Dal 29 al 31 maggio la Toscana e il suo più importante festival cinematografico, il Festival dei Popoli, approderanno a New York, nello splendido ambiente di Snug Harbor, più precisamente nell’isola verde di Staten Island nella baia di New York. L’edizione newyorkese del Festival dei Popoli, resa possibile grazie al sostegno e alla volontà della Regione Toscana, della Mediateca Regionale Toscana Film Commission e della Provincia di Firenze, nasce dall'incontro di due fondazioni i cui programmi culturali hanno molti punti in comune: “Snug Harbor Cultural Center”, antica istituzione di proprietà del Comune di New York, con sede nel Botanical Garden di Staten Island e “Fitzgerald Foundation of Florence”, giovane Istituzione nata per ricordare gli antichi legami tra Firenze e la cultura anglosassone. Durante la conferenza stampa di presentazione a in Park Avenue a New York, tenutasi il 27 maggio, il Console Generale d'Italia Francesco Maria Talò, su invito del Direttore dell'Istituto italiano di Cultura Renato Miracco, ha sottolineato l'importanza della continuità del progetto: la collaborazione tra la Toscana e la municipalità newyorkese prevede una serie di eventi che si protrarranno almeno per i prossimi tre anni.
A rappresentare la Toscana, ha aggiunto Paolo Cocchi, Assessore alla Cultura della Regione Toscana, non sarà soltanto la tradizione ma anche la contemporaneità, ad esempio le eccellenze nella ricerca dell'Istituto Superiore Sant'Anna di Pisa oppure produzioni meccaniche, come la Piaggio, la cui vespa – grazie anche la cinema - è diventata un'icona in Italia e nel mondo. Il Festival dei Popoli, ha continuato Cocchi, ben rappresenta la sensibilità toscana nei confronti dei temi sociali: nella sua storia lunga quasi mezzo secolo il festival ha documentato l'evolversi della società nei suoi diversi aspetti, arrivando a costituire un preziosissimo fondo con oltre 10.000 documentari rari.
Per questa prima edizione, il Festival dei Popoli ha scelto di proporre un programma che sottolinei l’intento di scambio culturale insito nell’operazione.
Alcuni dei documentari racconteranno New York così come rappresentata in alcuni dei titoli facenti parte del palmarès della rassegna dai primi anni ad oggi: dalla preparazione di una marcia pacifista nel 1967 in Profile of a Peace Parade di David Loeb Weiss, alla ricerca nelle memorie di Ellis Island in Récit d’Ellis Island (1978-1980) di Robert Bober e Georges Perec, alla storia della costruzione del ponte in Brooklyn Bridge di Ken Burns. Un altro gruppo di titoli racconterà in maniera inedita luoghi o eventi della Toscana così come percepiti e interpretati da autori di prestigio internazionale.
Ad esempio Otar Iosseliani in Un pètit Monastere en Toscane posa il suo sguardo sulla vita silenziosa di Castelnuovo dell’Abate, mentre John Appel documenta in The Last Victory le attività le attese e le speranze dei contradaioli della Civetta nelle settimane antecedenti il palio di Siena. Un altro documentario di archivio che volerà a New York sarà Il fare politica. Cronache della Toscana rossa di Hugues Le Paige che segue dal 1982 al 2004 le passioni e le evoluzioni di una piccola sezione comunista in terra di Toscana.
Da sottolineare come il documentario sta vivendo un periodo particolarmente fecondo, in particolare negli Stati Uniti, che godono di una ricchissima produzione documentaristica, spesso caratterizzata da una necessità di informazione indipendente, in cui il documentario viene utilizzato come strumento di denuncia politica e sociale. Il Festival dei Popoli, nel presentarsi al pubblico statunitense, intende apportare un contributo a favore della dimensione cinematografica del linguaggio della realtà, portando con sé la tradizione europea del documentario d’autore, che più difficilmente trova spazio nei circuiti americani e ribadendo così una propria precisa identità, a garanzia della qualità della proposta.
In questo stesso contesto avrà luogo tutta una serie di eventi promossi al fine di far conoscere il patrimonio culturale, produttivo, dell’eccellenze ed enogastroniche regionale, in un’area caratterizzata da una forte presenza di popolazione di origine italiana: verrà presentato il “Tuscan Garden”, realizzato sulla base del progetto del Giardino di Villa Gamberaia, e all’interno dell’adiacente “Tuscan Villa” sarà organizzata una esibizione di prodotti di artigianato artistico toscano con il contributo della Fondazione di Firenze per l'Artigianato.
“Credo che la cultura di un popolo – ha affermato il direttore di Mediateca, Stefania Ippoliti - sia l'insieme di tutte le sfumature della sua creatività. Spero che la prima edizione del Festival dei Popoli made in USA e la collaborazione con lo Snug Harbor Cultural Center e la Fitzgerald Foundation of Florence siano i primi di una lunga serie di progetti che legheranno la nostra regione e la Toscana Film Commission alla splendida cornice di Staten Island, nella prospettiva di nuovi e intensi scambi culturali tra la Toscana e la città di New York.”
“In occasione del nostro primo evento in terra americana – ha sottolineato il neo direttore del Festival dei Popoli Luciano Barisone - abbiamo voluto porre l’attenzione sui registi che hanno osservato con passione le peculiarità della vita in Toscana; inoltre su quei registi che hanno analizzato la complessità e il cosmopolitismo della vita a New York”.
“Il Festival è fortemente impegnato a rilanciare la propria immagine in sede nazionale ed internazionale – ha detto il presidente Giorgio Bonsanti – e questa occasione è fondamentale per promuovere sia il cinema documentario sia la Toscana attraverso la lente d’ingrandimento del cinema. Inoltre la circolazione all’estero del materiale conservato nell’archivio e una delle attività permanenti del Festival che dal 1959 ha costruito un patrimonio unico e raro. Il Festival mantiene la sua fisionomia specialissima, che lo rende ancor oggi scarsamente eguagliato: quella di una rassegna che in quarantanove anni di attività (il prossimo 2009 festeggeremo il nostro cinquantennio) ha potuto presentare sul suo palcoscenico reale ed ideale molte migliaia di film documentari, corrispondenti alle realizzazioni più valide della cinematografia specifica internazionale”.
La tre giorni americana rientra in una serie di azioni intraprese dal Festival dei Popoli per la circolazione all’estero del materiale conservato nel proprio ricchissimo archivio, che dal 1959 ad oggi è andato a costituire un patrimonio unico per la conoscenza del cinema documentario e della sua storia.
Nel corso degli anni il Festival dei Popoli ha raccolto e conservato oltre 10.000 titoli di film documentari su varie tipologie di supporti (pellicole 16 e 35 mm, videonastri, DVD) corredati di materiale illustrativo (fotografie, diapositive, sinossi, schede tecniche, biofilmografie, manifesti, locandine e altro); una biblioteca di cinema; un’emeroteca composta da riviste di cinema in diverse lingue e dai cataloghi dei più importanti festival cinematografici di tutto il mondo; un archivio di registrazioni audio e video dei convegni, seminari e dibattiti tenuti nel corso della sua attività.