Cittadinanza a Englaro: in Palazzo Vecchio la cerimonia per il conferimento

Redazione Nove da Firenze
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30 marzo 2009 14:49
Cittadinanza a Englaro: in Palazzo Vecchio la cerimonia per il conferimento

Firenze- Polemica a Firenze per il conferimento della cittadinanza onoraria a Beppino Englaro. "Non a me ma a Eluana" Cosi' Beppino Englaro ha iniziato il suo discorso nell'aula del Consiglio comunale di Firenze, dove pochi minuti fa gli e' stata consegnata la cittadinanza. Ma i consiglieri del Popolo della Libertà hanno abbandonato fra i fischi, poco dopo mezzogiorno, l'Aula del Consiglio comunale di Firenze in segno di protesta. Ad Englaro gli esponenti del centrodestra hanno consegnato una lettera: «Gentile Signor Englaro, noi, Consiglieri Comunali del Popolo della Libertà, non parteciperemo all'odierna cerimonia con la quale Le verrà assegnata la cittadinanza onoraria di Firenze.

Perché, vede, noi abbiamo rispetto per il dramma personale da Lei vissuto con grande sofferenza, ma non riteniamo che esso possa costituire titolo per l'ottenimento di una cittadinanza onoraria. Tant'è che abbiamo giudicato e continuiamo a giudicare inopportuna, oltre che insensata, la decisione assunta - sia pur a maggioranza - dal Consiglio Comunale. Una decisione, improvvida ed improvvisa, che ha diviso profondamente l'opinione pubblica fiorentina, lacerando le coscienze della nostra comunità.

La quale avrebbe senz'altro preferito ritrovarsi unita nell'accogliere un suo nuovo membro. Per questo avevamo chiesto al Consiglio Comunale di revocare la decisione di concederLe la cittadinanza onoraria. E sempre per questo Le avevamo chiesto di rifiutare tale riconoscimento, invitandoLa a non farsi strumentalizzare da una parte che usa disinvoltamente il Suo nome ed il ricordo della Sua dolorosa vicenda per perseguire finalità di carattere politico. Lei ha voluto ignorare il nostro appello ed il Consiglio Comunale ha voluto riconfermare la propria scelta.

E così oggi - a distanza di pochi giorni dal voto con cui il Senato ha approvato il disegno di legge sul "fine vita", che, quando diventerà norma operante, impedirà ad altre persone in condizioni simili a quelle della fu Eluana di morire per volontà altrui - il Consiglio Comunale di Firenze Le conferirà la cittadinanza onoraria. E lo farà sulla base di motivazioni non condivise dall'intera città. Compiendo una forzatura che non ha altra spiegazione se non forse quella di voler apportare, con un atto simbolico, il proprio irresponsabile contributo alla campagna di legittimazione dell'eutanasia.

Sappia allora, Signor Englaro, che la cittadinanza onoraria che Lei oggi riceverà sarà una cittadinanza moralmente dimezzata. Priva perciò del valore e del significato che un riconoscimento del genere di solito possiede.»
“Oggi è una giornata di festa, perché si celebra un atto coraggioso di una città importante nel mondo sulla frontiera della difesa dei diritti civili, ma oggi è anche un atto di conciliazione”: così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, ha commentato oggi in palazzo Vecchio la consegna solenne della cittadinanza onoraria di Firenze a Beppino Englaro.

Secondo Nencini, che ha parlato ai giornalisti a margine della cerimonia, infatti, “bisogna distinguere fra opinioni e rappresentanza delle istituzioni: quando un’istituzione decide, quell’atto si compie senza nessun altro tipo di commento e deve essere rispettato”. Richiesto della sua opinione, il presidente ha detto che “è un segno di grande civiltà il fatto che Firenze abbia dato questo riconoscimento non solo a un padre, ma a una battaglia”: “E io non conosco alcuna battaglia di civiltà che sia stata condivisa da ricchissime maggioranze”, ha concluso rispondendo a una domanda sui dissensi che la decisione del Consiglio comunale fiorentino ha suscitato.
Una lettera aperta è stata inviata a Giuseppe Englaro anche da Mario Razzanelli, capogruppo di "Firenze c'è": «Le scrivo a mio nome e di tutti quei fiorentini che hanno vissuto la tragica vicenda legata alla interruzione della vita di sua figlia.

