Giovedì è il primo maggio. Mi sono arrivati diversi inviti per scampagnate e grigliate. Già, ora si parla di grigliate quando ci si trova per andare fuori città. Una volta si facevano i picnic, anzi i “picchi nicchi”, e si cominciava la sera prima a preparare il fritto.
Il pollo fritto la fa da padrone: si prende un pollo di circa un chilo e lo si divide in circa 14 pezzi. Nell’ordine: 2 cosce, 2 ali, il petto diviso a metà, le 2 anche e la schiena.
Il pollo va sempre lavato prima di essere cotto.
E il nostro pollo va anche asciugato prima, perché altrimenti quando si va a friggerlo, si fanno i fuochi d’artificio con l’olio caldo.
Personalmente preparo una pastella con uovo e farina, piuttosto densa.
Un trucco per friggere bene è quello di mettere pochi pezzi per volta nella padella colma di olio caldo. Il fuoco deve essere moderato, ma all’ultimo va alzato un po’ per far colorire la crosticina.
Con il pollo fritto a Firenze è d’obbligo servire patatine e altre verdure fritte come carciofi, zucchine, pomodori verdi, fiori di zucca e cavolfiore.
Ma per seguire davvero le orme dei nostri nonni, non dovrebbero mancare il cervello, le animelle, i “manichini”d’agnello e il coniglio.
Tutto questo va preparato il giorno prima, messo in una zuppiera molto capiente e portato a destinazione insieme a un bel fiasco di Chianti.
Era bello quando sui prati della Vallombrosa ognuno portava il suo bel corbello di fritto, adagiato sulla carta gialla.
Ed era bello quando si stendeva quella copertaccia che da anni ci si portava dietro, nel baule della macchina. E cosa dire dell’immancabile partita a pallone, che regolarmente coinvolgeva tutti i baldi giovani, con le pance piene, ma con lo spirito alto. Non si chiamavano grigliate e tutti s’era disgraziati uguali, ma allegri, tanto allegri.
Vanessa Bof