A conclusione di questa 33 edizione di Musica dei Popoli, due concerti in unica soluzione; un connubio Italia/ Somalia con SABA, ed Israele rappresentato da Mor Karbasi. Musica dei popoli, dedicato quest’anno alle voci femminili in Donne InCanto, ha registrato un consistente afflusso di pubblico, formato dai ‘fedeli’ alla rassegna e da quella parte di pubblico mosso da grande curiosità visto che molte delle voci presenti in cartellone erano pressochè sconosciute. A parte punte di frequenza di 700 persone, la media delle presenze a Donne InCanto è stata di 350 persone a sera.
Così siamo giunti al termine con due voci femminili esordienti: Mor Karbasi, cantante israeliana residente a Londra, che il Jewish Chronicle della capitale inglese, saluta come ‘un nuovo e luminoso talento che con la sua musica ci regala emozioni da brivido’. In occasione di questo concerto a Musica dei Popoli presenta i brani del suo ultimo album “The Beauty and the Sea”. Discendente da ebrei marocchini e persiani, con la sua superba voce intraprende un viaggio musicale dai giorni nostri fino alle proprie radici, vero melting pot culturale.
MOR KARBASI canta in spagnolo, ebraico, ladino e inglese ondeggiando tra sonorità tradizionali ed influenze moderne che, partendo dalla Spagna medievale arabo-moresca, attraversano il Nord Africa e l’Europa mediterranea fino ad Israele, con le opere di poesia liturgica ebraica fino alle antiche ballate sefardite imparate dalla madre (di origine ebraico-marocchina). I canti in ladino, risalenti ad oltre 500 anni fa, sono arrangiati con tocco delicato dal chitarrista inglese Joe Taylor, suo partner musicale, insieme ad un quartetto di musicisti internazionale.
Dopo l’intervallo canta Saba
Saba Anglana, attrice (l’abbiamo vista nel sequel televisivo “La Squadra”), cantante e intreprete somalo-italo-etiope, nasce a Mogadiscio, figlia di un ex ufficiale dell’esercito italiano e di un’etiope nata e vissuta in Somalia.
Attraverso un percorso originale, Saba con la sua musica di naturale contaminazione, affronta i temi del viaggio, della diaspora del suo popolo, degli affetti, della nostalgia, dell’immigrazione, ma soprattutto, come importante controtendenza in quest’epoca di nazionalismi in competizione, il tema dell’identità dinamica, multipla e in costante movimento. Nel suo ultimo disco, “Jidka” che in somalo significa “la strada”, “la linea”, Saba traccia il legame, ancora troppo spesso conflittuale, tra cultura africana ed europea esplorando i rapporti tra la Somalia e l’Italia con rara sensibilità e delicatezza, dosando sapientemente chitarre acustiche e kora, ritmi della tradizione africana e suoni percussivi contemporanei.
Così la cantante costruisce il suo personale ritorno a Mogadiscio attraverso la sua musica, mezzo con il quale desidera combattere i pregiudizi, gli egoismi, le barricate e i muri.