Firenze, 14 Marzo 2009- La seduta del consiglio comunale di lunedì prossimo ha all'ordine dei lavori le delibere sulla "revoca del conferimento della cittadinanza onoraria di Firenze a Giuseppe Englaro", proposta da Bianca Maria Giocoli, Gabriele Toccafondi, Massimo Pieri (Fi- Pdl) e Riccardo Sarra (An-Pdl), quella "sulla modifica degli articoli 6 e 39 dello Statuto del comune di Firenze", proposta da Falciani e Ricca (Psi), Formigli, Fusi, Ricci (Pd), Baruzzi (La Sinistra), Rotondaro (Pdci).
Una lettera a Beppino Englaro perche' non accetti la cittadinanza onoraria di Firenze: a scriverla Bianca Maria Giocoli, capogruppo di Fi-Pdl.
"Aderirò al gruppo di Facebook 'No alla cittadinanza onorararia di Firenze per Beppino Englaro' e mi adopererò affinchè il gruppo sia più numeroso possibile".
L'adesione è del vicepresidente del consiglio comunale Massimo Pieri (Fi-Pdl) convinto che "le battaglie etiche si debbano fare in altre sedi e non in consiglio comunale". "Dato che ho votato contro in consiglio comunale - dice ancora il consigliere Pieri - ho deciso, anche grazie alla sollecitazione dell'amico Leonardo Niosi , di iscrivermi e di continuare la battaglia in tutte le sedi a cominciare dalla delibera di revoca della cittadinanza che la Pdl ha presentato giovedi scorso". "Mi chiedo - conclude Pieri - quali meriti abbia Beppino Englaro perché gli sia stata data la cittadinanza onoraria di Firenze.
Questo riconoscimento di solito viene dato all'unanimità o con larga maggioranza, mentre invece in Consiglio comunale i contrari e gli astenuti erano moltissimi (16 + 3) e di poco inferiori ai favorevoli (22). E' la prima volta a Firenze che viene attribuita la cittadinanza onoraria con così tanti voti contrari e con spaccature anche all'interno della stessa maggioranza. Questo è un segno evidente che questo atto provoca una lacerazione nella società civile fiorentina di cui qualcuno dovrà assumersi la responsabilità".
Questa mattina il presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini ha scritto una lettera all'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori.
Il presidente si è recato presso la sede arcivescovile per consegnare personalmente la missiva. Ecco il testo della lettera: "Eccellenza, Le scrivo, in spirito di collaborazione, anche sulla base di una discussione svoltasi all'interno della conferenza dei capigruppo, in cui mi si è sollecitato un intervento presso di Lei, tranne che dai gruppi di Forza Italia e Alleanza Nazionale, per spiegare il percorso che il consiglio comunale aveva fatto fino al conferimento della cittadinanza onoraria a Beppino Englaro.
La vicenda ha scosso le nostre coscienze e ha rappresentato un'occasione di riflessione sulla fine della vita; ognuno di noi si è interrogato e ha dato le risposte che la propria sensibilità suggeriva. Purtroppo, la questione a livello nazionale ha assunto un carattere che non le era proprio ed è diventata terreno di scontro politico fra maggioranza e opposizione di governo, e allo stesso tempo scontro fra le diverse percezioni della vita e della morte. Abbiamo quindi assistito ad una sovraesposizione mediatica, in cui verità diverse si contrapponevano in una deriva che ha fatto perdere l'equilibrio e la capacità di muoversi per cercare sintesi, piuttosto che contrapposizioni.
Anche nel nostro consiglio comunale il dibattito fra le persone e le forze politiche è stato intenso e ha condotto a un voto sul conferimento della cittadinanza onoraria che ha diviso alcuni gruppi consiliari anche trasversalmente. Nell'analisi di questioni di tale natura ciò avviene spesso e le posizioni diversificate vengono affermate con passione perché maturate nel corso della vita dai membri dell'assemblea elettiva che poi decidono in libertà quale posizione prendere nel caso si giunga alla votazione.
Per quanto riguarda la vicenda della cittadinanza onoraria è questo il percorso che è stato compiuto e la conclusione è il frutto del confronto di posizioni e sensibilità all'interno del consiglio comunale. Il consiglio è sovrano e in piena libertà i suoi membri hanno deciso. Naturalmente ciascuno ha il diritto di giudicare tale scelta e di considerarla inopportuna e di non condividerla, ma è una scelta fatta dai rappresentanti eletti dalla città a maggioranza e quindi è una scelta che deve essere rispettata in quanto risultato di un chiaro percorso istituzionale, che ribadisce il valore della laicità delle Istituzioni.
Non posso non aggiungere che fra alcuni dei membri del consiglio comunale si è creato un qualche imbarazzo nel leggere il comunicato dell'Arcidiocesi che in modo molto netto descriveva la nostra assemblea come un luogo disordinato in cui una maggioranza sfilacciata commetteva errori imperdonabili secondo il giudizio della Chiesa. Credo che sia importante ribadire quanto sia fondamentale nella vita democratica di una città il confronto delle idee e delle diverse posizioni, ma nel rispetto dei ruoli e delle reciproche autonomie; quindi, l'espressione sovrana del suo organo elettivo e delle sue decisioni, ancorché prese a maggioranza come avviene spesso, non possono che essere considerate come l'espressione concreta della volontà della città; si può non essere d'accordo con esse, ma non possono mai essere considerate negative".