Il frigo si presta come opera ricca di stimoli per un attore. Eva Robin’s si cala in maniera perfetta nei panni di L, cimentandosi nel frenetico meccanismo di veloci trasformismi e moltiplicazioni di identità. Eva diventa donna e uomo, fantasma e perfino animale, incarnando alla perfezione l’ambiguità di un personaggio che sembra creato proprio per lei.
Nell’esplorazione del mondo alla rovescia di Copi, dove il sesso, la violenza, il suicidio, la solitudine diventano occasioni di risata, Eva è guidata da Andrea Adriatico, che costruisce uno spettacolo al tempo stesso algido e travolgente, irresistibilmente comico e sottilmente patetico.
La casa di L è rivelata nella piantina di un banale appartamento, in mezzo al quale troneggiano il fatidico frigo e una parete da cui si materializzano – attraverso velocissimi cambi di costume dell’attrice – tutti i personaggi.
Eva Robin’s esordisce giovanissima nel cinema e nella televisione alla fine degli anni 80. Per il grande schermo è stata diretta da Dario Argento, Damiano Damiani, Maurizio Nichetti, Alessandro Benvenuti e da Andrea Adriatico. In teatro ha recitato ne La voce umana da Cocteau (1993), Ferita-sguardo su una gente dedicato ad Adolf Hitler (1995) e nel più recente Le serve di Goldoni (2007), tutti per la regia di Andrea Adriatico.
Nel 2006 è stata diretta da Claudio Insegno in Otto donne e un mistero.
Copi (vero nome Raul Damonte, 1939-1987) scrittore, disegnatore, drammaturgo, attore: un artista inesauribile che in pochi decenni ha lasciato il suo inconfondibile segno. Approdato nei primi anni ‘60 a Parigi, Copi si è fatto conoscere dapprima come disegnatore, in particolare grazie alle famose strisce della Donna seduta, diventate subito oggetto di culto per la stravaganza dei dialoghi e la rarefazione del tratto.
Per il teatro ha scritto numerose pièces dalla comicità surreale e provocatoria, tra cui Eva Peron, L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi, Le quattro gemelle, Loretta Strong, Il frigo. Ma Copi era uno scrittore totale, e non mancò di mettere a segno alcuni romanzi, come Il ballo delle checche e L’internazionale argentina. Nell’ultima sua commedia, scritta pochi giorni prima di morire di Aids, Una visita inopportuna, descrisse comicamente gli ultimi giorni di un malato terminale: l’ennesima sfida all’amica morte che aveva preso in giro per tutta la sua vita.