Firenze- Il Ministero degli Interni ha annunciato la volontà di aprire un Centro di identificazione e Espulsione in Toscana, indicando due possibili località: Campi Bisenzio e Grosseto, nonostante le posizioni contrarie espresse da vari enti locali e dalla stessa Regione Toscana.
Un confronto con i territori e le principali realtà urbane della Toscana per far emergere una linea condivisa della Toscana sulle ronde e su altri provvedimenti relativi alla sicurezza, nel tentativo di valorizzare al massimo le esperienze costruite in questi anni sulla prevenzione e la vivibilità delle città.
È questa la proposta operativa lanciata questa mattina dal vicepresidente della Regione Toscana Federico Gelli, nel suo intervento alla conferenza regionale sulla sicurezza. «Non si può non essere preoccupati per quanto si sta dicendo e facendo oggi sulle ronde e mi sembra che questa preoccupazione inizi a essere fatta propria anche dal governo, che dopo aver lanciato il sasso si sta affannando in precisazioni e smentite», ha spiegato Gelli. «Da parte mia penso che in questa fase, a fronte di un gran ribollire di propositi e iniziative in ordine sparso, sia necessario un forte invito alla cautela, in attesa che i regolamenti attuativi ci aiutino a capire cosa sono o cosa dovrebbero essere le ronde.
La situazione, insomma, è molto confusa, come purtroppo accade sempre quando si sceglie la scorciatoia, magari cedendo alla lusinga degli slogan di facile presa». In questa fase, ha spiegato ancora Gelli, può essere invece utile fare in modo che le amministrazioni toscane non procedano ognuna per conto suo. «È necessario insomma che dalla nostra regione emerga una risposta comune e coerente, ispirata al modello di relazioni tra forze di polizia, istituzioni e cittadini che abbiamo costruito in questi anni.
E su questo terreno il governo regionale intende fare la sua parte, non quella dello struzzo che vorrebbe nascondersi dietro ragionamenti sulla mancanza di competenze dirette. Per questo fin dai prossimi giorni proporrò un incontro a tutti i s indaci dei capoluoghi di provincia e comunque delle città più sensibili alle questioni della sicurezza e della vivibilità per un incontro a tutto campo. Questo – ha proseguito il vicepresidente – con la consapevolezza che la strada davvero da battere è un'altra, cioè garantire alle nostre comunità forze di polizia più preparate, più addestrate, più motivate, più capaci di legarsi davvero ai territori e alle comunità».
È quanto la Toscana sta cercando di promuovere con il suo lavoro sulla polizia di comunità o di prossimità, per cui è andata “a scuola” in realtà come quella canadese e per il quale sempre di più si sta proponendo come un punto di riferimento per paesi che vogliono introdurre o riformare la loro polizia locale, dalla Russia all'Argentina. «È in questo ambito – ha concluso Gelli - che, a mio parere, sta anche il senso e la possibilità di una partecipazione e di una collaborazione dei cittadini al bene comune della sicurezza.
Anche questa, anzi, è una nostra scommessa, un obiettivo che stiamo perseguendo e che non ci siamo inventati ora, perché, tra l'altro, è già prevista nella nostra normativa. Ma una cosa è la partecipazione, un'altra le ronde di cui si parla. Da parte nostra non ci sono risposte precostituite o veti ideologici, ma solo la volontà di un percorso molto attento, che eviti uscite poco pensate e molto improvvisate».