Firenze– Quali risposte può dare il movimento sindacale internazionale all’attuale crisi finanziaria, che avrà ripercussioni pesantissime sull’economia del mondo intero? Ne hanno discusso alcuni protagonisti di paesi diversi come India, Germania, Paesi Baschi, nel corso della tavola rotonda sul tema ‘Diritti al lavoro, solidarietà e giustizia sociale nell’economia globale’. Il dibattito è stato organizzato dal Consiglio regionale, in collaborazione con Cgil, Cisl, Uil regionali, nel quadro delle iniziative per la Festa della Toscana.
“Occorre un piano europeo, perché dell’Europa ha bisogno il mondo – ha sottolineato Walter Cerfeda, segretario confederale Eutc (European Trade Union Confederation - Bruxelles), che rappresenta ottantadue sindacati nazionali di trentasei paesi europei – L’Europa deve difendere la sua economia sociale, che ha trovato un equilibrio tra competitività, crescita economica e diritti dei lavoratori, sancito anche nel trattato costituzionale. Può diventare un punto di riferimento anche per i paesi emergenti”.
A suo parere, le stesse risorse che saranno usate per il salvataggio delle banche devono essere utilizzate per il rilancio dell’economia, della ricerca, della tutela dell’ambiente, con opportuni incentivi fiscali. “Si vogliono rilanciare i consumi, ma non basta la riduzione dell’Iva – ha concluso – Occorre aumentare pensioni e salari, magari introducendo, per via contrattuale o legislativa il salario unico”. “Dobbiamo fronteggiare una disoccupazione che ha raggiunto il 16-17%, i livelli degli anni Novanta – ha rilevato Josu Onaindi Buruaga, segretario generale Ccoo (Confederación Sindical de Comisiones Obreras) dei Paesi Baschi in Spagna – La crescita economica spagnola degli ultimi anni si è fondata sulla speculazione immobiliare.
Oggi fanno le spese della crisi soprattutto i giovani. Per questo dobbiamo difendere lo stato sociale”. Parole ‘stato sociale’ che assumono un significato particolare dopo l’intervento di Namrata Bali, direttrice di Sewa (Self-Employed Women’s Association) Academy in India, il sindacato delle lavoratrici ‘autonome’ indiane. Sono donne che lavorano nell’economia sommersa del paese, invisibili, senza diritti, ma che contribuiscono ad oltre il 60% dell’economia nazionale. “La crisi è endemica.
Basta un alluvione, un terremoto, la siccità perché una famiglia perda tutto – ha ricordato Namrata Bali – La crisi globale si ripercuote anche qui. Se una donna non trova più che le dà lavoro a domicilio, non sa come pagare le rate della macchina da cucire”. Sono circa un milione le donne che fanno parte del sindacato, grazie ad una rete di tremila associazioni presenti in sette stati, soprattutto nelle zone rurali. Una realtà importante, che garantisce forme si assistenza anche per i figli, e, attraverso l’Academy, un primo accesso all’istruzione.
“C’è la crisi finanziaria globale, ma il microcredito da noi sopravvive – ha osservato Bali – Le donne sanno che devono restituire i soldi, perché ne va della sopravvivenza di altri. E la nostra banca funziona”. Una realtà che solo recentemente è stata riconosciuta a livello internazionale.
“Dobbiamo agire subito, occorre sfruttare questo per chiedere regole europee se non mondiali per l’economia di mercato. Oggi lo chiedono anche i conservatori, domani chissà” ha dichiarato Ditemar Musheid, segretario generale Dgb (Deutsche Gewerkschaftsbund), la confederazione dei sindacati tedeschi, di Renania Palatinato, che ha ricordato la vicenda Electrolux.
“Oggi è difficile per uno Stato intervenire in aziende ramificate in tutto il mondo – ha rilevato – Chi garantisce che i soldi restino sul territorio?”.
Secondo Maurizio Petriccioli di Cisl toscana, chi parla di crisi del sindacato lo fa unicamente nel tentativo di allontanarlo dalla politica e dalla concertazione. “Il sindacato ha un progetto di riscatto per le persone e per le comunità, per affermare i diritti del lavoro ed i diritti di cittadinanza, mettendo la persona al centro della politica – ha affermato, concludendo la tavola rotonda – Possiamo rafforzare il sindacato europeo solo se rafforziamo il sindacato nelle comunità.
Abbiamo bisogno di un sindacato con le mani nei territori, con una testa in grado di affrontare le sfide globali”. (dp)