Internet e giustizia ordinaria, in queste ultime settimane in evidenza per due casi separati e ben distinti, che pero' mettono in evidenza le conseguenze reali derivanti da fatti virtuali. Ci riferiamo al video con i sottotitoli su Youtube dal cinquantenne senese goliardicamente realizzato per prendere in giro la contrada dell'Oca, che ha generato una denuncia contro ignoti per diffamazione, e alla polemica nata a Firenze sul gruppo di utenti aperto e poi rimosso su Facebook intitolato "Cioni ti odia", per boicottare il candidato alle prossime amministrative fiorentine.
Sono i due esempi di come ormai la rete debba essere valutata tra i media determinanti per ogni tipo di attività. I social network nati e cresciuti con il web 2.0 aggregano persone anche distanti migliaia di chilometri, con estrema facilità, sono mezzi diretti, spesso senza moderazione, o censura, generano "sottoreti" di utenti che rimangono in costante contatto aggiornandosi periodicamente su un tema condiviso e senza intermediari. Le potenzialità di questi strumenti raggiungono livelli tali che quando si "muovono" rischiano di attrarre l'attenzione di chi in quel momento resta sotto il loro tiro.
Ad oggi, c'è' da aggiungere, che quello che facciamo in rete, non resta limitato a quest'ambito e ciò può avere ripercussioni nella vita reale. Denunce per diffamazione, minacce in rete sono all'ordine del giorno, complice anche una regolamentazione della legge italiana non ancora molto chiara su questo argomento. Il buon senso rimane l'unica discriminante perché il tutto non finisca nella aule di un tribunale.
Ma non si può credere che l'avvento di Internet in Italia non induca un cambiamento sociale anche nel nostro paese.
Come il consumo massiccio e quotidiano della TV, dagli anni '80 ad oggi, ha prodotto indubbi effetti sulla società, la sua cultura e l'approccio che gli italiani hanno nei confronti della politica, già oggi è possibile immaginare che con internet qualcosa deve cambiare. Un paese strutturato su relazioni sociali tradizionalmente verticali, o piramidali, si troverà a dover adeguare la comunicazione individuale a di massa ad uno strumento, la rete, che ritraccia i rapporti su un piano orizzontale.
E in più fa questo gestendo i dati informativi attraverso motori di ricerca che operano su una base quantitativa anziché qualitativa. Il che significa che gli "hub" delle relazioni sociali tradizionali (i gestori di snodi relazionali, come uomini politici) dovranno abituarsi a confrontarsi con interlocutori più numerosi e referenziati on line (da Google) anziché dai consueti intrecci italici. E non c'è dubbio che questo confronto dialettico si possa affrontare con qualunque arma, all'infuori che con le querele. Fabio Bernardini e Nicola Novelli