Le opinioni come lei ben sa, erano divise tra favorevoli e contrari. Ma Lei deve sapere che anche molti dei suoi sostenitori fiorentini non erano d'accordo che le venisse concessa la cittadinanza onoraria di Firenze. Perché, come me, ritenevano che il buonsenso e il rispetto per la morte di Eluana avrebbero dovuto suggerirle di cessare lo spettacolo mediatico orchestrato su questa triste storia. Sarebbe stato suo dovere morale stendere un velo pietoso senza prestarsi ad una campagna politica strumentale, condivisa anche in seconda battuta da Renzi ed i suoi "compagni" di Palazzo Vecchio, in vista delle prossime elezioni amministrative.

Una cittadinanza onoraria può essere data solo se condivisa da tutta la città, non può essere concessa a colpi di maggioranza. Lo richiede l'etica e la democrazia. Infine, se fossi in lei, l'avrei sicuramente rifiutata perché come padre non potrei avere una onorificenza legata alla morte di mia figlia. Al suo posto non mi sentirei a mio agio passeggiando per le strade di Firenze consapevole che una larga fetta della città mi ha rifiutato come cittadino onorario».
«Ho sempre creduto che fosse giusto agire per promuovere il valore dell'unità in un clima di dialogo e di rispetto, considerando la tolleranza quale embrione di una rinascita per un nuovo ordine sociale e politico -è intervenuto Nicola Perini, consigliere del partito Democratico- In particolar modo, ho creduto che la difesa delle istituzioni dalla voracità di alcuni o dalla indolenza di altri leader politici fosse una battaglia decisiva per il nostro sistema democratico che si basa sul valore assoluto delle istituzioni quale casa comune di qualunque sentire politico, luogo per tutti di confronto e di crescita civile.

E se sul finire della prima repubblica la politica assoggettava le istituzioni ai sogni delle ideologie, questa è la stagione di una politica che le sottomette ai bisogni dei vari leader chiamati a guidarle. In questo senso la difesa delle istituzioni passa sia dal rispetto che ognuno di noi deve avere in particolar modo quando l'espressione partorita non ci soddisfa, sia dal rifiuto dell'uso strumentale di qualunque tema civile e politico. La strumentalizzazione è sempre causa di radicalismi e di divisione e, di conseguenza, di impoverimento dell'unità sociale.

La politica non può imporre i 'temi del cuore', non deve inseguire gli 'umori della pancia' ma ha il dovere di accompagnare la collettività, nelle sue ampie sfaccettature, verso il bene comune. Per questi motivi ho maturato la convinzione che fosse importante valorizzare la testimonianza di profondo rispetto delle istituzioni del signor Englaro, e tentare di renderla patrimonio collettivo. Il 'teatrino' di questi giorni, caratterizzato da comportamenti e dichiarazioni radicali tese a delegittimare le ragioni dell'altro, ha mortificato la tolleranza ed il valore dell'unità, mettendo in mostra una politica faziosa ed un Partito Democratico che, all'interno del Comune di Firenze, ha abdicato alle proprie nobili funzioni».


«Oggi Firenze acquista un nuovo cittadino -è intervenuta nel dibattito Ornella De Zordo, capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo- ne siamo felici ed orgogliosi. Siamo felici ed orgogliosi di aver contribuito a che questo fosse possibile. Per affermare, anche in sede istituzionale, i diritti fondamentali della persona, ho firmato e sostenuto la proposta di cittadinanza onoraria di Firenze a Beppino Englaro, che finalmente viene conferita oggi in Consiglio Comunale. Un atto simbolico a sostegno di una battaglia civile che ha coinvolto e coinvolge tutte e tutti.

