L’altro giorno mi stavo perdendo nella mia città, ma il breve smarrimento di cui ero piacevolmente vittima è stato interrotto dall’apparizione di un locale assai curioso. Mi trovavo in Piazza Ghiberti, una delle piazze che preferisco, dove ancora c’è ‘odore di Firenze’. L’afa di quella giornata mi aveva spinto varie volte a varcare la soglia di qualche bar, ma nessuno dei posti davanti ai quali ero passata mi aveva catturato. Finché scorgo dal marciapiede una vetrina piena di semelli, tutti accuratamente accatastati.
Mi avvicino alla porta, che più che la porta di un locale sembrava la porta di un magazzino, e varco la soglia. Mi trovo d’incanto in un microcosmo alimentare che avrebbe esaltato le papille del più difficile gourmet: in quel piccolo, ma elegante quadrato vi era racchiusa buona parte della tradizione culinaria fiorentina e toscana.
Il proprietario, un elegante e affascinante signore in camicia e cravatta mi propone i suoi panini: lepre con melanzane, capriolo con i funghi, asino in umido con spinaci, cervo in umido.
Spalanco i miei occhioni e ordino il cervo. L’odore del pane mi inebriava più di quello di tutti gli altri magnifici profumi che aleggiavano intorno alle mie narici.
Afferro il mio lauto pasto, lo addento e… un vero incanto: il sugo era stato preparato in maniera egregia. Vi si percepivano i sapori delle erbe, delle verdure e la carne era stata precedentemente marinata nel vino e ginepro. Il pane croccante e caldo era la perfetta cornice.
Conversando con il signore dietro al banco ci siamo confrontati su alcune scelte che chi vuole offrire del buon cibo, deve fare: rinunciare alle salse, per esempio.
O offrire solamente cedrata, vino e acqua come bibite. Gli ho fatto i complimenti perché ogni tanto ci vuole qualcuno che abbia il coraggio di osare e di presentare con stile la nostra cucina, senza contaminarla per compiacere certi palati. Vi consiglio un giro, ma in pochi mi raccomando.
Vanessa Bof