Il 2009 sarà certamente un anno difficile, almeno stando alle analisi della maggioranza degli osservatori, ma la “roccaforte” del Chianti Classico sembra decisamente ben attrezzata per affrontarlo senza contraccolpi traumatici. L’incremento del valore fondiario delle imprese vitivinicole avvenuto negli ultimi dieci anni ha portato le attuali quotazioni di un ettaro di vigneto a Chianti Classico tra i 200 e i 250 mila euro. Ma il valore immobiliare di molte aziende chiantigiane è rafforzato anche dalla presenza di edifici antichi, ville o castelli, che rendono questo territorio unico al mondo.
Tuttavia, le aziende del Chianti Classico non hanno soltanto consolidato gli elementi di redditività latente propria degli investimenti immobiliari. Il panorama aziendale chiantigiano, infatti, è definito dalla presenza di una decisa maggioranza di storiche realtà produttive, ormai già ampiamente patrimonializzate e poco sensibili alle oscillazioni dei mercati finanziari, capaci di offrire, per esempio, ampie garanzie alle banche, qualora arrivassero momenti di grave difficoltà. Sarà con questa fiducia nella propria solidità costruita negli anni che le cantine del Chianti si presenteranno alla prossima edizione di “Chianti Classico Collection” - evento destinato a stampa ed operatori, in programma alla Stazione Leopolda di Firenze il 17 e il 18 febbraio.
Rispettando un’antica, quanto mai attuale regola, per cui “senza terra non si può fare un grande prodotto”, negli ultimi 10 anni sono stati rinnovati 4.000 ettari di vigneto, con una spesa media di 60.000 euro ad ettaro, con l’intento di adeguare, da un lato, le viti del Chianti Classico alle migliori e più moderne tecniche di allevamento e, dall’altro, di rendere concreti i risultati del progetto “Chianti Classico 2000”.
A questo ingente programma di investimenti in campo, negli ultimi cinque anni le aziende hanno aggiunto oltre 100 milioni di euro di spesa per il rinnovo delle cantine e delle attrezzature, in un’ottica di continuo miglioramento qualitativo dell’intera filiera produttiva. Insomma, non si è pensato soltanto al rafforzamento delle proprietà, elemento importante ma evidentemente, non sufficiente da solo a garantire forza competitiva. Le aziende del Chianti Classico hanno anche implementato la loro tecnologia, hanno investito sul prodotto e hanno sviluppato la loro penetrazione nei mercati internazionali, concentrandosi non solo sugli Stati Uniti, dove il vino Chianti Classico trova il suo sbocco maggioritario (29% delle vendite), ma entrando anche in mercati quali quello russo e asiatico e mantenendo la propria presenza su mercati più tradizionali, come quello tedesco (10%), britannico (9%), svizzero (7%), canadese (6%) e giapponese (6%).
“Sarebbe sciocco non valutare le difficoltà dello scenario attuale - spiega Marco Pallanti, Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico - tuttavia il nostro territorio è per lo più “popolato” da aziende solide che hanno saputo costruire un mix di elementi di forza, dalla patrimonializzazione alla capacità innovativa, fino ad un duro lavoro sui mercati, che dovrebbe salvaguardare il Chianti Classico nel suo complesso da impatti oltremodo devastanti della crisi in atto”.