Il regista francese, Alexandre Aja, autore di “Le colline hanno gli occhi” continua il suo viaggio nell’horror con il film “Riflessi di paura “ (Mirrors nella versione originale). E’ un’opera di buona fattura con un’ottima fotografia e non indulge al gusto truculento più corrivo. Il regista si è ispirato al film coreano "Into the Mirror", spostando la vicenda in una NewYork patinata di giorno, quanto cupa e inquietante di notte. In seguito all'uccisione involontaria di un agente in borghese, il detective Ben Carson della polizia di New York perde il lavoro e, caduto nell'alcolismo, viene lasciato dalla moglie.
A distanza di un anno l'ex poliziotto trova un impiego come guardiano notturno presso il Mayflower, un grande magazzino abbandonato che cinque anni prima è stato danneggiato da un incendio di natura dolosa. In questo tetro luogo, dove hanno perso la vita ventinove persone e altre settantotto sono rimaste gravemente ferite, sembrano risiedere oscure presenze, intrappolate negli immensi specchi che ne ricoprono le pareti. La trama è per così dire un classico del genere con non pochi rimandi allo Shining di Kubrick e alla tradizione dei luoghi maledetti, tipica della letteratura e del cinema horror statunitense.
E’ comunque un film ben diretto che ha come protagonista Kiefer Sutherland che da spessore al personaggio complesso di Ben Carson, senza concedere troppo spazio a quell’immagine di agente invincibile che Sutherland interpreta nella famosa serie Televisiva 24. Il regista narrando a un tempo le ossessioni del detective e quello che egli vede o crede di vedere nell’edificio, insieme alle preoccupazioni reali e presunte del protagonista per la sua famiglia, trasmette allo spettatore, con un abile uso della fotografia e dei ritmi narrativi, una sorta di tensione, un riflesso di paura che non si dissolve nemmeno nell’ottimo inquietante finale.
Aja riesce, per così dire, a destabilizzare le aspettative dello spettatore, forse con qualche caduta di tono e credibilità che, comunque, non inficia la discreta qualità del film.
Alessandro Lazzeri