Nel pieno rispetto delle scelte personali di ognuno/a e di tutti/e non si può infatti permettere che sia lo Stato ad imporre comportamenti "etici", questa pericolosa deriva, di fatto autoritaria, è stata già troppe volte percorsa con esiti disastrosi, soprattutto per le donne. Si pensi solo alla lunga storia dell'interruzione di gravidanza, alla recente legge 40. Sta a noi dire basta e fare pressione affinché gli ambiti di influenza e decisione di Chiesa e Stato tornino ad essere distinti e non ci siano ulteriori cedimenti.

La materia del fine vita, il rispetto delle scelte individuali sull'interruzione dei trattamenti sanitari, il rispetto della nostra Costituzione sono troppo importanti per lasciare che siano oggetto di trattative e compromessi politici. L'affermazione della laicità dello Stato stessa è in gioco per tentare equilibrismi politici improbabili tra Stato e Chiesa, tanto nel Governo che all'opposizione. La battaglia di Beppe Englaro, nel paese delle regole violate con unanime consenso, nel paese della doppia morale assunta a cultura generale ha avuto ed ha un'importanza doppia, nel merito e nel metodo.

Chiedendo con testardaggine ed inflessibilità che fosse riconosciuto ad Eluana il diritto di decidere del proprio destino, facendosi apertamente voce di chi non poteva più parlare, Beppino Englaro ha dato un'importante testimonianza del senso più alto della laicita e del senso di appartenenza ad una comunità, ad uno Stato. Beppino Englaro riceve oggi la cittadinanza onoraria di Firenze per avere dimostrato cosa vuole dire essere"cittadino". Attraversando anni di battaglie dolorose ha imposto a questo sonnolento paese la riflessione sul tema del fine vita, ha costretto a mostrare le contraddizioni, le ipocrisie, le posizioni ambigue e di comodo, le arroganze e anche le lacerazioni inevitabili e per troppo tempo evitate.

Dallo stesso mondo cattolico si sono levate voci di vicinanza e apprezzamento per la sua azione: qui a Firenze Enzo Mazzi e Alessandro Santoro, espressioni di quel cattolicesimo di base che non fa "crociate" ma lavora per l'affermazione dei diritti e dell'autodeterminazione della persona. La storia di Beppino Englaro ha coinvolto tutti e tutte noi e, negli anni, abbiamo cercato di far sentire a tutta la sua famiglia che non era da sola; lo ribadiamo oggi, benvenuto a Firenze Signor Englaro!».
Una lettera Marco Carrai, consigliere del Partito Democratico, l'ha invece inviata al presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini: «Le scrivo per porre fine a illazioni e strumentalizzazioni politiche che purtroppo hanno prevalso sul cosiddetto "Caso Englaro" a Firenze a proposito della cittadinanza onoraria che il Comune di Firenze oggi riconoscerà al sig.

Giuseppe Englaro. Come lei sa la mia posizione su questa vicenda è stata molto chiara e netta. Ho personalmente votato contro la cittadinanza non per un mio credo religioso o una mia presa di posizione etica che pure esistono e non le disconosco, bensì per un laico senso delle istituzioni in quanto la scelta di dare questa cittadinanza ha diviso i partiti, i gruppi consiliari, la cittadinanza e la società fiorentina in generale. La cittadinanza onoraria proprio in quanto onoraria presupporrebbe invece una convergenza di opinione che riconosca il futuro cittadino come simbolo dell'intera comunità.

La figura di Giuseppe Englaro, è evidente a tutti non rappresenta questo simbolo. Però per lo stesso senso delle istituzioni, un laico senso delle istituzioni, rimarrò oggi in consiglio comunale ad assistere alla consegna della cittadinanza onoraria al sig. Giuseppe Englaro in quanto pur avendo combattuto la mia buona battaglia e avendo mantenuto le mie idee in proposito, queste non devono superare quello che è il corretto senso delle istituzioni che qualcuno vorrebbe strumentalizzare contando le presenze o le assenze a questa cerimonia.

