Firenze- Di svegliarsi un attimo prima del suono della sveglia può capitare a molti. Ma solo pochi, appena il 3,3%, hanno la misteriosa facoltà di comandare al sonno, ossia di svegliarsi regolarmente a un’ora prefissata senza alcun aiuto esterno, umano o meccanico che sia. Non solo. Rispetto a chi si sveglia con la sveglia, questi particolari individui escono dal sonno più facilmente e si sentono più riposati. Questi i primi risultati della singolare ricerca sui meccanismi del risveglio, in corso al Laboratorio di Ricerca sul Sonno dell’Università di Firenze.
E’ uno dei circa 150 progetti finanziati nel 2008 dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze con oltre 18 milioni di euro. Bilancio e risultati delle ricerche saranno presentati l’11 giugno in occasione della Giornata della Ricerca. Per studiare il meccanismo sonno-sveglia, l’equipe dello psicologo Piero Salzarulo, uno dei maggiori esperti internazionali del settore nonché autore di saggi fortunati (La fine del sonno, Lo sbadiglio dello struzzo, La sveglia nella mente) ha analizzato comportamenti e abitudini di 1.144 studenti dell’ateneo fiorentino in relazione al sonno e alle varie fasi che lo precedono e lo seguono.
In particolare, sta indagando sulla capacità di riuscire ad anticipare l’ora del risveglio rispetto a quella abituale, senza l’aiuto di mezzi esterni. I dati raccolti certificano che l’81% del campione usa regolarmente la sveglia, che il 16% lo fa solo in certe occasioni e che sono invece solo poco più di 3 su cento gli studenti che la sveglia non la usano proprio mai (sono i cosiddetti self-awakeners, gli auto-risveglianti). Perché accade? Perché non ne hanno bisogno. L’orologio naturale che possiedono nella mente e nel corpo basta e avanza.
Questi ragazzi dichiarano infatti di svegliarsi tutti i giorni alla stessa ora con maggior frequenza rispetto a quanti usano la sveglia: tale regolarità probabilmente facilita loro l’uscita dal sonno e fa sì che da desti si sentano assai più riposati. La ricerca fiorentina si è anche focalizzata sui fattori implicati nella capacità di anticipare il risveglio, sui quali le ricerche precedenti non concordano. Per esempio, alcuni studiosi attribuiscono questa capacità all’avere un sonno disturbato, mentre altri, all’opposto, affermano l’importanza di avere un sonno tranquillo e ristoratore.
“Le ipotesi fin qui prodotte”, commenta Salzarulo, “non bastano a spiegare la capacità di anticipare il risveglio. Occorre sperimentare nuove soluzioni. La ricerca in corso a Firenze si propone quindi di verificare se la decisione cosciente di anticipare il risveglio conduce a modificare il sonno attraverso un’implicita programmazione di attività fisiologiche finalizzate a costruire le condizioni più appropriate per il passaggio dal sonno alla veglia proprio nel momento desiderato”.
Il metodo, apparentemente semplice ma in realtà non privo di difficoltà, consiste nel monitorare il decorso temporale di alcuni parametri psicofisiologici precedenti il risveglio abituale, al fine di verificare che cosa cambia con la decisione di anticipare il risveglio e di valutarne le conseguenze sulla veglia successiva. Sui dati ottenuti nei self-awakeners Salzarulo ha una sua interpretazione: “È plausibile ipotizzare”, spiega, “che chi riesce a svegliarsi spontaneamente all’ora voluta è anche capace di modificare l’orario di risveglio rispetto a quello abituale, anticipandolo o posticipandolo.
Questo fenomeno implica che l’organismo si prepari progressivamente nel corso dell’episodio di sonno a modificare il proprio stato comportamentale, affinché nel momento desiderato l’individuo si svegli”.