Di assoluto valore internazionale per novità di temi, quantità di opere e qualità dei contributi, due spettacolari mostre gemelle alla Galleria degli Uffizi e alla Galleria dell’Accademia (10 giugno – 2 novembre) offrono un’inedita panoramica della pittura fiorentina intorno alla metà del Trecento e documentano con straordinaria ricchezza e varietà di materiali l’influenza che Giotto esercitò non solo a Firenze, ma anche nell’Italia settentrionale. Curata da Angelo Tartuferi, L’eredità di Giotto.
Arte a Firenze 1340 – 1375 presenta agli Uffizi il vastissimo scenario artistico di un’epoca comunque formidabile, benché drammaticamente marchiata: dalle persistenti lotte tra guelfi e ghibellini, dal crollo delle grandi banche Bardi e Peruzzi, da carestie e alluvioni, e soprattutto dalla tremenda peste nera del 1348. “La peste”, ricorda la Soprintendente Cristina Acidini, “decimò la popolazione di Firenze, già capitale economica d’Europa, sconvolgendone la sensibilità coi suoi orrori.
Ma liberò anche le immense risorse finanziarie che sarebbero state poi investite nella città, preparando quel fenomeno culturale senza precedenti noto come Rinascimento”. A questo panorama polifonico, percorso da varietà e contraddizioni, si accompagna alla Galleria dell’Accademia la mostra curata da Daniela Parenti su Giovanni da Milano (Como 1320 – Roma 1369?), il pittore lombardo che con la sua cultura eccezionale fu protagonista a metà Trecento della scena fiorentina e toscana, e che seppe magistralmente armonizzare la lezione realistica giottesca con influenze gotiche di provenienza transalpina e specialmente francese.
Nella foto Giotto di Bondone (Firenze 1267 circa-1337): Cristo benedicente fra san Giovanni Evangelista, la Vergine, san Giovanni Battista e san Francesco d’Assisi, 1310-1315, Polittico, Raleigh (U.S.A.), North Carolina Museum of Art, Kress Collection
Entrambe sono anche autentiche premières.
Mai era stata allestita una monografica su Giovanni da Milano, né mai era stato proposto un bilancio complessivo della produzione artistica fiorentina (pittura, scultura, miniatura, arti applicate) dopo la scomparsa di Giotto (1337), il supremo patriarca e rinnovatore dell’arte italiana a cavallo tra XIII e XIV secolo. Delle circa 40 opere esposte alla Galleria dell’Accademia con la prestigiosa collaborazione scientifica di Mina Gregori, alcune sono capolavori ricomposti per la circostanza.
E’ il caso di ben tre Polittici. Il primo, forse di origini pisane, è oggi diviso in tre musei (Parigi-Louvre, Pisa-Nazionale, Williamstown-Massachussetts). Il secondo, realizzato per la chiesa fiorentina di Ognissanti, è conservato parte agli Uffizi, parte in collezione privata. Il terzo, tra le ultime opere del maestro, è addirittura spezzato in quattro sedi (Milano-Pinacoteca di Brera, Torino-Galleria Sabauda, Londra-National Gallery, più un privato). Dei circa 60 capolavori presentati dall’Eredità di Giotto grazie anche numerosi prestiti internazionali, alcuni sono invece attesissimi ritorni dopo assenze secolari.
E’ il caso del Polittico che Giotto dipinse a Firenze per la Cappella Peruzzi della chiesa di S. Croce: smembrato da tempi immemorabili, ricomposto solo nel 1947, appartiene al North Carolina Museum di Raleigh (Usa) e torna ora per la prima volta nella città d’origine. Né manca una nuova, clamorosa attribuzione, una tavola raffigurante Due apostoli, del museo della Fondazione Cini di Venezia, che Miklòs Boskovits, specialista mondiale di pittura italiana antica, assegna ora a Giotto. Dunque una mostra ricca di sorprese e opportunità irripetibili, che nel segno del caposcuola allinea pittura, scultura e grande artigianato: scultori come Andrea Pisano, Alberto Arnoldi e il Maestro dell'Annunciazione di S.
Cassiano; pittori come Taddeo e Agnolo Gaddi, Bernardo Daddi, Maso di Banco, i fratelli Orcagna (Andrea e Nardo di Cione), Antonio Veneziano, messi a confronto tra di loro e soprattutto con Giottino, pronipote e vero erede artistico di Giotto. “Il titolo L’eredità di Giotto”, spiega il direttore degli Uffizi Antonio Natali, “è dunque davvero l’unico in grado d’illustrare sinteticamente quanto il visitatore vedrà esposto nelle sale: non un’eredità millantata, bensì capi d’opera d’artefici che dalla costola di Giotto, innovatore supremo, sortirono; o che, per converso, dalla sua scia deviarono, ancorché da lui suggestionati”.
Quanto a Giovanni da Milano, la Galleria dell’Accademia diretta da Franca Falletti ne propone tutte le opere note trasportabili. Compresi l’inavvicinabile tondo col busto del Redentore (in S. Croce sta alla sommità del soffitto della Cappella Rinuccini) e il famoso polittico del Pellegrinaio dell’Ospedale della Misericordia di Prato, opera di impressionante realismo, che come altre esalta la capacità del maestro di trasformare volti convenzionali in ritratti e sante martiri in dame con abiti alla moda.
A confronto una selezione di opere lombarde del Trecento, tra cui una rara Madonna con Bambino. Promuovono le mostre il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, la Galleria degli Uffizi, la Galleria dell’Accademia, Firenze Musei, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Collaborano: Opificio delle Pietre Dure, Soprintendenza per il Patrimonio storico artistico e etnoantropologico per le province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio, Varese.
Cataloghi: Giunti Editore.