Rimarrò senza intervenire con i miei dubbi e le mie idee in proposito. Quelle idee che qualcuno non vorrebbe minoritarie ma annientate».
Stessa cosa ha fatto consigliere del Partito democratico Dario Nardella: «Caro Presidente, conosci le mie posizioni personali sulla vicenda concernente la proposta di conferimento della cittadinanza onoraria al Signor Beppino Englaro. Ho ritenuto fin dall'inizio che si tratti di un'iniziativa di natura provocatoria che non rende giustizia di un tema delicato e reale come quello della "fine vita", per diverse motivazioni.

La prima di queste riguarda la scelta dello strumento, ovvero della deliberazione di una cittadinanza onoraria. Tale riconoscimento, come sai, esprime per prassi una volontà unanime o quanto meno largamente maggioritaria del Comune - e dunque della comunità cittadina - di conferire il massimo riconoscimento ad una persona, la cittadinanza onoraria, per meriti personali di grande rilevanza che possibilmente la legano a quella stessa comunità. Non è questo il caso, poiché il voto su quella delibera è maturato a seguito di una profonda e polemica frattura tra diverse forze politiche e membri del Consiglio, in una discussione nella quale era diventato impossibile spiegare con limpidezza le ragioni e la valutazioni su una storia sofferta come quella di Eluana.

In luogo della cittadinanza onoraria, come aveva proposto il Sindaco Domenici, sarebbe stato più sensato e utile avanzare un confronto vero nel merito, con un dibattito alto, nel quale si riconoscesse dignità e spazio alle ragioni di ciascuno. Se ciò fosse avvenuto avrei avuto modo di esprimere seriamente e pacatamente le mie ragioni, il mio grande rispetto per la sofferenza di Beppino Englaro, la mia condivisione della necessità di un testamento biologico, la mia contrarietà ad uno Stato che legifera - peraltro sull'onda di una strumentalizzazione politica - per statuire un "potere" sulla vita, che al contrario è prima di tutto nella disponibilità della persona umana.

L'opportunismo della destra e il timore del centrosinistra di affrontare al suo interno a viso aperto questioni anche spinose che riguardano l'etica e la vita, hanno definitivamente fatto fallire il tentativo di offrire ad una città del dialogo e di tradizione laica come Firenze una nuova opportunità di essere all'altezza della sua storia. Una città che, dopo tale vicenda, sembra sprofondata come in una crisi di identità, smarrendo la sua grande e alta vocazione al dialogo tra fede e ragione, alla capacità di approfondire temi difficili che riguardano la sfera della persona.

Così, per opera del Consiglio Comunale, Englaro diviene - suo malgrado - ancor più simbolo di divisione e specchio di un Paese che non sa parlare di nulla se non attraverso lo scontro di posizioni pregiudiziali che antepongono la propria visibilità e la volontà di ottenere ragione all'esigenza di trovare soluzioni utili alla comunità e allo sviluppo del Paese. Oggi, sono convinto, la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a Beppino Englaro, costituisce l'ultimo, ormai inevitabile, atto di un processo ormai incanalato: il modo peggiore di affrontare un tema giusto.

Nonostante queste mie personali valutazioni, e al contrario di quanto istintivamente sarei stato indotto a fare, ritengo doveroso, per il ruolo che ricopro e per il rispetto che nutro verso i miei colleghi e l'Assemblea del Consiglio Comunale, partecipare alla cerimonia odierna. Sono infatti persuaso che un dissenso di un Consigliere in merito alla decisione dell'Istituzione comunale non debba mai essere tale da giustificare gesti che possano mettere anche solo in discussione il sentimento di rispetto e appartenenza a quella Istituzione.

Spero altresì che tanti altri gesti di attaccamento alle istituzioni e rispetto per i principi di laicità ai quali esse informano la propria vita possano unirsi ad una disponibilità al dialogo e al confronto costruttivo di cui Firenze ha bisogno più che mai.»

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