soli, e lo stesso vale per tanti handicappati gravissimi. E comincia a passare l’idea che la ricetta giusta è la ricetta Englaro. E che quelle migliaia di famiglie che ogni giorno sopportano il peso di un familiare in stato vegetativo sono in fondo degli inguaribili sciocchi. A questo pensiero dobbiamo ribellarci.
Perché queste famiglie, loro sì, avrebbero diritto a una solidarietà grande, a un aiuto efficace e continuo –che purtroppo spesso manca- da parte delle strutture pubbliche, una sorta di cittadinanza onoraria a chi tutto sacrifica per amore del proprio congiunto in stato di disabilità. Una legge che tutela il diritto alla vita, che impedisce l’accanimento terapeutico ma anche ogni possibilità di lasciar morire di fame e di sete un essere umano –come quella approvata dal Senato, interpretando così la volontà della maggioranza del popolo italiano- è il giusto contraltare a una cittadinanza onoraria assegnata solo per motivi pretestuosi di polemica e di lotta politica.
E l’impegno fermo nel no all’eutanasia, scaturisce da una visione della vita dove al primo posto è l’amore per la creatura più fragile, per le persone e le famiglie alle prese con il dolore e la sofferenza, un amore che è vicinanza, condivisione, un amore che non può mai proporre la morte, la soppressione della vita come illusorio rimedio".