"La mafia oggi", è questo il titolo dell'assemblea plenaria che ha aperto questa mattina i lavori della IV edizione del Forum Nazionale contro la Mafia, iniziativa organizzata dagli Studenti di Sinistra, presso l'aula magna dell'edificio D6 del Polo delle Scienze Sociali di Novoli a Firenze, con la partecipazione della "Fondazione Caponnetto", dell'associazione "Addio Pizzo", del "Presidio San Piero di Rosà" e di "Associazione Libera". Si parte da un concetto che oggi pare diffondersi sempre di più: la mafia esiste e va combattuta.
Qual'è la reale portata di una frase di questo tipo? Cosa significa oggi "mafia" nelle coscienze individuali? Esistono differenze sostanziali tra Nord e Sud anche per quanto riguarda la percezione del fenomeno mafioso? Questi i quesiti posti nel corso della prima assemblea alla quale sono intervenuti Umberto Santino (Presidente Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato"), Giovanna Maggiani Chelli (portavoce "Associazione familiari delle vittime di via dei Georgofili"), lo scrittore e giornalista Danilo Chirico ed Ettore Squillace, PM della DDA di Firenze.
Umberto Santino ha sottolineato come la mafia venga percepita alla stregua di una "fabbrica di stragi", se ne parla solo dopo omicidi eclatanti, mentre in realtà si tratta di un vero "sistema relazionale: ci sono soggetti del mondo della politica, dell'economia e anche delle istituzioni che condividono con la criminalità organizzata interessi e compiti culturali".
"Perfino il cinema veicola l'immagine di una Sicilia amorfa, in cui nessuno fa niente e ad un certo punto compare un eroe a risvegliare le coscienze"- ha sottolineato Santino- "ma non è esattamente così". Anche Ettore Squillace ha ribadito che non bisogna fermarsi agli stereotipi: "le domande che ci stiamo ponendo richiamano due questioni fondamentali: le facce delle mafie e i luoghi perché l'idea di fondo è che le mafie siano un affare del Sud, espressione di un ceto culturalmente poco elevato, composto da uomini che girano con coppola e lupara, ma sono dei ragionieri a dare il denaro agli imprenditori; al tempo stesso non si può neanche dire che tutto è mafia, sarebbe come dire che niente è mafia; la situazione è molto più complicata".
La necessità di comprendere la struttura della criminalità organizzata deriva dal fatto che le mafie "stanno cambiando la propria struttura".
Sulla reale efficacia delle leggi italiane, in primis il regime di 41 bis, si è concentrato l'intervento di Giovanna Maggiani Chelli, la quale, facendo l'esempio del boss Lo Nigro, ha affermato: "Di fatto questi personaggi non si trovano più sottoposti al regime del 41 bis, legge ideata da Falcone ma applicata dopo la sua morte e quella di Borsellino, sembra che quello che la mafia vuole, la mafia ottiene".
L'intervento della portavoce dell'Associazione dei familiari delle vittime di Via de' Georgofili ha concluso il suo intervento ricordando che lo Stato non dispone delle risorse necessarie per rimborsare le vittime della mafia, ma "la legge La Torre prevede la possibilità di vendere i beni immobili confiscati alle cosche mafiose proprio per tali finalità".
Sul ruolo dello Stato nella lotta contro la mafia è intervenuto, infine, Danilo Chirico sottolineando che "troppo spesso la 'ndrangheta è un ufficio di collocamento molto più efficace dello Stato Italiano, il quale in più occasioni ha dimostrato di essere assente, ma quando c'è una base, un tessuto positivo su cui lavorare, i risultati si vedono, occorre offrire un'alternativa credibile; purtroppo è successo anche che molti boss siano scampati alla giustizia per insufficienza di prove, ma bisogna anche ricordare gli esempi positivi.
Il ruolo della memoria è fondamentale per costruire un futuro senza mafia: bisogna tener vivo il ricordo di personaggi come l'imprenditore Libero Grassi, cosa che in Calabria succede troppo poco spesso".